Tracciamo le mappe del mondo che percorriamo, monitorati dalla geolocalizzazione imposta dai dispositivi di comunicazione con i quali ci relazioniamo, così lasciamo traccia della nostra interpretazione e conoscenza dello spazio nella memoria virtualizzata delle traiettorie degli spostamenti associati ai nostri account. Come pindaricamente immaginato nel cortometraggio "Powers of Ten" di Charles e Ray Eames, del 1977, oggi possiamo davvero osservare noi stessi e ciò che ci circonda usando scale di espansione che ci consentono di guardare la Terra da lontano e di mappare il nostro corpo, attraversandolo a livello subatomico, perché si è reso definitivamente permeabile. Le interattive mappe animate con le quali la medicina si confronta, per analizzarlo, si avvalgono di metodi di rappresentazione e tecnologie di indagine analoghe a quelle con cui osserviamo l’universo. Il suo stesso involucro non segna più i limiti di una deduttiva introspezione, come invece accadeva nelle empiriche raffigurazioni piane dell’antico sapere galenico, che cercava di specchiarlo nel cielo per comprenderne il funzionamento attraverso l’osservazione delle costellazioni. Dopo una prima ricognizione storica delle forme di equivalenza ascrivibili alla mappatura del corpo e dello spazio, il saggio indaga le ultime innovazioni riconducibili al "medical imaging" e alla possibilità di costruire inediti modelli conoscitivi del corpo, dai quali è possibili ricavare rappresentazioni semantiche multilivello, che interpolano informazioni strettamente legate alle patologie, fino ad arrivare allo sviluppo di una genomica spaziale, visualizzabile in piattaforme scalabili che possono essere applicate a diverse sezioni microscopiche, agli organi ed estendersi fino al tessuto epiteliale. I ricercatori di Human Cell Labs, del Wellcome Sanger Institute di Cambridge, infatti, parlano di “Google Maps del corpo umano” interrogabili e interoperabili. Lo statunitense National Institutes of Health, invece, sta sviluppando una piattaforma globale per mappare le cellule che negli esseri umani ammontano a circa 37 trilioni. HuBMAP è strutturato come un atlante aperto dove l’ingente mole di dati pone degli interrogativi sulle forme di rappresentazione attraverso le quali questi vengono fruiti, essendo rivolti tanto a un pubblico specialistico quanto eterogeneo, nell’associare una spaziale e clinica ontologia semantica a modelli tridimensionali di avatar esperibili in panoramiche ad oggetto. Queste esperienze dimostrano come la medicina continui a interpretare il complesso universo del corpo umano attraverso modelli eidografici e infografici, anche nelle analitiche pratiche endoscopiche che, ad esempio, di un vivo corpo pulsante restituiscono le soggettive animazioni 3D di un percorso organico di indagine. L’uomo è ancora una volta al centro del suo universo, dentro e fuori, vede anche attraverso se stesso, e non solo metaforicamente. Siamo passati dall’opacità alla completa trasparenza del corpo. ___________________________________________________ We map the world we travel through, monitored by the geolocation imposed by the communication devices with which we relate, so we leave a trace of our space interpretation and knowledge in the virtualised memory of the routes trajectories associated with our accounts. As Pindarically imagined in Charles and Ray Eames’ 1977 short film "Powers of Ten", today we can really observe ourselves and our surroundings using expansion scales that allow us to look at the Earth from afar and map our own body, traversing them on a subatomic level, because it have become definitively permeable. The animated interactive maps with which medicine is confronted, in order to analyse it, make use of representation methods and study technologies similar to those with which we observe the universe; its very envelope no longer identifies the limits of deductive introspection, as was the case with the empirical plane representations of ancient Galenic knowledge, which sought to mirror it in the sky in order to understand its workings through the constellations observation. After an initial historical recognition of the equivalence forms traceable to the mapping of body and space, the essay explores the latest "medical imaging" innovations and the possibility of constructing new knowledge models of the body, from which it is possible to result multilevel semantic representations that interpolate information closely linked to pathologies, up to the development of spatial genomics, visualised in scalable platforms that can be applied to different microscopic sections, to organs and epithelial tissue. The Human Cell Labs Researchers of the Wellcome Sanger Institute in Cambridge are talking about “Google maps for the human body”, which are searchable and interoperable. The US National Institutes of Health group, meanwhile, is developing a global platform for mapping the 37 trillion or so cells in humans. HuBMAP is structured as an open atlas where the huge data amount raises questions about the representation forms through which they are used, being oriented to a specialist and heterogeneous public in associating a spatial and clinical semantic ontology with three-dimensional avatar models that can be tested in object panoramas. These experiences show how medicine continues to interpret the complex human body universe through 'eidographic' and infographic models, even in analytical endoscopic practices that, for example, of a living, pulsating body, reproduce subjective 3D animations of an organic strategy of investigation. Man is once again at the centre of his universe, inside and out, he also sees through himself, and not just metaphorically. We have moved from opacity to complete transparency of the human body.

Paradigmi di mappatura e geografie del corpo umano = Paradigms of Mapping and Human Body Geographies

Ciammaichella, Massimiliano
;
Catinella, Stefania
2021-01-01

Abstract

Tracciamo le mappe del mondo che percorriamo, monitorati dalla geolocalizzazione imposta dai dispositivi di comunicazione con i quali ci relazioniamo, così lasciamo traccia della nostra interpretazione e conoscenza dello spazio nella memoria virtualizzata delle traiettorie degli spostamenti associati ai nostri account. Come pindaricamente immaginato nel cortometraggio "Powers of Ten" di Charles e Ray Eames, del 1977, oggi possiamo davvero osservare noi stessi e ciò che ci circonda usando scale di espansione che ci consentono di guardare la Terra da lontano e di mappare il nostro corpo, attraversandolo a livello subatomico, perché si è reso definitivamente permeabile. Le interattive mappe animate con le quali la medicina si confronta, per analizzarlo, si avvalgono di metodi di rappresentazione e tecnologie di indagine analoghe a quelle con cui osserviamo l’universo. Il suo stesso involucro non segna più i limiti di una deduttiva introspezione, come invece accadeva nelle empiriche raffigurazioni piane dell’antico sapere galenico, che cercava di specchiarlo nel cielo per comprenderne il funzionamento attraverso l’osservazione delle costellazioni. Dopo una prima ricognizione storica delle forme di equivalenza ascrivibili alla mappatura del corpo e dello spazio, il saggio indaga le ultime innovazioni riconducibili al "medical imaging" e alla possibilità di costruire inediti modelli conoscitivi del corpo, dai quali è possibili ricavare rappresentazioni semantiche multilivello, che interpolano informazioni strettamente legate alle patologie, fino ad arrivare allo sviluppo di una genomica spaziale, visualizzabile in piattaforme scalabili che possono essere applicate a diverse sezioni microscopiche, agli organi ed estendersi fino al tessuto epiteliale. I ricercatori di Human Cell Labs, del Wellcome Sanger Institute di Cambridge, infatti, parlano di “Google Maps del corpo umano” interrogabili e interoperabili. Lo statunitense National Institutes of Health, invece, sta sviluppando una piattaforma globale per mappare le cellule che negli esseri umani ammontano a circa 37 trilioni. HuBMAP è strutturato come un atlante aperto dove l’ingente mole di dati pone degli interrogativi sulle forme di rappresentazione attraverso le quali questi vengono fruiti, essendo rivolti tanto a un pubblico specialistico quanto eterogeneo, nell’associare una spaziale e clinica ontologia semantica a modelli tridimensionali di avatar esperibili in panoramiche ad oggetto. Queste esperienze dimostrano come la medicina continui a interpretare il complesso universo del corpo umano attraverso modelli eidografici e infografici, anche nelle analitiche pratiche endoscopiche che, ad esempio, di un vivo corpo pulsante restituiscono le soggettive animazioni 3D di un percorso organico di indagine. L’uomo è ancora una volta al centro del suo universo, dentro e fuori, vede anche attraverso se stesso, e non solo metaforicamente. Siamo passati dall’opacità alla completa trasparenza del corpo. ___________________________________________________ We map the world we travel through, monitored by the geolocation imposed by the communication devices with which we relate, so we leave a trace of our space interpretation and knowledge in the virtualised memory of the routes trajectories associated with our accounts. As Pindarically imagined in Charles and Ray Eames’ 1977 short film "Powers of Ten", today we can really observe ourselves and our surroundings using expansion scales that allow us to look at the Earth from afar and map our own body, traversing them on a subatomic level, because it have become definitively permeable. The animated interactive maps with which medicine is confronted, in order to analyse it, make use of representation methods and study technologies similar to those with which we observe the universe; its very envelope no longer identifies the limits of deductive introspection, as was the case with the empirical plane representations of ancient Galenic knowledge, which sought to mirror it in the sky in order to understand its workings through the constellations observation. After an initial historical recognition of the equivalence forms traceable to the mapping of body and space, the essay explores the latest "medical imaging" innovations and the possibility of constructing new knowledge models of the body, from which it is possible to result multilevel semantic representations that interpolate information closely linked to pathologies, up to the development of spatial genomics, visualised in scalable platforms that can be applied to different microscopic sections, to organs and epithelial tissue. The Human Cell Labs Researchers of the Wellcome Sanger Institute in Cambridge are talking about “Google maps for the human body”, which are searchable and interoperable. The US National Institutes of Health group, meanwhile, is developing a global platform for mapping the 37 trillion or so cells in humans. HuBMAP is structured as an open atlas where the huge data amount raises questions about the representation forms through which they are used, being oriented to a specialist and heterogeneous public in associating a spatial and clinical semantic ontology with three-dimensional avatar models that can be tested in object panoramas. These experiences show how medicine continues to interpret the complex human body universe through 'eidographic' and infographic models, even in analytical endoscopic practices that, for example, of a living, pulsating body, reproduce subjective 3D animations of an organic strategy of investigation. Man is once again at the centre of his universe, inside and out, he also sees through himself, and not just metaphorically. We have moved from opacity to complete transparency of the human body.
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