La guida architettonica di Venezia, scritta e pubblicata da Giorgio Bellavitis nel 1980, costituisce ancora oggi un interessante strumento di approccio alla città per chi intende capirne la struttura. Guida anomala, è costruita non per itinerari che conducono il visitatore ad attraversare la città, ma per “nodi”: illustra infatti luoghi notevoli per struttura urbanistica, per emergenze architettoniche ma anche per le modalità consolidate dell’uso da parte degli abitanti. Di questi “nodi” la guida illustra la particolarità ma trova qui spunto per analizzare sistemi edilizi, brani di città, esemplificativi di un sistema complesso quale quello veneziano. La riedizione aggiornata mantiene il carattere narrativo della descrizione, puntuale e supportata da un ricco apparato grafico e iconografico. L’aggiornamento, oltre ad analizzare altri “nodi” urbani rispetto a quelli già indagati, registra e commenta i mutamenti avvenuti nella città in questi 25 anni che separano dalla prima edizione, non ultimo il rinnovato rapporto con la terraferma e il ruolo di Mestre e Marghera. Il testo propone una complessa concezione dell’attuale consistenza della città, non semplicemente bipolare – in un rapporto tra città insulare e terraferma – ma formata di tre parti distinte e complementari: quella litoranea, quella lagunare, quella continentale. Questa concezione ritrova nella stessa storia di questa città e di questo territorio le radici del suo futuro. Vista la scala dei temi da affrontare infatti – primo tra tutti quello legato ai grandi sistemi di comunicazione - questo futuro non potrà che essere il futuro di un territorio, riconoscendo, assumendo e trascendendo le individualità dei singoli nuclei. Un’ultima nota: fatto singolare per una guida, è stato ritenuto necessario nel caso di Mestre e Marghera - ma anche in parte per Venezia - parlare al futuro. Se infatti la guida di una città nella consuetudine descrive ciò che è e non ciò che sarà, nel nostro caso i tempi previsti per la realizzazione di interventi che cambieranno il volto della città e le aspettative ad essi legate sono tali che non è possibile evitare di parlare – anche – delle trasformazioni a venire. Oltre al tentativo di registrazione di quanto in atto o in fieri, oltre al tentativo di non invecchiare troppo in fretta, questo carattere della guida deve essere letto come un auspicio di rapide e incisive trasformazioni, tese a riqualificare, valorizzare, far esprimere ciò che già è contenuto nella nostra – grande – città.

La Venezia continentale : Mestre e Marghera

Manzelle Maura
2005-01-01

Abstract

La guida architettonica di Venezia, scritta e pubblicata da Giorgio Bellavitis nel 1980, costituisce ancora oggi un interessante strumento di approccio alla città per chi intende capirne la struttura. Guida anomala, è costruita non per itinerari che conducono il visitatore ad attraversare la città, ma per “nodi”: illustra infatti luoghi notevoli per struttura urbanistica, per emergenze architettoniche ma anche per le modalità consolidate dell’uso da parte degli abitanti. Di questi “nodi” la guida illustra la particolarità ma trova qui spunto per analizzare sistemi edilizi, brani di città, esemplificativi di un sistema complesso quale quello veneziano. La riedizione aggiornata mantiene il carattere narrativo della descrizione, puntuale e supportata da un ricco apparato grafico e iconografico. L’aggiornamento, oltre ad analizzare altri “nodi” urbani rispetto a quelli già indagati, registra e commenta i mutamenti avvenuti nella città in questi 25 anni che separano dalla prima edizione, non ultimo il rinnovato rapporto con la terraferma e il ruolo di Mestre e Marghera. Il testo propone una complessa concezione dell’attuale consistenza della città, non semplicemente bipolare – in un rapporto tra città insulare e terraferma – ma formata di tre parti distinte e complementari: quella litoranea, quella lagunare, quella continentale. Questa concezione ritrova nella stessa storia di questa città e di questo territorio le radici del suo futuro. Vista la scala dei temi da affrontare infatti – primo tra tutti quello legato ai grandi sistemi di comunicazione - questo futuro non potrà che essere il futuro di un territorio, riconoscendo, assumendo e trascendendo le individualità dei singoli nuclei. Un’ultima nota: fatto singolare per una guida, è stato ritenuto necessario nel caso di Mestre e Marghera - ma anche in parte per Venezia - parlare al futuro. Se infatti la guida di una città nella consuetudine descrive ciò che è e non ciò che sarà, nel nostro caso i tempi previsti per la realizzazione di interventi che cambieranno il volto della città e le aspettative ad essi legate sono tali che non è possibile evitare di parlare – anche – delle trasformazioni a venire. Oltre al tentativo di registrazione di quanto in atto o in fieri, oltre al tentativo di non invecchiare troppo in fretta, questo carattere della guida deve essere letto come un auspicio di rapide e incisive trasformazioni, tese a riqualificare, valorizzare, far esprimere ciò che già è contenuto nella nostra – grande – città.
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