Il seguente saggio si propone di fornire un’analisi puntuale di alcune produzioni artistiche connesse al moto apparente del Sole – attraverso una sua attenta osservazione a occhio nudo – e alla rotazione dell’asse terrestre. La lettura e la comprensione di esperimenti d’arte, in cui l’atto artistico è riconducibile a una scala di dettaglio e, viceversa, la composizione e progettazione a scala architettonico-territoriale di manufatti orientati secondo gli accadimenti celesti, diventano entrambi forme di rappresentazione della misura del tempo. Nella prima parte di questo saggio, si pone l’obiettivo di riflettere sulle sperimentazioni legate all’interazione tra luce solare diurna, rotazione della terra e materiali interposti all’apparente transito della stella primaria del nostro sistema, focalizzandosi sulle concrete tracce artistiche di analisi e di sin tesi che rivelano la componente immateriale dello scorrere del tempo. Dagli Explosion Drawings (1980-2005), di Charles Ross, ai suoi “ritratti di luce” delle Solar Burns (2005-2016) agli Spectrum (1985-2018), l’intenzione comune è quella di seguire il ciclo del Sole attribuendogli una veste grafica e rendendolo un’esperienza umana attraverso l’arte. Nella seconda parte saranno analizzate alcune installazioni a scala territoriale che, in linea con la monumentale opera di James Turrell nel Painted Desert dell’Arizona, possono essere interpretate come mappe celesti in terra, ovvero strumenti di osservazione e calendari tridimensionali che hanno l’obiettivo di isolare, incanalare, traguardare la luce siderale in zone remote della terra in cui la presenza dell’uomo è pressoché assente. Le architetture sono state modellate e costruite in stretta relazione con alcuni fenomeni celesti allo scopo di accogliere la radiazione luminosa che lascia traccia di sé nello spazio terrestre. Lo Star Axis di Charles Ross nel deserto del New Mexico e l’intervento di Hannsjörg Voth nel deserto Marha in Marocco testimoniano il desiderio umano di alzare lo sguardo al cielo e di lasciare nel paesaggio dei segni umani tangibili della nostra connessione con l’universo. L’allineamento e la disposizione controllata di canali ottici permettono di inquadrare porzioni di cielo mediante strumenti astronomici in grado di accogliere la radiazione luminosa e di poterla conservare. Dagli esempi citati si evince che la vera sfida per questi artisti è di catturare la complessità e la distanza della luce e di fornirci una sua rappresentazione, attraverso una logica esperienziale. Le mappe scultoree o architettoniche ottenute, sia come sequenza cadenzata e ritmata di segni solari, sia come traduzione in pietra di costellazioni ed eventi astronomici, rappresentano una manifestazione visibile del ciclo del tempo e diventano strumenti privilegiati di comprensione e comunicazione della geografia celeste mediante il linguaggio della luce e del disegno
Geografie celesti e mappature terrestri: arte e geometria per descrivere l’universo = Celestial Geographies and Terrestrial Mappings: Art and Geometry to Describe the Universe
Friso Isabella
;Liva Gabriella
2021-01-01
Abstract
Il seguente saggio si propone di fornire un’analisi puntuale di alcune produzioni artistiche connesse al moto apparente del Sole – attraverso una sua attenta osservazione a occhio nudo – e alla rotazione dell’asse terrestre. La lettura e la comprensione di esperimenti d’arte, in cui l’atto artistico è riconducibile a una scala di dettaglio e, viceversa, la composizione e progettazione a scala architettonico-territoriale di manufatti orientati secondo gli accadimenti celesti, diventano entrambi forme di rappresentazione della misura del tempo. Nella prima parte di questo saggio, si pone l’obiettivo di riflettere sulle sperimentazioni legate all’interazione tra luce solare diurna, rotazione della terra e materiali interposti all’apparente transito della stella primaria del nostro sistema, focalizzandosi sulle concrete tracce artistiche di analisi e di sin tesi che rivelano la componente immateriale dello scorrere del tempo. Dagli Explosion Drawings (1980-2005), di Charles Ross, ai suoi “ritratti di luce” delle Solar Burns (2005-2016) agli Spectrum (1985-2018), l’intenzione comune è quella di seguire il ciclo del Sole attribuendogli una veste grafica e rendendolo un’esperienza umana attraverso l’arte. Nella seconda parte saranno analizzate alcune installazioni a scala territoriale che, in linea con la monumentale opera di James Turrell nel Painted Desert dell’Arizona, possono essere interpretate come mappe celesti in terra, ovvero strumenti di osservazione e calendari tridimensionali che hanno l’obiettivo di isolare, incanalare, traguardare la luce siderale in zone remote della terra in cui la presenza dell’uomo è pressoché assente. Le architetture sono state modellate e costruite in stretta relazione con alcuni fenomeni celesti allo scopo di accogliere la radiazione luminosa che lascia traccia di sé nello spazio terrestre. Lo Star Axis di Charles Ross nel deserto del New Mexico e l’intervento di Hannsjörg Voth nel deserto Marha in Marocco testimoniano il desiderio umano di alzare lo sguardo al cielo e di lasciare nel paesaggio dei segni umani tangibili della nostra connessione con l’universo. L’allineamento e la disposizione controllata di canali ottici permettono di inquadrare porzioni di cielo mediante strumenti astronomici in grado di accogliere la radiazione luminosa e di poterla conservare. Dagli esempi citati si evince che la vera sfida per questi artisti è di catturare la complessità e la distanza della luce e di fornirci una sua rappresentazione, attraverso una logica esperienziale. Le mappe scultoree o architettoniche ottenute, sia come sequenza cadenzata e ritmata di segni solari, sia come traduzione in pietra di costellazioni ed eventi astronomici, rappresentano una manifestazione visibile del ciclo del tempo e diventano strumenti privilegiati di comprensione e comunicazione della geografia celeste mediante il linguaggio della luce e del disegnoFile | Dimensione | Formato | |
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