Il titolo del seminario "Clear-Span Buildings. Gli spazi a luce libera di Mies" si riferisce all’adozione di strutture a luce libera, mentre il sottotitolo allude alle implicazioni spaziali di questa specifica soluzione che Mies sviluppa in particolare negli Stati Uniti, sostanzialmente a partire dalla seconda metà degli anni ’40, nel passaggio dal tetto con colonne [Säulendach] in forma di sala ipostila della fase europea a una differente forma di Hallenbauten, caratterizzati dallo spostamento di tutte le strutture ai margini esterni, lasciando lo spazio interno completamente libero da strutture verticali. In una tavola del 1969 dello studio di Mies van der Rohe sono rappresentati in prospetto, alla stessa scala, i sette principali grandi o piccoli edifici che adottano la soluzione della Halle a luce libera progettati da Mies, a partire dalla Casa Farnsworth, per passare poi allo sviluppo applicativo di una struttura di riparo a luce libera per un grande spazio a sala, alla scala degli edifici pubblici: dal Teatro Nazionale di Mannheim alla Crown Hall all’IIT. Segue un secondo passaggio chiave nella sperimentazione miesiana sul riparo a luce libera, la cosiddetta Casa di 50x50 piedi, nella quale viene in particolare introdotta la nuova soluzione che condurrà alla fase conclusiva dello sviluppo della ricerca miesiana sul tema dell'aula a luce libera, cioè la struttura di copertura a due vie: una piastra nervata, a cassettoni, sospesa su sostegni verticali isolati perimetrali. Da qui si passa all'applicazione di questo principio alla grandissima scala della Convention Hall di Chicago. Quindi è rappresentato un progetto miesiano che dura ininterrottamente dal 1957 al 1968, sviluppandosi senza soluzioni di continuità attraverso differenti versioni successive: dal progetto per il Bacardi Administration Building a Santiago de Cuba, alla realizzazione nella Neue Nationalgalerie di Berlino. Sembra opportuno accennare brevemente a una questione che riguarda il tema specifico degli edifici a luce libera, soluzione che Mies adotta da un certo momento in poi negli USA. Se questo tema trova fondamento in molteplici sperimentazioni degli architetti e degli ingegneri dell’Ottocento, esso è stato anche in particolare anticipato in modo chiarissimo da un discorso di Carl Bötticher, allievo di Schinkel, che è noto per aver scritto un trattato che si intitola La tettonica degli Elleni (uno dei libri che Mies porta con sé negli Stati Uniti quando si trasferisce da Berlino): I principi dei modi di costruire ellenici e germanici, in rapporto alla loro applicazione al nostro attuale modo di costruire. In questo testo, Bötticher individua nella Halle con struttura in acciaio a grande luce libera, priva di sostegni interni – che, nella sua ipotesi, deve significativamente tendere a tradursi in una configurazione "analoga" alla tettonica trilitica classica, come avverrà nella Neue Nationalgalerie di Mies – la nuova soluzione paradigmatica per rispondere alla necessità di grandi spazi indivisi, appropriati ai nuovi compiti funzionali dell’epoca.

Clear-span buildings

Doimo, Martino
2022-01-01

Abstract

Il titolo del seminario "Clear-Span Buildings. Gli spazi a luce libera di Mies" si riferisce all’adozione di strutture a luce libera, mentre il sottotitolo allude alle implicazioni spaziali di questa specifica soluzione che Mies sviluppa in particolare negli Stati Uniti, sostanzialmente a partire dalla seconda metà degli anni ’40, nel passaggio dal tetto con colonne [Säulendach] in forma di sala ipostila della fase europea a una differente forma di Hallenbauten, caratterizzati dallo spostamento di tutte le strutture ai margini esterni, lasciando lo spazio interno completamente libero da strutture verticali. In una tavola del 1969 dello studio di Mies van der Rohe sono rappresentati in prospetto, alla stessa scala, i sette principali grandi o piccoli edifici che adottano la soluzione della Halle a luce libera progettati da Mies, a partire dalla Casa Farnsworth, per passare poi allo sviluppo applicativo di una struttura di riparo a luce libera per un grande spazio a sala, alla scala degli edifici pubblici: dal Teatro Nazionale di Mannheim alla Crown Hall all’IIT. Segue un secondo passaggio chiave nella sperimentazione miesiana sul riparo a luce libera, la cosiddetta Casa di 50x50 piedi, nella quale viene in particolare introdotta la nuova soluzione che condurrà alla fase conclusiva dello sviluppo della ricerca miesiana sul tema dell'aula a luce libera, cioè la struttura di copertura a due vie: una piastra nervata, a cassettoni, sospesa su sostegni verticali isolati perimetrali. Da qui si passa all'applicazione di questo principio alla grandissima scala della Convention Hall di Chicago. Quindi è rappresentato un progetto miesiano che dura ininterrottamente dal 1957 al 1968, sviluppandosi senza soluzioni di continuità attraverso differenti versioni successive: dal progetto per il Bacardi Administration Building a Santiago de Cuba, alla realizzazione nella Neue Nationalgalerie di Berlino. Sembra opportuno accennare brevemente a una questione che riguarda il tema specifico degli edifici a luce libera, soluzione che Mies adotta da un certo momento in poi negli USA. Se questo tema trova fondamento in molteplici sperimentazioni degli architetti e degli ingegneri dell’Ottocento, esso è stato anche in particolare anticipato in modo chiarissimo da un discorso di Carl Bötticher, allievo di Schinkel, che è noto per aver scritto un trattato che si intitola La tettonica degli Elleni (uno dei libri che Mies porta con sé negli Stati Uniti quando si trasferisce da Berlino): I principi dei modi di costruire ellenici e germanici, in rapporto alla loro applicazione al nostro attuale modo di costruire. In questo testo, Bötticher individua nella Halle con struttura in acciaio a grande luce libera, priva di sostegni interni – che, nella sua ipotesi, deve significativamente tendere a tradursi in una configurazione "analoga" alla tettonica trilitica classica, come avverrà nella Neue Nationalgalerie di Mies – la nuova soluzione paradigmatica per rispondere alla necessità di grandi spazi indivisi, appropriati ai nuovi compiti funzionali dell’epoca.
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