Considerata l'immagine di esordio della prefabbricazione italiana, la chiesa è l'esemplare preludio alla produzione dello spazio modulare e delle pratiche seriali di montaggio con il cemento armato precompresso. Il restauro, avviato nel 2004 e conclusosi nel 2015, si è proposto di ristabilire l'aspetto dell'edificio inaugurato nel novembre 1958 adeguandolo a esigenze e comfort attuali. Ciò che resta della materia dell'edificio originario in quello di oggi costituisce il filo imprescindibile da ripercorrere in quest'edificio, così come la sua iconografia, testimoniata dai disegni dei progettisti e dalle pubblicazioni, oltre che dalla straordinaria documentazione fotografica di Giorgio Casali. Il restauro dell'intero complesso architettonico ha comportato la conservazione in primo luogo della struttura e dell'edificio nella sua integrità, incluse le trasformazioni imposte dall'uso e dalle circostanze, aggiungendo nuovi spazi solo là dove ora è possibile. Per il nuovo rivestimento vitreo questo ha significato una paziente e attenta campionatura per individuare il grado di imitazione dell'originale con nuovi materiali alla ricerca del necessario aspetto sensibile, per evocare gli effetti della facciata originale. Un gioco animato dalla luce, predisposto dalle stratigrafie e dalle caratteristiche dei vetri, da bilanciare attentamente fra i materiali per ottenere una effettiva possibilità di riflessione, rifrazione e opalescenza costantemente vario, molteplice e multiforme. Il restauro contemporaneo è documentato da fotografie di Marco Introini.

Il dispositivo architettonico e costruttivo

MARANDOLA, MARZIA
2015-01-01

Abstract

Considerata l'immagine di esordio della prefabbricazione italiana, la chiesa è l'esemplare preludio alla produzione dello spazio modulare e delle pratiche seriali di montaggio con il cemento armato precompresso. Il restauro, avviato nel 2004 e conclusosi nel 2015, si è proposto di ristabilire l'aspetto dell'edificio inaugurato nel novembre 1958 adeguandolo a esigenze e comfort attuali. Ciò che resta della materia dell'edificio originario in quello di oggi costituisce il filo imprescindibile da ripercorrere in quest'edificio, così come la sua iconografia, testimoniata dai disegni dei progettisti e dalle pubblicazioni, oltre che dalla straordinaria documentazione fotografica di Giorgio Casali. Il restauro dell'intero complesso architettonico ha comportato la conservazione in primo luogo della struttura e dell'edificio nella sua integrità, incluse le trasformazioni imposte dall'uso e dalle circostanze, aggiungendo nuovi spazi solo là dove ora è possibile. Per il nuovo rivestimento vitreo questo ha significato una paziente e attenta campionatura per individuare il grado di imitazione dell'originale con nuovi materiali alla ricerca del necessario aspetto sensibile, per evocare gli effetti della facciata originale. Un gioco animato dalla luce, predisposto dalle stratigrafie e dalle caratteristiche dei vetri, da bilanciare attentamente fra i materiali per ottenere una effettiva possibilità di riflessione, rifrazione e opalescenza costantemente vario, molteplice e multiforme. Il restauro contemporaneo è documentato da fotografie di Marco Introini.
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