Il libro restituisce i risultati di una indagine relativa alla storia dei tavoli che Carlo Scarpa disegnò per l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia negli anni Settanta. Sebbene questo elemento di arredo sia presente in tutte le sedi Iuav, dell'origine dei tavoli si sa molto poco. Questo testo ne traccia una storia attraverso una ricerca che ha coinvolto lungo il percorso interlocutori diversi, ognuno dei quali ha portato all’interno del lavoro qualche elemento inedito, contribuendo al risultato cui si è giunti. L'autrice è ideatrice del progetto complessivo, dell'individuazione dei singoli autori, della cura del testo e degli apparati iconografici, oltre ad averne scritto la premessa e il saggio introduttivo. Il tema affrontato, il tavolo disegnato da Carlo Scarpa per Iuav, presenta ancora aspetti ignoti la cui conoscenza potrebbe contribuire a comprendere meglio la storia di un oggetto apparentemente lontano dalla complessità delle forme e delle relazioni tra materiali che caratterizzano l’opera di Scarpa, eppure in grado, ancora oggi, di rispondere alle varie e mutate richieste dei suoi tanti fruitori, determinandone la presenza costante, da oltre cinquant’anni, negli spazi dell’ateneo veneziano. Nato come piano su cui disegnare a mano libera, il tavolo Scarpa è divenuto velocemente banco, cattedra e scrivania, ampliando nel tempo le sue funzioni e adeguandosi ai cambiamenti della didattica e del modo di intendere e sviluppare il progetto, proprio all’interno di un ‘ateneo del progetto’ che oggi declina quel termine nell’architettura e nella pianificazione del territorio, nel design della moda e delle arti multimediali, nel disegno industriale, nel teatro e nelle arti performative. Contraddistinto da una essenzialità formale in cui trovano equilibrio la semplicità dei materiali utilizzati con le capacità artigianali di assemblarli, ha accresciuto la propria funzionalità, adattandosi alle lezioni ex cathedra e alla didattica laboratoriale, fino ai Wave, forma di insegnamento che prevede un’immersione temporale e mentale nel progetto, e che trasforma per settimane intere quel piano in una barca autonoma e autosufficiente che approderà a riva, a progetto concluso, per divenirne lo sfondo espositivo. Il tavolo Scarpa è luogo di apprendimento in cui la prossimità fisica tra docente e discente incontra la giusta misura per favorire un sistema di relazioni che sono alla base della pedagogia del progetto che ha ‘al tavolo’ il momento del confronto diretto. Ma è anche luogo di socialità in cui la vicinanza alimenta la condivisione e l’abitudine al lavoro di gruppo, modalità operativa cui gli studenti daranno concretezza nel mondo del lavoro. Ha superato la sfida della didattica mista di questo difficile periodo, connettendo studenti in presenza con compagni a distanza, ma soprattutto, con le sue misure generose, ha evitato la solitudine del distanziamento forzato del monobanco. Con due materiali moderni come l’acciaio e il compensato, e una scelta dimensionale inconsueta per un tavolo che in origine doveva adattarsi a un ateneo dagli spazi contenuti così come lo era il numero dei suoi frequentanti, il tavolo Scarpa è divenuto una presenza costante offrendosi a svariate sperimentazioni di impiego che pur mettendone a dura prova la resistenza lo hanno quasi sempre visto vincitore. Questo libro restituisce la storia dei tavoli e della loro lunga presenza in ateneo tramite le voci, le esperienze e le ricerche di chi allo Iuav vive e lavora. Il mio testo di apertura ricostruisce l’origine dei tavoli e la loro continuità nel tempo, Massimiliano Condotta introduce al mondo del tubo di acciaio e Rosaria Revellini a quello del compensato, raccontando esordi e fortune dei due materiali, mentre Margherita Ferrari ci porta all’interno delle realtà artigianali che continuano a rendere possibile l’esecuzione di oggetti e progetti che coniugano artigianato, design e architettura con la tradizione del saper fare. Mauro Maiotti tratteggia un racconto personale e operativo dei tavoli, così come Umberto Ferro e Luca Pilot fanno attraverso il loro sguardo di fotografi. Infine Enrico Calore, Marco Crosato ed Eva Jervolino portano in queste pagine il sentire e le esperienze degli studenti, rese con una narrazione per immagini che diventa un viaggio nel modo di vivere i tavoli Scarpa.
I tavoli Scarpa per Iuav
Tatano, Valeria
2021-01-01
Abstract
Il libro restituisce i risultati di una indagine relativa alla storia dei tavoli che Carlo Scarpa disegnò per l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia negli anni Settanta. Sebbene questo elemento di arredo sia presente in tutte le sedi Iuav, dell'origine dei tavoli si sa molto poco. Questo testo ne traccia una storia attraverso una ricerca che ha coinvolto lungo il percorso interlocutori diversi, ognuno dei quali ha portato all’interno del lavoro qualche elemento inedito, contribuendo al risultato cui si è giunti. L'autrice è ideatrice del progetto complessivo, dell'individuazione dei singoli autori, della cura del testo e degli apparati iconografici, oltre ad averne scritto la premessa e il saggio introduttivo. Il tema affrontato, il tavolo disegnato da Carlo Scarpa per Iuav, presenta ancora aspetti ignoti la cui conoscenza potrebbe contribuire a comprendere meglio la storia di un oggetto apparentemente lontano dalla complessità delle forme e delle relazioni tra materiali che caratterizzano l’opera di Scarpa, eppure in grado, ancora oggi, di rispondere alle varie e mutate richieste dei suoi tanti fruitori, determinandone la presenza costante, da oltre cinquant’anni, negli spazi dell’ateneo veneziano. Nato come piano su cui disegnare a mano libera, il tavolo Scarpa è divenuto velocemente banco, cattedra e scrivania, ampliando nel tempo le sue funzioni e adeguandosi ai cambiamenti della didattica e del modo di intendere e sviluppare il progetto, proprio all’interno di un ‘ateneo del progetto’ che oggi declina quel termine nell’architettura e nella pianificazione del territorio, nel design della moda e delle arti multimediali, nel disegno industriale, nel teatro e nelle arti performative. Contraddistinto da una essenzialità formale in cui trovano equilibrio la semplicità dei materiali utilizzati con le capacità artigianali di assemblarli, ha accresciuto la propria funzionalità, adattandosi alle lezioni ex cathedra e alla didattica laboratoriale, fino ai Wave, forma di insegnamento che prevede un’immersione temporale e mentale nel progetto, e che trasforma per settimane intere quel piano in una barca autonoma e autosufficiente che approderà a riva, a progetto concluso, per divenirne lo sfondo espositivo. Il tavolo Scarpa è luogo di apprendimento in cui la prossimità fisica tra docente e discente incontra la giusta misura per favorire un sistema di relazioni che sono alla base della pedagogia del progetto che ha ‘al tavolo’ il momento del confronto diretto. Ma è anche luogo di socialità in cui la vicinanza alimenta la condivisione e l’abitudine al lavoro di gruppo, modalità operativa cui gli studenti daranno concretezza nel mondo del lavoro. Ha superato la sfida della didattica mista di questo difficile periodo, connettendo studenti in presenza con compagni a distanza, ma soprattutto, con le sue misure generose, ha evitato la solitudine del distanziamento forzato del monobanco. Con due materiali moderni come l’acciaio e il compensato, e una scelta dimensionale inconsueta per un tavolo che in origine doveva adattarsi a un ateneo dagli spazi contenuti così come lo era il numero dei suoi frequentanti, il tavolo Scarpa è divenuto una presenza costante offrendosi a svariate sperimentazioni di impiego che pur mettendone a dura prova la resistenza lo hanno quasi sempre visto vincitore. Questo libro restituisce la storia dei tavoli e della loro lunga presenza in ateneo tramite le voci, le esperienze e le ricerche di chi allo Iuav vive e lavora. Il mio testo di apertura ricostruisce l’origine dei tavoli e la loro continuità nel tempo, Massimiliano Condotta introduce al mondo del tubo di acciaio e Rosaria Revellini a quello del compensato, raccontando esordi e fortune dei due materiali, mentre Margherita Ferrari ci porta all’interno delle realtà artigianali che continuano a rendere possibile l’esecuzione di oggetti e progetti che coniugano artigianato, design e architettura con la tradizione del saper fare. Mauro Maiotti tratteggia un racconto personale e operativo dei tavoli, così come Umberto Ferro e Luca Pilot fanno attraverso il loro sguardo di fotografi. Infine Enrico Calore, Marco Crosato ed Eva Jervolino portano in queste pagine il sentire e le esperienze degli studenti, rese con una narrazione per immagini che diventa un viaggio nel modo di vivere i tavoli Scarpa.File | Dimensione | Formato | |
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