Palæontographica è l'esplorazione di un archivio grafico enorme e al tempo stesso parzialissimo, quello dei disegni dei fossili pubblicati nelle monografie scientifiche e nei trattati di paleontologia del diciannovesimo secolo. L'interesse eccentrico per una materia così particolare si giustifica sulla base di una strana attrazione che quelle immagini sembrano esercitare ancora, nonostante abbiano esaurito ormai il loro scopo primario di documentazione scientifica, e il disegno stesso di cui sono fatte – così tanto 'denso' e 'lento' – sia stato sostituito da altre tecniche di rappresentazione più efficaci e meno dispersive. Tra quelle impronte fossili e i loro disegni si scopre una certa familiarità, che va oltre la voluta rassomiglianza, perché impronte e disegni sembrano fatti principalmente della stessa materia indefinibile, e cioè di qualcosa di oscuro, che resta ed è destinato a restare in gran parte invisibile e incomprensibile. Sfogliando le decine di migliaia di tavole che riproducono innumerevoli frammenti di gusci e di ossa, ci si accorge di come queste immagini, prodotte e consumate in fretta dalla scienza, pongano anche altre questioni e rimandino ad un immaginario e ad un ambito di senso più vasto, difficile da collocare in una mappa rigidamente divisa del sapere. Alla fine proprio l'impertinente rêverie della materia fossile e del suo disegno, e cioè l'immaginazione svagata che eccede – e forse anche sempre precede – il pensiero scientifico, si rivela una delle poche occasioni rimaste per ripensare davvero l'irriducibile eterogeneità della natura, per provare l'immediata «sensazione delle potenze enormi e largamente imperscrutabili che ci circondano», e che stanno nascoste appena sotto la crosta sottile della presente immagine del mondo. La mostra si svolge in concomitanza con l'uscita del libro di Emanuele Garbin, Palæontographica: il disegno e l'immaginario della vita antica, Quodlibet Edizioni.

Palæontographica: il disegno della vita antica nelle pubblicazioni ottocentesche della Royal Society e della Palæontographical Society di Londra

Garbin Emanuele
2016-01-01

Abstract

Palæontographica è l'esplorazione di un archivio grafico enorme e al tempo stesso parzialissimo, quello dei disegni dei fossili pubblicati nelle monografie scientifiche e nei trattati di paleontologia del diciannovesimo secolo. L'interesse eccentrico per una materia così particolare si giustifica sulla base di una strana attrazione che quelle immagini sembrano esercitare ancora, nonostante abbiano esaurito ormai il loro scopo primario di documentazione scientifica, e il disegno stesso di cui sono fatte – così tanto 'denso' e 'lento' – sia stato sostituito da altre tecniche di rappresentazione più efficaci e meno dispersive. Tra quelle impronte fossili e i loro disegni si scopre una certa familiarità, che va oltre la voluta rassomiglianza, perché impronte e disegni sembrano fatti principalmente della stessa materia indefinibile, e cioè di qualcosa di oscuro, che resta ed è destinato a restare in gran parte invisibile e incomprensibile. Sfogliando le decine di migliaia di tavole che riproducono innumerevoli frammenti di gusci e di ossa, ci si accorge di come queste immagini, prodotte e consumate in fretta dalla scienza, pongano anche altre questioni e rimandino ad un immaginario e ad un ambito di senso più vasto, difficile da collocare in una mappa rigidamente divisa del sapere. Alla fine proprio l'impertinente rêverie della materia fossile e del suo disegno, e cioè l'immaginazione svagata che eccede – e forse anche sempre precede – il pensiero scientifico, si rivela una delle poche occasioni rimaste per ripensare davvero l'irriducibile eterogeneità della natura, per provare l'immediata «sensazione delle potenze enormi e largamente imperscrutabili che ci circondano», e che stanno nascoste appena sotto la crosta sottile della presente immagine del mondo. La mostra si svolge in concomitanza con l'uscita del libro di Emanuele Garbin, Palæontographica: il disegno e l'immaginario della vita antica, Quodlibet Edizioni.
2016
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