Questo libro è una parte di due. In entrambe i rispettivi curatori hanno documentato le storie italiane sul mito di Adone: sulla scena del mito come favola, e nelle forme del teatro musicale o danzato. A partire dalla celebrazione dell'indecente bellezza maschile di un ragazzo adolescente, eroe-fiore che sovverte il meccanismo del desiderio e la costruzione dell’identità eroica, fino a che un cinghiale, la Bestia, non arrivi a ricordare, di quella bellezza senza contropartita, tutta la sua fragilità. Ben oltre la loro vita storica, i testi qui raccolti precedono (nel primo libro) e succedono (nel secondo) l’esperienza dell’Adone, «poema grande» di Giambattista Marino (1623), che fu il crocevia di una stagione del gusto, parabola di una politica della scrittura, invenzione di un’etica della meraviglia e dello stupore. Un centro ingombrante, insomma, ma non privo di ironia, come un pachiderma inamovibile e profetico, sull’asse durevole della tradizione del moderno. Da più parti oramai riconosciuto e amato, più spesso detestato quanto a lungo ignorato, e che riacquista ora, con il persistere delle costellazioni qui largamente segnalate e restituite, tutta la sua più vera mobilità. Il volume curato da Andrea Torre raccoglie alcune testimonianze dell’esecuzione del mito di Adone, tra il 1532 e il 1623, e organizzandole in una morfologia della fabula vòlta a far emergere, per ogni variazione, le specifiche strategie autoriali che concorrono alla costruzione di Adone come moderna figura di anti-eroe. Il volume curato da Stefano Tomassini documenta, invece, la costruzione dello stereotipo dell’identità maschile attraverso la sua materializzazione nelle pratiche e nei regimi discorsivi messi in opera nella librettistica del teatro musicale e di danza, a partire dal 1614 fino al 1898.

Variazioni su Adone : 2. Libretti musicali e di ballo (1614-1898)

Stefano Tomassini
2009-01-01

Abstract

Questo libro è una parte di due. In entrambe i rispettivi curatori hanno documentato le storie italiane sul mito di Adone: sulla scena del mito come favola, e nelle forme del teatro musicale o danzato. A partire dalla celebrazione dell'indecente bellezza maschile di un ragazzo adolescente, eroe-fiore che sovverte il meccanismo del desiderio e la costruzione dell’identità eroica, fino a che un cinghiale, la Bestia, non arrivi a ricordare, di quella bellezza senza contropartita, tutta la sua fragilità. Ben oltre la loro vita storica, i testi qui raccolti precedono (nel primo libro) e succedono (nel secondo) l’esperienza dell’Adone, «poema grande» di Giambattista Marino (1623), che fu il crocevia di una stagione del gusto, parabola di una politica della scrittura, invenzione di un’etica della meraviglia e dello stupore. Un centro ingombrante, insomma, ma non privo di ironia, come un pachiderma inamovibile e profetico, sull’asse durevole della tradizione del moderno. Da più parti oramai riconosciuto e amato, più spesso detestato quanto a lungo ignorato, e che riacquista ora, con il persistere delle costellazioni qui largamente segnalate e restituite, tutta la sua più vera mobilità. Il volume curato da Andrea Torre raccoglie alcune testimonianze dell’esecuzione del mito di Adone, tra il 1532 e il 1623, e organizzandole in una morfologia della fabula vòlta a far emergere, per ogni variazione, le specifiche strategie autoriali che concorrono alla costruzione di Adone come moderna figura di anti-eroe. Il volume curato da Stefano Tomassini documenta, invece, la costruzione dello stereotipo dell’identità maschile attraverso la sua materializzazione nelle pratiche e nei regimi discorsivi messi in opera nella librettistica del teatro musicale e di danza, a partire dal 1614 fino al 1898.
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