Obiettivo della tesi è l’investigazione delle opportunità offerte in chiave compositiva dalla reinvenzione della preesistenza. Quest’ultimo termine è utilizzato per descrivere due ambiti spaziali che incidono sulla progettazione. Il primo di questi inerente al tessuto antropico presente alle origini di un processo di reinvenzione, il secondo riguardante lo spazio non costruito. Anche la natura è stata quindi intesa come parte di una preesistenza. Tali ambiti sono stati osservati nella loro stratificazione, come risultato di un processo di sviluppo secolare, in grado di esprimere un’evoluzione attraverso l’architettura. Per comprendere la profondità di analisi compositiva raggiungibile durante un processo di reinvenzione si è scelto di osservare, come strumento investigativo, un progetto di rigenerazione spaziale sviluppato presso quello che era il comune di Vrin, tra le Alpi svizzere, in cui venne proposto un piano di rivitalizzazione volto alla valorizzazione del contesto esistente. Tale piano coinvolgeva diversi ambiti professionali subordinati al progetto architettonico che ebbe un ruolo principale. La supervisione del progetto fu affidata all’architetto Gion A. Caminada che condusse il lavoro dalla scala territoriale a quella del dettaglio. Per comprendere e poi documentare questa fase operativa, così ampia e diversificata, si è deciso di osservare una caratteristica spaziale preminente nei tessuti dei villaggi che componevano l’ex- comune, con cui il progetto di reinvenzione si è confrontato in tutte le sue scale. La caratteristica spaziale presa in analisi è quella riguardante il ruolo d’intermediazione dello spazio aperto e pubblico nei villaggi interessati. Un’area che si interfaccia, sia con il terreno che circonda gli agglomerati, sia con i fabbricati che definiscono questi ultimi. Uno spazio che ha interessato diversi momenti del progetto e a cui è stata dedicata particolare attenzione, soprattutto nel villaggio capoluogo dell’ex-comune, anch’esso di nome Vrin. In una fase di analisi successiva si è cercato di comprendere come il progetto di rigenerazione abbia inciso sulla forma concreta dello spazio aperto d’intermediazione alle varie scale d’intervento. L’ipotesi della tesi è che attraverso l'analisi delle opere effettuate a Vrin sia possibile osservare come la reinterpretazione di alcuni elementi caratterizzanti un contesto possa restituire al territorio una rinnovata spazialità, in continuità con la preesistenza e in grado di soddisfare le esigenze dell’individuo contemporaneo. Tuttavia l’esperienza di Vrin in sé non sarebbe stata sufficiente a stimolare un'analisi così configurata e infatti sono un insieme di condizioni particolari ad aver reso tale esperienza emblematica rispetto al tema della reinvenzione architettonica. In primo luogo occorre ricordare le dinamiche sociali tramite cui il piano di rivitalizzazione si è sviluppato. Il progetto di rigenerazione di Vrin venne promosso da diverse associazioni, sostenute dall’amministrazione comunale che consentì una libertà d’azione altrimenti impossibile. Ciò permise di sviluppare una pianificazione a diverse scale architettoniche, partendo dalla definizione di interventi a scala “regionale” fino ad arrivare al dettaglio architettonico. Allo stesso tempo la reinvenzione di un contesto ai margini della civilizzazione urbana come Vrin consente di riflettere nuovamente sul campo d’azione definito dal tema del ripristino e del riuso. Un ambito che non riguarda unicamente monumenti o architetture dal valore storicamente riconosciuto, ma che può interessare anche contesti periferici, sia geograficamente che culturalmente. Contesti che possono trarre valore proprio dalla loro condizione di marginalità.

Prossimità. La reinvenzione dell'architettura e il caso di Vrin / Botta, Valerio. - (2021 Sep 24). [10.25432/botta-valerio_phd2021-09-24]

Prossimità. La reinvenzione dell'architettura e il caso di Vrin

BOTTA, VALERIO
2021-09-24

Abstract

Obiettivo della tesi è l’investigazione delle opportunità offerte in chiave compositiva dalla reinvenzione della preesistenza. Quest’ultimo termine è utilizzato per descrivere due ambiti spaziali che incidono sulla progettazione. Il primo di questi inerente al tessuto antropico presente alle origini di un processo di reinvenzione, il secondo riguardante lo spazio non costruito. Anche la natura è stata quindi intesa come parte di una preesistenza. Tali ambiti sono stati osservati nella loro stratificazione, come risultato di un processo di sviluppo secolare, in grado di esprimere un’evoluzione attraverso l’architettura. Per comprendere la profondità di analisi compositiva raggiungibile durante un processo di reinvenzione si è scelto di osservare, come strumento investigativo, un progetto di rigenerazione spaziale sviluppato presso quello che era il comune di Vrin, tra le Alpi svizzere, in cui venne proposto un piano di rivitalizzazione volto alla valorizzazione del contesto esistente. Tale piano coinvolgeva diversi ambiti professionali subordinati al progetto architettonico che ebbe un ruolo principale. La supervisione del progetto fu affidata all’architetto Gion A. Caminada che condusse il lavoro dalla scala territoriale a quella del dettaglio. Per comprendere e poi documentare questa fase operativa, così ampia e diversificata, si è deciso di osservare una caratteristica spaziale preminente nei tessuti dei villaggi che componevano l’ex- comune, con cui il progetto di reinvenzione si è confrontato in tutte le sue scale. La caratteristica spaziale presa in analisi è quella riguardante il ruolo d’intermediazione dello spazio aperto e pubblico nei villaggi interessati. Un’area che si interfaccia, sia con il terreno che circonda gli agglomerati, sia con i fabbricati che definiscono questi ultimi. Uno spazio che ha interessato diversi momenti del progetto e a cui è stata dedicata particolare attenzione, soprattutto nel villaggio capoluogo dell’ex-comune, anch’esso di nome Vrin. In una fase di analisi successiva si è cercato di comprendere come il progetto di rigenerazione abbia inciso sulla forma concreta dello spazio aperto d’intermediazione alle varie scale d’intervento. L’ipotesi della tesi è che attraverso l'analisi delle opere effettuate a Vrin sia possibile osservare come la reinterpretazione di alcuni elementi caratterizzanti un contesto possa restituire al territorio una rinnovata spazialità, in continuità con la preesistenza e in grado di soddisfare le esigenze dell’individuo contemporaneo. Tuttavia l’esperienza di Vrin in sé non sarebbe stata sufficiente a stimolare un'analisi così configurata e infatti sono un insieme di condizioni particolari ad aver reso tale esperienza emblematica rispetto al tema della reinvenzione architettonica. In primo luogo occorre ricordare le dinamiche sociali tramite cui il piano di rivitalizzazione si è sviluppato. Il progetto di rigenerazione di Vrin venne promosso da diverse associazioni, sostenute dall’amministrazione comunale che consentì una libertà d’azione altrimenti impossibile. Ciò permise di sviluppare una pianificazione a diverse scale architettoniche, partendo dalla definizione di interventi a scala “regionale” fino ad arrivare al dettaglio architettonico. Allo stesso tempo la reinvenzione di un contesto ai margini della civilizzazione urbana come Vrin consente di riflettere nuovamente sul campo d’azione definito dal tema del ripristino e del riuso. Un ambito che non riguarda unicamente monumenti o architetture dal valore storicamente riconosciuto, ma che può interessare anche contesti periferici, sia geograficamente che culturalmente. Contesti che possono trarre valore proprio dalla loro condizione di marginalità.
24-set-2021
33
ARCHITETTURA, CITTA' E DESIGN
Prossimità. La reinvenzione dell'architettura e il caso di Vrin / Botta, Valerio. - (2021 Sep 24). [10.25432/botta-valerio_phd2021-09-24]
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