Un verbo parasintetico. Si forma a partire da un sostantivo o da un aggettivo (nel nostro caso da un sostantivo: segno), combinando il prefisso di- e il suffisso verbale -are. Il prefisso di- non sembra avere valore sottrattivo o negativo (tipo di-s-amorare, di-s-togliere) né può essere confuso con l’analogo prefisso di derivazione greca dis (due volte), che genera parole come dittero o digramma. Il nostro -di sembra invece indicare un’azione: un verso, dall’alto in basso (di-gradare, di-lagare, di-pendere). Disegnare, dunque, descrive un gesto antico, quello di segnare, cioè tracciare: due materiali che, esercitando una pressione dell’uno sull’altro, si modificano, per addizione o per sottrazione. Un gesto quasi “violento”, dalle incisioni di Altamira alle attuali micromine, fino ai graphos, alle stilografiche (stilo-grafiche). Un materiale si sacrifica per fissare una intenzione, una idea figurata, una sorta di “preghiera laica”. Una forma astratta, virtuale, di un sacrificio, di una “trasfusione”. Questo per quanto posiamo dirci sul gesto, del disegnare, sulla sua origine. In questo testo e con in contributi di Isola e Durbiano che seguono, ci piacerebbe però riflettere sulle intenzioni che si accompagnano al gesto del disegnare.

Disegnare I

Esther Giani
2021-01-01

Abstract

Un verbo parasintetico. Si forma a partire da un sostantivo o da un aggettivo (nel nostro caso da un sostantivo: segno), combinando il prefisso di- e il suffisso verbale -are. Il prefisso di- non sembra avere valore sottrattivo o negativo (tipo di-s-amorare, di-s-togliere) né può essere confuso con l’analogo prefisso di derivazione greca dis (due volte), che genera parole come dittero o digramma. Il nostro -di sembra invece indicare un’azione: un verso, dall’alto in basso (di-gradare, di-lagare, di-pendere). Disegnare, dunque, descrive un gesto antico, quello di segnare, cioè tracciare: due materiali che, esercitando una pressione dell’uno sull’altro, si modificano, per addizione o per sottrazione. Un gesto quasi “violento”, dalle incisioni di Altamira alle attuali micromine, fino ai graphos, alle stilografiche (stilo-grafiche). Un materiale si sacrifica per fissare una intenzione, una idea figurata, una sorta di “preghiera laica”. Una forma astratta, virtuale, di un sacrificio, di una “trasfusione”. Questo per quanto posiamo dirci sul gesto, del disegnare, sulla sua origine. In questo testo e con in contributi di Isola e Durbiano che seguono, ci piacerebbe però riflettere sulle intenzioni che si accompagnano al gesto del disegnare.
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