Le riflessioni ed elaborazioni di Giuseppe Mazzariol sulla forma della città di Venezia, hanno un dichiarato debito nei confronti di Sergio Bettini, alla cui scuola Mazzariol si forma. La conoscenza della forma del territorio, portata avanti anche come studioso di cartografia storica, significa per Mazzariol il riconoscimento dei caratteri dell’identità di un luogo, e tra questi innanzitutto quelle condizioni di colore, di luce, di sensazioni che generano l’espressione di una determinata cultura in tutti i suoi aspetti. La forma della città determina inoltre nella lezione bettiniana le modalità della sua percezione, che per Venezia non può che essere una forma itinerante, priva di fuochi prospettici, concetto che diviene il filo conduttore della mostra “Venezia Viva“ alla quale Mazzariol partecipa nel 1954. Espressione della concezione unitaria del territorio si ha nella Mostra delle Regioni, indetta in occasione delle celebrazioni del centenario dell’unità italiana a Torino nel 1961, per la quale Sergio Bettini e Giuseppe Mazzariol collaborano con Carlo Scarpa alla realizzazione dell’allestimento del padiglione del Veneto, intitolato “Il senso del colore, il dominio delle acque”. Altra occasione per Mazzariol di affermare il suo pensiero sul rapporto tra la città e il suo territorio e in particolare tra Venezia e il Veneto, è la cura della mostra “Il Veneto e l’Austria” del 1989. Parallelamente Mazzariol portava avanti l’esperienza didattica nello IUAV diretto da Giuseppe Samonà, a continuo confronto con l’unità tra architettura e urbanistica da lui teorizzata e promossa, che si traduceva nella concezione dell’opera architettonica come opera sempre contestualizzata e opera che incarna il “senso di invariabilità” di un contesto determinato. Ma è con la pubblicazione della Pianta prospettica di Venezia di Jacopo de’ Barbari del 1500 con Terisio Pignatti del 1963, che avviene una svolta nel pensiero di Mazzariol. Possiamo ipotizzare che sia sulla base di questi fermenti introdotti da Mazzariol nel dibattito culturale della Venezia degli anni ’60 intorno alla struttura della città che alcuni progetti seguiti da Mazzariol come committente citano la città attraverso la sua forma. Si fa riferimento agli schizzi di Le Corbusier di studio di Venezia, preliminari alla elaborazione del progetto del Nuovo Ospedale (1963), al contemporaneo progetto di Carlo Scarpa per l’accesso d’acqua alla Fondazione Querini Stampalia (1963), forma che ancora Scarpa ripropone nel Monumento Venezia alla Partigiana, inaugurato nel 1969 ma il cui progetto inizia nel 1962.

Sulla forma della città. Da de’ Barbari a Le Corbusier

Manzelle Maura
2014-01-01

Abstract

Le riflessioni ed elaborazioni di Giuseppe Mazzariol sulla forma della città di Venezia, hanno un dichiarato debito nei confronti di Sergio Bettini, alla cui scuola Mazzariol si forma. La conoscenza della forma del territorio, portata avanti anche come studioso di cartografia storica, significa per Mazzariol il riconoscimento dei caratteri dell’identità di un luogo, e tra questi innanzitutto quelle condizioni di colore, di luce, di sensazioni che generano l’espressione di una determinata cultura in tutti i suoi aspetti. La forma della città determina inoltre nella lezione bettiniana le modalità della sua percezione, che per Venezia non può che essere una forma itinerante, priva di fuochi prospettici, concetto che diviene il filo conduttore della mostra “Venezia Viva“ alla quale Mazzariol partecipa nel 1954. Espressione della concezione unitaria del territorio si ha nella Mostra delle Regioni, indetta in occasione delle celebrazioni del centenario dell’unità italiana a Torino nel 1961, per la quale Sergio Bettini e Giuseppe Mazzariol collaborano con Carlo Scarpa alla realizzazione dell’allestimento del padiglione del Veneto, intitolato “Il senso del colore, il dominio delle acque”. Altra occasione per Mazzariol di affermare il suo pensiero sul rapporto tra la città e il suo territorio e in particolare tra Venezia e il Veneto, è la cura della mostra “Il Veneto e l’Austria” del 1989. Parallelamente Mazzariol portava avanti l’esperienza didattica nello IUAV diretto da Giuseppe Samonà, a continuo confronto con l’unità tra architettura e urbanistica da lui teorizzata e promossa, che si traduceva nella concezione dell’opera architettonica come opera sempre contestualizzata e opera che incarna il “senso di invariabilità” di un contesto determinato. Ma è con la pubblicazione della Pianta prospettica di Venezia di Jacopo de’ Barbari del 1500 con Terisio Pignatti del 1963, che avviene una svolta nel pensiero di Mazzariol. Possiamo ipotizzare che sia sulla base di questi fermenti introdotti da Mazzariol nel dibattito culturale della Venezia degli anni ’60 intorno alla struttura della città che alcuni progetti seguiti da Mazzariol come committente citano la città attraverso la sua forma. Si fa riferimento agli schizzi di Le Corbusier di studio di Venezia, preliminari alla elaborazione del progetto del Nuovo Ospedale (1963), al contemporaneo progetto di Carlo Scarpa per l’accesso d’acqua alla Fondazione Querini Stampalia (1963), forma che ancora Scarpa ripropone nel Monumento Venezia alla Partigiana, inaugurato nel 1969 ma il cui progetto inizia nel 1962.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Manzelle_2014_SULLA FORMA DELLA CITTA'.pdf

non disponibili

Tipologia: Versione Editoriale
Licenza: Accesso ristretto
Dimensione 4.11 MB
Formato Adobe PDF
4.11 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/331289
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact