Il saggio analizza l’aspetto relazionale delle pratiche artistiche, il suo carattere progressivo e microtopico, dove si trova rinnovata la funzione sociale dell’arte che già le avanguardie storiche avevano perorato. Viene considerato e messo a critica l’apparato di cattura e di governabilità a cui queste operazioni rischiano di prestarsi negli ultimi decenni, analizzando in particolare le posizioni espresse sul tema da Jacques Rancière, Claire Bishop, Marco Baravalle e Boyan Manchev. Viene analizzato in particolare un esempio di arte partecipata in cui si compie un ingresso del sociale che non tenta di depotenziare il conflitto. Più precisamente, viene considerato il caso del decentramento torinese del 1969 come un esempio efficace di arte sociale che tiene tesa la linea dell’antagonismo politico e sfugge alla sussunzione dei rapporti sociali, ovvero alla messa a valore delle relazioni, della cura, degli affetti e dei linguaggi nelle strutture del capitalismo postfordista. Il cuore delle critiche all’estetica relazionale sta infatti nella espunzione del conflitto, e in un’idea di etica che de-problematizza tanto la politica quanto l’estetica e mette a tacere il conflitto di classe che era centrale, ad esempio, nell’idea di arte politica brechtiana.

Quelli che volevano tutto : alle origini del social turn in Italia, Giuliano Scabia e il caso del decentramento torinese

Sacchi, Annalisa
2022-01-01

Abstract

Il saggio analizza l’aspetto relazionale delle pratiche artistiche, il suo carattere progressivo e microtopico, dove si trova rinnovata la funzione sociale dell’arte che già le avanguardie storiche avevano perorato. Viene considerato e messo a critica l’apparato di cattura e di governabilità a cui queste operazioni rischiano di prestarsi negli ultimi decenni, analizzando in particolare le posizioni espresse sul tema da Jacques Rancière, Claire Bishop, Marco Baravalle e Boyan Manchev. Viene analizzato in particolare un esempio di arte partecipata in cui si compie un ingresso del sociale che non tenta di depotenziare il conflitto. Più precisamente, viene considerato il caso del decentramento torinese del 1969 come un esempio efficace di arte sociale che tiene tesa la linea dell’antagonismo politico e sfugge alla sussunzione dei rapporti sociali, ovvero alla messa a valore delle relazioni, della cura, degli affetti e dei linguaggi nelle strutture del capitalismo postfordista. Il cuore delle critiche all’estetica relazionale sta infatti nella espunzione del conflitto, e in un’idea di etica che de-problematizza tanto la politica quanto l’estetica e mette a tacere il conflitto di classe che era centrale, ad esempio, nell’idea di arte politica brechtiana.
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