Confronto Serrato a San Servolo Liberare (l’intelligenza) le energie del mondo vegetale Lo scenario ipotizzato per San Servolo fornisce un’occasione di riflessione sul Progetto, ed esprime due ipotesi programmatiche di lavoro che, nel tempo, hanno avuto varie sperimentazioni sia dirette sia attraverso occasioni didattiche. La prima nasce dalla considerazione che ogni occasione progettuale implica una forma di modificazione violenta dell’ambiente preesistente (Carnevale, Giani 2013, p. 25). Il rapporto che abbiamo stabilito con il mondo naturale è stato caratterizzato dall’imposizione di un ordine. Parimenti, l’utilizzo delle risorse espresse dal mondo vegetale si è basato su sfruttamento e snaturalizzazione forzata (Powers 2018). Dare voce a una sensibilità che va diffondendosi in questo terzo millennio, può essere un impegno che coinvolga anche il Progetto, sia pure in forma di simboliche proposte di risarcimento (Marini 2020, pp. 10-17; 2021, pp. 7-21). Questa prima considerazione indirizza la scelta per San Servolo: liberare le energie (l’intelligenza) del mondo vegetale, senza alcun limite. Ritagliando la possibilità, per noi umani, di osservare i processi di violenta metabolizzazione che si attuerebbero nei confronti delle aree dismesse. Abbiamo perciò immaginato un’ideale divisione dell’ambiente concluso, dell’isola. Una netta separazione tra due mondi: quello dell’ordine e quello del disordine. L’ordine imposto dall’uomo e l’ordine imposto dalla Selva che, liberata, saprà ristabilire nel tempo. Secondo questa tesi, la divisione, per la carica concettuale di cui è foriera, dovrebbe essere netta; una linea costruita, continua, in grado di attraversare manufatti e luoghi; trasparente, invalicabile. L’osservazione del fenomeno di riappropriazione inizierebbe con il mutuo riconoscimento dei due universi, in una atmosfera sospesa, di reciproca libertà. Una alleanza alternativa. La seconda ipotesi nasce dalla considerazione che il caso ha momento nello sviluppo di ogni progetto e che le procedure di avvicinamento alle scelte figurative tendono a cercare una qualche necessità attraverso varie forme di analisi (Monod 1970). Come se l’allineare elementi oggettivi potesse ridurre le responsabilità autoriali delle scelte formali. Una ricerca, questa, che ha raggiunto livelli teorici anche molto alti, e sofisticate espressioni descrittive tanto da avere, talora, valenza estetica autonoma, indipendente dal progetto cui si riferivano (Stravinsky 1939). Resta, comunque, l’assunzione di responsabilità, di un atto iniziale che segni l’avvio del percorso progettuale. Atto iniziale che potremmo immaginare come “stato nascente” (Carnevale 2021, pp. 11-20). Il caso, la scelta casuale, può essere ridimensionata e accettata, nella misura in cui non le si attribuisca un valore determinante ma soltanto pre-testuale (Carnevale 2017, pp. 7-13). Un espediente per la messa in moto di processi razionali e controllabili per cui “conviene”, ai fini di un rapido avvio, affidarsi a spunti occasionali (Poe 1846). Secondo questa linea teorica, per l'intervento a San Servolo sarebbe stata necessaria una scelta geometrica iniziale cui appoggiare l’asse di divisione e demarcazione. Il “taglio” dell’isola; una inedita soglia, giustapposizione ma anche sottrazione. Un percorso in trincea avrebbe sfiorato la selva, attraversato tre edifici (“tagliati” ciascuno con diverso destino), diviso l’isola. Il taglio avrebbe rappresentato una equilibrata ripartizione tra un territorio che resta domestico e un altro che viene lasciato alla selva. Manufatti preesistenti (tagliati e interi) inclusi. Un nuovo territorio da osservare. Si immagina infatti che assistere – in sicurezza attraverso pareti in cristallo – tanto alla crescita della selva quanto alla distruzione graduale di reliquati da parte di vegetazioni aggressive, possa avere valenze spettacolari. Così come è nella esperienza estetica di ognuno e nelle tante affascinate descrizioni, da Piranesi a Goethe a Ruskin. E forse, anche, implicazioni scientifiche. Con le sue geometrie ortogonali, il complesso conventuale che ha generato l’isola ha fornito il pre-testo (e l’origine) per tracciare l’asse divisorio. Una seconda direttrice è stata suggerita dal fronte acqueo artificiale, sul lato orientale dell’isola. La convergenza delle due direzioni individua un punto, fuori dell’isola, che lega il caso alla necessità: una inedita passeggiata nella laguna e un belvedere che consentirebbe di apprezzare il confronto in fieri tra due mondi che si osservano, con curiosità, liberi, alla pari. Un confronto serrato.
Confronto Serrato con San Servolo : Liberare (l’intelligenza) le energie del mondo vegetale
Giani, Esther
;Carnevale, Giancarlo;Tamiazzo, Alessio;Quaggio, Federico
2022-01-01
Abstract
Confronto Serrato a San Servolo Liberare (l’intelligenza) le energie del mondo vegetale Lo scenario ipotizzato per San Servolo fornisce un’occasione di riflessione sul Progetto, ed esprime due ipotesi programmatiche di lavoro che, nel tempo, hanno avuto varie sperimentazioni sia dirette sia attraverso occasioni didattiche. La prima nasce dalla considerazione che ogni occasione progettuale implica una forma di modificazione violenta dell’ambiente preesistente (Carnevale, Giani 2013, p. 25). Il rapporto che abbiamo stabilito con il mondo naturale è stato caratterizzato dall’imposizione di un ordine. Parimenti, l’utilizzo delle risorse espresse dal mondo vegetale si è basato su sfruttamento e snaturalizzazione forzata (Powers 2018). Dare voce a una sensibilità che va diffondendosi in questo terzo millennio, può essere un impegno che coinvolga anche il Progetto, sia pure in forma di simboliche proposte di risarcimento (Marini 2020, pp. 10-17; 2021, pp. 7-21). Questa prima considerazione indirizza la scelta per San Servolo: liberare le energie (l’intelligenza) del mondo vegetale, senza alcun limite. Ritagliando la possibilità, per noi umani, di osservare i processi di violenta metabolizzazione che si attuerebbero nei confronti delle aree dismesse. Abbiamo perciò immaginato un’ideale divisione dell’ambiente concluso, dell’isola. Una netta separazione tra due mondi: quello dell’ordine e quello del disordine. L’ordine imposto dall’uomo e l’ordine imposto dalla Selva che, liberata, saprà ristabilire nel tempo. Secondo questa tesi, la divisione, per la carica concettuale di cui è foriera, dovrebbe essere netta; una linea costruita, continua, in grado di attraversare manufatti e luoghi; trasparente, invalicabile. L’osservazione del fenomeno di riappropriazione inizierebbe con il mutuo riconoscimento dei due universi, in una atmosfera sospesa, di reciproca libertà. Una alleanza alternativa. La seconda ipotesi nasce dalla considerazione che il caso ha momento nello sviluppo di ogni progetto e che le procedure di avvicinamento alle scelte figurative tendono a cercare una qualche necessità attraverso varie forme di analisi (Monod 1970). Come se l’allineare elementi oggettivi potesse ridurre le responsabilità autoriali delle scelte formali. Una ricerca, questa, che ha raggiunto livelli teorici anche molto alti, e sofisticate espressioni descrittive tanto da avere, talora, valenza estetica autonoma, indipendente dal progetto cui si riferivano (Stravinsky 1939). Resta, comunque, l’assunzione di responsabilità, di un atto iniziale che segni l’avvio del percorso progettuale. Atto iniziale che potremmo immaginare come “stato nascente” (Carnevale 2021, pp. 11-20). Il caso, la scelta casuale, può essere ridimensionata e accettata, nella misura in cui non le si attribuisca un valore determinante ma soltanto pre-testuale (Carnevale 2017, pp. 7-13). Un espediente per la messa in moto di processi razionali e controllabili per cui “conviene”, ai fini di un rapido avvio, affidarsi a spunti occasionali (Poe 1846). Secondo questa linea teorica, per l'intervento a San Servolo sarebbe stata necessaria una scelta geometrica iniziale cui appoggiare l’asse di divisione e demarcazione. Il “taglio” dell’isola; una inedita soglia, giustapposizione ma anche sottrazione. Un percorso in trincea avrebbe sfiorato la selva, attraversato tre edifici (“tagliati” ciascuno con diverso destino), diviso l’isola. Il taglio avrebbe rappresentato una equilibrata ripartizione tra un territorio che resta domestico e un altro che viene lasciato alla selva. Manufatti preesistenti (tagliati e interi) inclusi. Un nuovo territorio da osservare. Si immagina infatti che assistere – in sicurezza attraverso pareti in cristallo – tanto alla crescita della selva quanto alla distruzione graduale di reliquati da parte di vegetazioni aggressive, possa avere valenze spettacolari. Così come è nella esperienza estetica di ognuno e nelle tante affascinate descrizioni, da Piranesi a Goethe a Ruskin. E forse, anche, implicazioni scientifiche. Con le sue geometrie ortogonali, il complesso conventuale che ha generato l’isola ha fornito il pre-testo (e l’origine) per tracciare l’asse divisorio. Una seconda direttrice è stata suggerita dal fronte acqueo artificiale, sul lato orientale dell’isola. La convergenza delle due direzioni individua un punto, fuori dell’isola, che lega il caso alla necessità: una inedita passeggiata nella laguna e un belvedere che consentirebbe di apprezzare il confronto in fieri tra due mondi che si osservano, con curiosità, liberi, alla pari. Un confronto serrato.File | Dimensione | Formato | |
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