Il testo indaga il contributo dell’interaction design nel campo del design degli interni, con un focus particolare sulla progettazione di spazi ibridi fisico-digitali. L’interaction design, nato per sviluppare interazioni tra persone e dispositivi tecnologici, si estende alla progettazione degli ambienti, trasformando lo spazio in una dimensione informativa e interattiva. Le tecnologie ubiquitarie, come GPS, RFID, realtà aumentata e virtuale, nonché interfacce ambientali, stanno ridefinendo il modo in cui percepiamo, abitiamo e interagiamo con gli spazi. Tali tecnologie si integrano nell’architettura, negli oggetti e nei flussi di dati, influenzando i comportamenti umani e il senso di presenza fisica nei luoghi. Il contributo evidenzia l’importanza di superare i tradizionali approcci cognitivisti dell’Human-Computer Interaction (HCI), adottando paradigmi più contestuali e incarnati, come l’embodied interaction di Paul Dourish, per considerare la fisicità e la socialità dei contesti di utilizzo. In questa prospettiva, lo studio delle spatial user experience (SUX) e la distinzione tra spazio e luogo diventano fondamentali. Mentre lo spazio si riferisce alla configurazione fisica, il luogo incorpora dimensioni socioculturali e comportamentali, cruciali per la progettazione di interni digitalmente aumentati. Il contributo propone una visione transdisciplinare, invitando i designer a considerare gli spazi ibridi come materia progettuale, in cui le interfacce agiscono non solo come strumenti funzionali, ma come elementi culturali che modellano comportamenti, emozioni e relazioni.

Interior? Interaction! Il contributo dell'interaction design nell'ambito dell'interior design

Calogero, Lucilla
2024-01-01

Abstract

Il testo indaga il contributo dell’interaction design nel campo del design degli interni, con un focus particolare sulla progettazione di spazi ibridi fisico-digitali. L’interaction design, nato per sviluppare interazioni tra persone e dispositivi tecnologici, si estende alla progettazione degli ambienti, trasformando lo spazio in una dimensione informativa e interattiva. Le tecnologie ubiquitarie, come GPS, RFID, realtà aumentata e virtuale, nonché interfacce ambientali, stanno ridefinendo il modo in cui percepiamo, abitiamo e interagiamo con gli spazi. Tali tecnologie si integrano nell’architettura, negli oggetti e nei flussi di dati, influenzando i comportamenti umani e il senso di presenza fisica nei luoghi. Il contributo evidenzia l’importanza di superare i tradizionali approcci cognitivisti dell’Human-Computer Interaction (HCI), adottando paradigmi più contestuali e incarnati, come l’embodied interaction di Paul Dourish, per considerare la fisicità e la socialità dei contesti di utilizzo. In questa prospettiva, lo studio delle spatial user experience (SUX) e la distinzione tra spazio e luogo diventano fondamentali. Mentre lo spazio si riferisce alla configurazione fisica, il luogo incorpora dimensioni socioculturali e comportamentali, cruciali per la progettazione di interni digitalmente aumentati. Il contributo propone una visione transdisciplinare, invitando i designer a considerare gli spazi ibridi come materia progettuale, in cui le interfacce agiscono non solo come strumenti funzionali, ma come elementi culturali che modellano comportamenti, emozioni e relazioni.
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