Vivere una casa. Routine, rito e rituale sono termini che presuppongono azioni accumunate dall’idea di ripetizione. La continua replica di gesti, atti e comportamenti che si ripetono è tipica delle attività che si svolgono all’interno dello spazio domestico e, anche se i sociologi e gli antropologi più ortodossi non sono del tutto d’accordo, si sente spesso parlare di riti o rituali domestici. Da questo punto di vista, non c’è dubbio che, se da un lato la ripetizione di determinate azioni rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente perché si possa parlare di rito, dall’altro lato non si può negare che esiste una certa corrispondenza e affinità tra la tipica reiterazione di schemi e atteggiamenti che si ritrovano nelle sequenze rituali e le nostre abitudini quotidiane tra le mura di casa. Tra le tante attività che si svolgono all’interno dello spazio domestico, ve ne sono alcune che hanno una maggiore natura ripetitiva e sono maggiormente soggette a schemi ciclici e ricorrenti. Mangiare, per esempio, è un’attività che implica ripetizione. Non bisogna soffermarsi solo sull’atto specifico di ingurgitare il cibo più volte al giorno, ma sull’intera sequenza di attività che sovrintendono alla preparazione e al consumo dei pasti. Dormire, altro esempio, è anch’essa un’attività che implica ripetizione. Anche in questo caso non bisogna riferirsi solo all’atto in sé, ma all’intera catena di azioni che portano al riposo notturno e al successivo risveglio. Pulire gli spazi, le superfici e gli oggetti che affollano l’interno della propria abitazione è solo l’ennesimo esempio di un’azione che si ripete ciclicamente. Per non parlare dello sforzo di manutenzione della casa stessa, al fine di conservarla funzionante ed efficiente. Se, però, abbandoniamo per un momento questa quotidiana e ricorrente prospettiva di chi una casa la abita e assumiamo la prospettiva di chi la casa la concepisce e poi la costruisce, il punto di vista dell’architetto, dunque, del progettista, vedremo le cose sotto una luce differente. Costruire una casa Ripetere, in architettura, non è mai ripetere. Ogni ripetizione, ogni progetto, ogni edificio, ogni casa è una singolarità. Alla luce di questo ragionamento, uno strano corto circuito si configura nell’incontro e nella sovrapposizione tra l’uso ricorrente dello spazio domestico da un lato e l’unicità architettonica della casa dall’altro. Se dal primo punto di vista, infatti, possiamo parlare di una dimensione in cui si svolgono pratiche quotidiane che si basano sul meccanismo della ripetizione e della reiterazione continua di gesti, atti e comportamenti, dal secondo punto di vista, invece, ci troviamo di fronte a una delle attività umane che maggiormente rispondono a un criterio di specificità e unicità, in cui l’idea della ripetizione viene respinta e rifiutata con forza. Ecco perché l’architettura della casa rappresenta, per ogni progettista, una sfida allo stesso tempo semplice e complessa. Semplice perché mette in atto un programma che tutti conosciamo molto bene, visto che lo sperimentiamo in prima persona nella vita di tutti i giorni. Complessa perché proprio nella differenza tra costruire una casa e vivere una casa si consuma un piccolo dramma che vede contrapposte due opposte esigenze. Da un lato la singolarità del progetto di architettura, con la necessità di affermare la propria individualità e autonomia e di scongiurare qualsiasi tentativo di omologazione. Dall’altro lato l’idea di ripetizione continua che sovrintende all’uso dello spazio domestico, in cui è l’essere umano in quanto abitante al centro dell’attenzione, con i suoi bisogni fondamentali da sempre immutati, con le stesse necessità di ogni giorno, gli stessi desideri, gli stessi sogni e l’incessante desiderio di realizzarli.
Lo spazio quotidiano. Routine, riti e rituali domestici nell'architettura della casa contemporanea
Cacciatore, Francesco
2022-01-01
Abstract
Vivere una casa. Routine, rito e rituale sono termini che presuppongono azioni accumunate dall’idea di ripetizione. La continua replica di gesti, atti e comportamenti che si ripetono è tipica delle attività che si svolgono all’interno dello spazio domestico e, anche se i sociologi e gli antropologi più ortodossi non sono del tutto d’accordo, si sente spesso parlare di riti o rituali domestici. Da questo punto di vista, non c’è dubbio che, se da un lato la ripetizione di determinate azioni rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente perché si possa parlare di rito, dall’altro lato non si può negare che esiste una certa corrispondenza e affinità tra la tipica reiterazione di schemi e atteggiamenti che si ritrovano nelle sequenze rituali e le nostre abitudini quotidiane tra le mura di casa. Tra le tante attività che si svolgono all’interno dello spazio domestico, ve ne sono alcune che hanno una maggiore natura ripetitiva e sono maggiormente soggette a schemi ciclici e ricorrenti. Mangiare, per esempio, è un’attività che implica ripetizione. Non bisogna soffermarsi solo sull’atto specifico di ingurgitare il cibo più volte al giorno, ma sull’intera sequenza di attività che sovrintendono alla preparazione e al consumo dei pasti. Dormire, altro esempio, è anch’essa un’attività che implica ripetizione. Anche in questo caso non bisogna riferirsi solo all’atto in sé, ma all’intera catena di azioni che portano al riposo notturno e al successivo risveglio. Pulire gli spazi, le superfici e gli oggetti che affollano l’interno della propria abitazione è solo l’ennesimo esempio di un’azione che si ripete ciclicamente. Per non parlare dello sforzo di manutenzione della casa stessa, al fine di conservarla funzionante ed efficiente. Se, però, abbandoniamo per un momento questa quotidiana e ricorrente prospettiva di chi una casa la abita e assumiamo la prospettiva di chi la casa la concepisce e poi la costruisce, il punto di vista dell’architetto, dunque, del progettista, vedremo le cose sotto una luce differente. Costruire una casa Ripetere, in architettura, non è mai ripetere. Ogni ripetizione, ogni progetto, ogni edificio, ogni casa è una singolarità. Alla luce di questo ragionamento, uno strano corto circuito si configura nell’incontro e nella sovrapposizione tra l’uso ricorrente dello spazio domestico da un lato e l’unicità architettonica della casa dall’altro. Se dal primo punto di vista, infatti, possiamo parlare di una dimensione in cui si svolgono pratiche quotidiane che si basano sul meccanismo della ripetizione e della reiterazione continua di gesti, atti e comportamenti, dal secondo punto di vista, invece, ci troviamo di fronte a una delle attività umane che maggiormente rispondono a un criterio di specificità e unicità, in cui l’idea della ripetizione viene respinta e rifiutata con forza. Ecco perché l’architettura della casa rappresenta, per ogni progettista, una sfida allo stesso tempo semplice e complessa. Semplice perché mette in atto un programma che tutti conosciamo molto bene, visto che lo sperimentiamo in prima persona nella vita di tutti i giorni. Complessa perché proprio nella differenza tra costruire una casa e vivere una casa si consuma un piccolo dramma che vede contrapposte due opposte esigenze. Da un lato la singolarità del progetto di architettura, con la necessità di affermare la propria individualità e autonomia e di scongiurare qualsiasi tentativo di omologazione. Dall’altro lato l’idea di ripetizione continua che sovrintende all’uso dello spazio domestico, in cui è l’essere umano in quanto abitante al centro dell’attenzione, con i suoi bisogni fondamentali da sempre immutati, con le stesse necessità di ogni giorno, gli stessi desideri, gli stessi sogni e l’incessante desiderio di realizzarli.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Gli Iblei nella casa_lo spazio quotidiano.pdf
solo utenti autorizzati
Tipologia:
Versione Editoriale
Licenza:
Accesso ristretto
Dimensione
1.18 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.18 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.