Narrare è diverso da comunicare. Di certo la narrazione è una forma di comunicazione, ma è una comunicazione per così dire aumentata o potenziata. Ancor oggi (e ciò non è cambiato da L’epopea di Gilgameš o dall’Iliade) è una comunicazione che, in maniera diversa a seconda dei casi e delle situazioni, implica un epos, una dimensione espressiva collettiva permessa da una concatenazione selettiva e significativa degli eventi. Lo avevano capito in tanti, da Nietzsche a Mircea Eliade a Friedrich Otto, senza questa dimensione le civiltà sviliscono entrando in quella che Hans Sedlmayr definiva un’entropia spirituale.

Prefigurare la narrazione

Mosco, Valerio Paolo
2022-01-01

Abstract

Narrare è diverso da comunicare. Di certo la narrazione è una forma di comunicazione, ma è una comunicazione per così dire aumentata o potenziata. Ancor oggi (e ciò non è cambiato da L’epopea di Gilgameš o dall’Iliade) è una comunicazione che, in maniera diversa a seconda dei casi e delle situazioni, implica un epos, una dimensione espressiva collettiva permessa da una concatenazione selettiva e significativa degli eventi. Lo avevano capito in tanti, da Nietzsche a Mircea Eliade a Friedrich Otto, senza questa dimensione le civiltà sviliscono entrando in quella che Hans Sedlmayr definiva un’entropia spirituale.
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