Come è noto, l’architetto-rappresentatore impiega, nel suo linguaggio espressivo d’elezione, il disegno – un codice teorico-grafico le cui fondamenta, di evidente discendenza platonica, tentano di organizzare e dare un senso al reale. Forse uno degli strumenti più potenti che gli è toccato in sorte per tradurre il mondo esistente in un modello denso e polisemico e, al contempo, per prefigurare quello a venire, in modo convincente e creativo, è proprio quello fornitogli dalla Geometria Descrittiva la cui comparsa, nell’edificio speculativo delle matematiche, prima, e nel cursus studiorum del progettista, poi, coincide dal punto di vista linguistico con la riemersione di forme espressive neo-classiche, sia nell’ambito della produzione di immagini che di strutture architettoniche e narrative. La forte caratura d’astrazione che la Geometria Descrittiva conteneva – e che oggi, per certi versi, ancora contiene ed esaspera – nel suo nucleo fondativo Settecentesco faceva il paio con un universo sensibile, cristallino e trasparente, in cui l’opacità era reintrodotta, nella pratica iconografica, solo nelle salvifiche e finali applicazioni skiagrafiche.

Il cardine proiettivo = The projective pivot

De Rosa, Agostino
2023-01-01

Abstract

Come è noto, l’architetto-rappresentatore impiega, nel suo linguaggio espressivo d’elezione, il disegno – un codice teorico-grafico le cui fondamenta, di evidente discendenza platonica, tentano di organizzare e dare un senso al reale. Forse uno degli strumenti più potenti che gli è toccato in sorte per tradurre il mondo esistente in un modello denso e polisemico e, al contempo, per prefigurare quello a venire, in modo convincente e creativo, è proprio quello fornitogli dalla Geometria Descrittiva la cui comparsa, nell’edificio speculativo delle matematiche, prima, e nel cursus studiorum del progettista, poi, coincide dal punto di vista linguistico con la riemersione di forme espressive neo-classiche, sia nell’ambito della produzione di immagini che di strutture architettoniche e narrative. La forte caratura d’astrazione che la Geometria Descrittiva conteneva – e che oggi, per certi versi, ancora contiene ed esaspera – nel suo nucleo fondativo Settecentesco faceva il paio con un universo sensibile, cristallino e trasparente, in cui l’opacità era reintrodotta, nella pratica iconografica, solo nelle salvifiche e finali applicazioni skiagrafiche.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/328628
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