Mario Fiorentino è stato un attore di primo piano della scena architettonica del secondo dopoguerra, un periodo che vide fiorire il dibattito cul¬turale sullo sviluppo delle città. Sebbene abbia progettato e realizzato interi quartieri, ricoprendo anche importanti ruoli politico-istituzionali, solo raramente è ricordato tra i protagonisti di quella complessa stagione dell’architettura italiana. Questa tesi, che non mira a costituire uno studio monografico sulla figura di Fiorentino, ha l’obiettivo di restituire una lettura approfondita di uno specifico segmento del suo percorso professionale e intellettuale, concentrandosi sui lavori degli anni Sessanta e Settanta culminati nel controverso progetto dell’edificio residenziale IACP a Corviale (1972-1981). Tenendo sempre sullo sfondo il dibattito scaturito da questa architettura, che fu subito vivo sin dagli anni della sua costruzione e tuttora non trova il suo esaurimento, la ricerca si basa sull’interpretazione di quest’opera come critica alla crescita disordinata e incontrollata di Roma nel secondo dopoguerra e, dunque, come tentativo di orientarne lo sviluppo. Sotto questa lente Corviale assume sin da subito il carattere di uno strumento di conoscenza della città: un tentativo di mettere Roma in rapporto alla sua storia e al suo territorio attraverso una strategia progettuale che coinvolge moltissimi attori. Il suo studio si rivela di profondo interesse e mette in luce uno sforzo strategico e produttivo che, confrontandosi con temi come la monumentalità nella composizione urbana, il rapporto tra architettura città e territorio e tra forma e dimensione, risulta ancora oggi innovativo. Per dare conto di questo processi senza disperderne la complessità, è stato necessario analizzare il progetto fin dalla sua genesi passandone in rassegna i possibili archetipi formali e riscoprire il dibattito italiano e internazionale di quegli anni, incentrato sui problemi dello sviluppo urbano e sui temi chiave della Città-territorio, città-regione, grande scala e Grande dimensione. Di quest’ultimo concetto in particolare si è cercato di risalire a una definizione esaustiva attraverso l’analisi di alcuni progetti poco conosciuti di Fiorentino e di poco precedenti il Corviale: l’Unità di abitazione per un quartiere alle Tre Fontane (1964-1969), lo studio per un Centro Direzionale secondario al Flaminio (1969-1971), il progetto per un Insediamento residenziale a Tor di Quinto (1971-1972) e quello per l’Asse Attrezzato e il nuovo Sistema Direzionale di Roma (1967-1970). Si tratta di quattro casi studio che esemplificano la visione dell’architetto sullo sviluppo della città contemporanea e che confluiscono in vario modo nel processo compositivo che fu all’origine di Corviale. Cronologicamente molto vicini, sono tutti progetti per Roma e, sebbene presentino diverse destinazioni d’uso e dimensioni (dalla scala dell’edificio singolo a quella del quartiere e della città), avevano l’obiettivo comune di mettere un freno allo sviluppo incontrollato di Roma. Alla luce di questo studio e grazie al ridisegno delle prime ipotesi progettuali, l’articolata e velocissima evoluzione compositiva del progetto di Corviale acquisisce chiarezza ed emerge una storia di intenti e strategie, di programmazioni e adattamenti tutti tesi a raggiungere quella unità formale – dei singoli volumi e dell’intero sistema – che doveva permettere di immaginare il progetto come parte integrata di una città eterogenea. Se quindi l’architettura è da intendersi come un’indagine sulla città con l’obiettivo di ricondurla a un processo unitario di crescita e sviluppo, il fine dell’architetto non dev’essere quello di realizzare un oggetto architettonico bensì un progetto architettonico: se il primo è una struttura autonoma e indipendente, il secondo ha una duplice natura di edificio e città.

Mario Fiorentino. L'utopia della Grande dimensione. Dall'Asse Attrezzato al Corviale / Veronese, Anna. - (2023 Jun 14). [10.25432/veronese-anna_phd2023-06-14]

Mario Fiorentino. L'utopia della Grande dimensione. Dall'Asse Attrezzato al Corviale

VERONESE, ANNA
2023-06-14

Abstract

Mario Fiorentino è stato un attore di primo piano della scena architettonica del secondo dopoguerra, un periodo che vide fiorire il dibattito cul¬turale sullo sviluppo delle città. Sebbene abbia progettato e realizzato interi quartieri, ricoprendo anche importanti ruoli politico-istituzionali, solo raramente è ricordato tra i protagonisti di quella complessa stagione dell’architettura italiana. Questa tesi, che non mira a costituire uno studio monografico sulla figura di Fiorentino, ha l’obiettivo di restituire una lettura approfondita di uno specifico segmento del suo percorso professionale e intellettuale, concentrandosi sui lavori degli anni Sessanta e Settanta culminati nel controverso progetto dell’edificio residenziale IACP a Corviale (1972-1981). Tenendo sempre sullo sfondo il dibattito scaturito da questa architettura, che fu subito vivo sin dagli anni della sua costruzione e tuttora non trova il suo esaurimento, la ricerca si basa sull’interpretazione di quest’opera come critica alla crescita disordinata e incontrollata di Roma nel secondo dopoguerra e, dunque, come tentativo di orientarne lo sviluppo. Sotto questa lente Corviale assume sin da subito il carattere di uno strumento di conoscenza della città: un tentativo di mettere Roma in rapporto alla sua storia e al suo territorio attraverso una strategia progettuale che coinvolge moltissimi attori. Il suo studio si rivela di profondo interesse e mette in luce uno sforzo strategico e produttivo che, confrontandosi con temi come la monumentalità nella composizione urbana, il rapporto tra architettura città e territorio e tra forma e dimensione, risulta ancora oggi innovativo. Per dare conto di questo processi senza disperderne la complessità, è stato necessario analizzare il progetto fin dalla sua genesi passandone in rassegna i possibili archetipi formali e riscoprire il dibattito italiano e internazionale di quegli anni, incentrato sui problemi dello sviluppo urbano e sui temi chiave della Città-territorio, città-regione, grande scala e Grande dimensione. Di quest’ultimo concetto in particolare si è cercato di risalire a una definizione esaustiva attraverso l’analisi di alcuni progetti poco conosciuti di Fiorentino e di poco precedenti il Corviale: l’Unità di abitazione per un quartiere alle Tre Fontane (1964-1969), lo studio per un Centro Direzionale secondario al Flaminio (1969-1971), il progetto per un Insediamento residenziale a Tor di Quinto (1971-1972) e quello per l’Asse Attrezzato e il nuovo Sistema Direzionale di Roma (1967-1970). Si tratta di quattro casi studio che esemplificano la visione dell’architetto sullo sviluppo della città contemporanea e che confluiscono in vario modo nel processo compositivo che fu all’origine di Corviale. Cronologicamente molto vicini, sono tutti progetti per Roma e, sebbene presentino diverse destinazioni d’uso e dimensioni (dalla scala dell’edificio singolo a quella del quartiere e della città), avevano l’obiettivo comune di mettere un freno allo sviluppo incontrollato di Roma. Alla luce di questo studio e grazie al ridisegno delle prime ipotesi progettuali, l’articolata e velocissima evoluzione compositiva del progetto di Corviale acquisisce chiarezza ed emerge una storia di intenti e strategie, di programmazioni e adattamenti tutti tesi a raggiungere quella unità formale – dei singoli volumi e dell’intero sistema – che doveva permettere di immaginare il progetto come parte integrata di una città eterogenea. Se quindi l’architettura è da intendersi come un’indagine sulla città con l’obiettivo di ricondurla a un processo unitario di crescita e sviluppo, il fine dell’architetto non dev’essere quello di realizzare un oggetto architettonico bensì un progetto architettonico: se il primo è una struttura autonoma e indipendente, il secondo ha una duplice natura di edificio e città.
14-giu-2023
35
ARCHITETTURA, CITTA' E DESIGN
Mario Fiorentino. L'utopia della Grande dimensione. Dall'Asse Attrezzato al Corviale / Veronese, Anna. - (2023 Jun 14). [10.25432/veronese-anna_phd2023-06-14]
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