Per l’ingegneria italiana del Novecento Pier Luigi Nervi (1891-1979) e Riccardo Morandi (1902-1989) sono i due protagonisti incontrastati della scena nazionale. Due grandi ingegneri spesso messi a confronto e in competizione e che, attraverso due visioni totalmente lontane della progettazione, hanno magnificato l’uso della costruzione in calcestruzzo. Due scelte diametralmente lontane: da una parte Nervi con la costruzione in “ferrocemento”, dall’altra Morandi e il primato assoluto del cemento armato precompresso, che dal 1950 in poi diventerà la tecnica costruttiva privilegiata dall’ingegnere romano. Nervi è già un ingegnere famoso, quando Morandi, di 11 anni più giovane, si avvicina al mondo della costruzione. In alcune occasioni si incontreranno (mai a collaborare!) come ad esempio nel 1962 quando entrambi sono premiati dall’Aitec (Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento) per la progettazione, ma dopo che nel 1960 si sono contesi le opere per le Olimpiadi di Roma. Infatti a Roma tra il 1957 e il 1960 Nervi, in collaborazione con altri, costruirà nella zona olimpica il palazzetto dello Sport, il viadotto di Corso Francia, lo stadio Flaminio, il Palazzo dello Sport all’Eur, mentre Morandi realizzerà il cavalcavia di Corso Francia e (in collaborazione) l’aeroporto di Fiumicino. Ancora a Torino nel 1961 i due ingegneri lavorano in cantieri vicini: Morandi alla costruzione del quinto padiglione della Torino Esposizioni e della monorotaia Alweg e Nervi al palazzo del Lavoro. Il mio contributo intende approfondire il rapporto tra Nervi e Morandi, vicini per passione e originalità del costruire, ma lontani per la concezione del progetto. Alla morte di Nervi Morandi scrive (“L’industria Italiana del Cemento”, n.2 del 1979): “sento il bisogno di analizzare le ragioni di questo mio lungo legame spirituale con un uomo che ho personalmente incontrato solo saltuariamente e con il quale sono stato tante volte concorrente ed anche qualche volta in cortese polemica, questa più o meno chiaramente espressa.”

Riccardo Morandi : i protagonisti antagonisti dell'ingegneria italiana del Novecento

M. Marandola
2012-01-01

Abstract

Per l’ingegneria italiana del Novecento Pier Luigi Nervi (1891-1979) e Riccardo Morandi (1902-1989) sono i due protagonisti incontrastati della scena nazionale. Due grandi ingegneri spesso messi a confronto e in competizione e che, attraverso due visioni totalmente lontane della progettazione, hanno magnificato l’uso della costruzione in calcestruzzo. Due scelte diametralmente lontane: da una parte Nervi con la costruzione in “ferrocemento”, dall’altra Morandi e il primato assoluto del cemento armato precompresso, che dal 1950 in poi diventerà la tecnica costruttiva privilegiata dall’ingegnere romano. Nervi è già un ingegnere famoso, quando Morandi, di 11 anni più giovane, si avvicina al mondo della costruzione. In alcune occasioni si incontreranno (mai a collaborare!) come ad esempio nel 1962 quando entrambi sono premiati dall’Aitec (Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento) per la progettazione, ma dopo che nel 1960 si sono contesi le opere per le Olimpiadi di Roma. Infatti a Roma tra il 1957 e il 1960 Nervi, in collaborazione con altri, costruirà nella zona olimpica il palazzetto dello Sport, il viadotto di Corso Francia, lo stadio Flaminio, il Palazzo dello Sport all’Eur, mentre Morandi realizzerà il cavalcavia di Corso Francia e (in collaborazione) l’aeroporto di Fiumicino. Ancora a Torino nel 1961 i due ingegneri lavorano in cantieri vicini: Morandi alla costruzione del quinto padiglione della Torino Esposizioni e della monorotaia Alweg e Nervi al palazzo del Lavoro. Il mio contributo intende approfondire il rapporto tra Nervi e Morandi, vicini per passione e originalità del costruire, ma lontani per la concezione del progetto. Alla morte di Nervi Morandi scrive (“L’industria Italiana del Cemento”, n.2 del 1979): “sento il bisogno di analizzare le ragioni di questo mio lungo legame spirituale con un uomo che ho personalmente incontrato solo saltuariamente e con il quale sono stato tante volte concorrente ed anche qualche volta in cortese polemica, questa più o meno chiaramente espressa.”
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/307838
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