L’obiettivo comunitario per il 2050 prevede proprio, oltre al contenimento del fabbisogno energetico, di raggiungere il traguardo di zero consumo di suolo mediante un riuso selettivo e appropriato del patrimonio esistente. Altri fattori vanno a sommarsi nel comporre un quadro di necessità di intervento sull’esistente: la fragilità del nostro territorio di fronte a eventi disastrosi quali terremoti o alluvioni – non solo per cause naturali ma anche a causa di cambiamenti climatici, dissesti idrogeologici e un’edificazione dissennata; la consapevolezza della relazione tra scale diverse di intervento – per cui un progetto alla scala architettonica può avere ripercussioni su intere aree di rigenerazione – che deve essere aperta ad accogliere fenomeni innescati ma dagli esiti non sempre o non completamente prevedibili, dipendendo in parte da fenomeni di condivisione e appropriazione sociale che costituiscono un ulteriore nuovo fattore che caratterizza la contemporaneità. Questi nuovi temi – o nuovi approcci a vecchi temi – della progettazione richiedono sicuramente una disponibilità a ridefinire obiettivi e modalità del nostro lavoro, assumendo le istanze della nostra epoca non come limiti ma sicuramente come vincoli. La complessità delle competenze richiamate, la necessità del confronto tra ambiti diversi del sapere nulla tolgono alla rielaborazione che ci compete, alla possibilità di parlare di architettura attraverso l’architettura, della struttura del progetto indipendentemente dal suo ambito di applicazione, approfittando del fatto che il progetto sull’esistente rende più severe le condizioni del contesto, non offrendo certo comodi spazi di ritiro.

Ri-abitare. Temi per l’architettura contemporanea

Manzelle, Maura
2022-01-01

Abstract

L’obiettivo comunitario per il 2050 prevede proprio, oltre al contenimento del fabbisogno energetico, di raggiungere il traguardo di zero consumo di suolo mediante un riuso selettivo e appropriato del patrimonio esistente. Altri fattori vanno a sommarsi nel comporre un quadro di necessità di intervento sull’esistente: la fragilità del nostro territorio di fronte a eventi disastrosi quali terremoti o alluvioni – non solo per cause naturali ma anche a causa di cambiamenti climatici, dissesti idrogeologici e un’edificazione dissennata; la consapevolezza della relazione tra scale diverse di intervento – per cui un progetto alla scala architettonica può avere ripercussioni su intere aree di rigenerazione – che deve essere aperta ad accogliere fenomeni innescati ma dagli esiti non sempre o non completamente prevedibili, dipendendo in parte da fenomeni di condivisione e appropriazione sociale che costituiscono un ulteriore nuovo fattore che caratterizza la contemporaneità. Questi nuovi temi – o nuovi approcci a vecchi temi – della progettazione richiedono sicuramente una disponibilità a ridefinire obiettivi e modalità del nostro lavoro, assumendo le istanze della nostra epoca non come limiti ma sicuramente come vincoli. La complessità delle competenze richiamate, la necessità del confronto tra ambiti diversi del sapere nulla tolgono alla rielaborazione che ci compete, alla possibilità di parlare di architettura attraverso l’architettura, della struttura del progetto indipendentemente dal suo ambito di applicazione, approfittando del fatto che il progetto sull’esistente rende più severe le condizioni del contesto, non offrendo certo comodi spazi di ritiro.
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