Il testo intorno a cui ruota il contributo è l’architettura dipinta ne La Predica di San Marco ad Alessandria d’Egitto di Giovanni e Gentile Bellini, conservata a Brera. L’edificio e lo spazio nel quale si svolge l’azione sono un capolavoro di simulazione in cui l’allegoresi si ibrida con la citazione, nel quadro di un progetto ideologico ben preciso. La piazza è – dovrebbe essere – una piazza di Alessandria; la chiesa è – dovrebbe essere – una chiesa bizantina: ma la costruzione dello spazio è improntata in modo che l’evocazione richiami immediatamente l’area marciana. È Venezia, è una piazza San Marco trasfigurata, ma non è Venezia, è anche Alessandria o Costantinopoli, la seconda Roma di cui Venezia si vuole erede. L’area marciana, spazio per eccellenza in cui si esercita l’allegoresi del potere politico della Serenissima, evocata in modo indiretto ma inequivocabile, fornisce le coordinate imaginali per contenuti che trascendono le architetture reali e gli stessi modelli ideali. Il metodo dell’analisi dell’immagine si avvale della strumentazione fornita dalla “iconografia e iconologia dell’architettura”, secondo la lezione di Richard Krautheimer che consente di studiare architetture dipinte non solo attraverso la lettura dei loro elementi monumentali ma anche per il tramite del carattere simbolico proprio della loro rappresentazione. Nel contributo si procede alla identificazione dei singoli elementi architettonici che hanno diversa origine le cui rappresentazioni concorrono nell’invenzione del complesso fantastico, e si ripercorrono le ipotesi sulle motivazioni ideologiche della loro presenza e della loro rielaborazione. La rappresentazione viene studiata rimarcando altresì l’importanza del mito fondativo della città che ruota intorno alla storia leggendaria di un corpo che si fa architettura, come testimonia il ruolo e il racconto dell’inventio e della translatio delle spoglie di San Marco e la fortuna dello stesso mito, così come la veicolazione di storie di fondazione di matrice classica nel programma del rituale civico della città. Lo studio pone interrogativi sul superamento del ruolo di modello urbano dell’area marciana, per la quale la complessità della configurazione è tale che non consente di analizzare in termini meramente descrittivi uno spazio reale che è già, di suo, ecfrastico.

È Venezia? Giovanni e Gentile Bellini

Zanon, Giulia
2022-01-01

Abstract

Il testo intorno a cui ruota il contributo è l’architettura dipinta ne La Predica di San Marco ad Alessandria d’Egitto di Giovanni e Gentile Bellini, conservata a Brera. L’edificio e lo spazio nel quale si svolge l’azione sono un capolavoro di simulazione in cui l’allegoresi si ibrida con la citazione, nel quadro di un progetto ideologico ben preciso. La piazza è – dovrebbe essere – una piazza di Alessandria; la chiesa è – dovrebbe essere – una chiesa bizantina: ma la costruzione dello spazio è improntata in modo che l’evocazione richiami immediatamente l’area marciana. È Venezia, è una piazza San Marco trasfigurata, ma non è Venezia, è anche Alessandria o Costantinopoli, la seconda Roma di cui Venezia si vuole erede. L’area marciana, spazio per eccellenza in cui si esercita l’allegoresi del potere politico della Serenissima, evocata in modo indiretto ma inequivocabile, fornisce le coordinate imaginali per contenuti che trascendono le architetture reali e gli stessi modelli ideali. Il metodo dell’analisi dell’immagine si avvale della strumentazione fornita dalla “iconografia e iconologia dell’architettura”, secondo la lezione di Richard Krautheimer che consente di studiare architetture dipinte non solo attraverso la lettura dei loro elementi monumentali ma anche per il tramite del carattere simbolico proprio della loro rappresentazione. Nel contributo si procede alla identificazione dei singoli elementi architettonici che hanno diversa origine le cui rappresentazioni concorrono nell’invenzione del complesso fantastico, e si ripercorrono le ipotesi sulle motivazioni ideologiche della loro presenza e della loro rielaborazione. La rappresentazione viene studiata rimarcando altresì l’importanza del mito fondativo della città che ruota intorno alla storia leggendaria di un corpo che si fa architettura, come testimonia il ruolo e il racconto dell’inventio e della translatio delle spoglie di San Marco e la fortuna dello stesso mito, così come la veicolazione di storie di fondazione di matrice classica nel programma del rituale civico della città. Lo studio pone interrogativi sul superamento del ruolo di modello urbano dell’area marciana, per la quale la complessità della configurazione è tale che non consente di analizzare in termini meramente descrittivi uno spazio reale che è già, di suo, ecfrastico.
2022
9788857594699
9788831241595
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