Molti sono gli indizi che conducono a pensare che l’arbitrarietà, in architettura, sia un concetto plurale, capace di indicare di più di una semplice debolezza concettuale e di più del semplice gesto solitario, indebito o immotivato. Da Perrault e Piranesi, passando per Rossi e Tafuri e ancora appoggiandosi alle letture semiologiche di De Fusco, alle riflessioni di Moneo e al concetto pareysoniano di "formatività" (in cui il "tentare" si basa su di una sovrapposizione tra "contingenza" e "intenzionalità") il testo vuole interrogarsi sulle diverse accezioni che tale concetto assume all'interno della discussione teorica in architettura.

Arbitrario

Ferrari, Marco
2021-01-01

Abstract

Molti sono gli indizi che conducono a pensare che l’arbitrarietà, in architettura, sia un concetto plurale, capace di indicare di più di una semplice debolezza concettuale e di più del semplice gesto solitario, indebito o immotivato. Da Perrault e Piranesi, passando per Rossi e Tafuri e ancora appoggiandosi alle letture semiologiche di De Fusco, alle riflessioni di Moneo e al concetto pareysoniano di "formatività" (in cui il "tentare" si basa su di una sovrapposizione tra "contingenza" e "intenzionalità") il testo vuole interrogarsi sulle diverse accezioni che tale concetto assume all'interno della discussione teorica in architettura.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/315278
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