Il saggio breve, ripercorrendo riflessioni attorno al tema della dissoluzione dei confini della città nel paesaggio e della diversa temporalità di queste due rappresentazioni spaziali del tempo, che consentivano l’essere l’una nell’altra (Assunto,1973), vuole riflettere sulle condizioni urbane in cui è iniziata la progressiva espulsione della natura dal paesaggio, depauperando, quest’ultimo della sua forza auto-rigenerativa. Sembra essere stato fagocitato l’aspetto qualitativo della temporalità a vantaggio di una temporaneità autofondata del presente, dove la vita nelle città si sta convertendo in uno stato di ‘Natura’ (Bauman, 2005), caratterizzato dalla regola del terrore, non più luogo sicuro contro l’incertezza, i rischi, i pericoli. La guerra ad essi si sta combattendo al suo interno. I tentativi di formalizzazione di tali spazi attraverso la sovrascrittura di spazi codificati, che appartengono alla costruzione dei luoghi urbani centrali, quali piazze, viali, ecc., risultano spesso inefficaci, perché non sono supportati da una struttura gerarchica di spazi di relazione. In tali luoghi la ricerca di limiti, quali elementi di riconoscimento, significativi di demarcazioni tra condizioni diverse, può essere forzata o poco significativa. Appaiono, al contrario, più promettenti operazioni che gestiscono e danno temporanea finitezza alla transizione, che accettano l’anomalia, la non codifica come elementi della costruzione dello spazio urbano, che rinunciano a forzare l’introduzione di criteri di identificazione di spazi, in analogia ad altri spazi della città codificata, che qui non hanno appartenenza.

Urbanità tossica vegetale

Zampieri, Laura
2011-01-01

Abstract

Il saggio breve, ripercorrendo riflessioni attorno al tema della dissoluzione dei confini della città nel paesaggio e della diversa temporalità di queste due rappresentazioni spaziali del tempo, che consentivano l’essere l’una nell’altra (Assunto,1973), vuole riflettere sulle condizioni urbane in cui è iniziata la progressiva espulsione della natura dal paesaggio, depauperando, quest’ultimo della sua forza auto-rigenerativa. Sembra essere stato fagocitato l’aspetto qualitativo della temporalità a vantaggio di una temporaneità autofondata del presente, dove la vita nelle città si sta convertendo in uno stato di ‘Natura’ (Bauman, 2005), caratterizzato dalla regola del terrore, non più luogo sicuro contro l’incertezza, i rischi, i pericoli. La guerra ad essi si sta combattendo al suo interno. I tentativi di formalizzazione di tali spazi attraverso la sovrascrittura di spazi codificati, che appartengono alla costruzione dei luoghi urbani centrali, quali piazze, viali, ecc., risultano spesso inefficaci, perché non sono supportati da una struttura gerarchica di spazi di relazione. In tali luoghi la ricerca di limiti, quali elementi di riconoscimento, significativi di demarcazioni tra condizioni diverse, può essere forzata o poco significativa. Appaiono, al contrario, più promettenti operazioni che gestiscono e danno temporanea finitezza alla transizione, che accettano l’anomalia, la non codifica come elementi della costruzione dello spazio urbano, che rinunciano a forzare l’introduzione di criteri di identificazione di spazi, in analogia ad altri spazi della città codificata, che qui non hanno appartenenza.
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