Già dai primi del ’900, a Padova si delineano in modo chiaro e univoco le prospettive di sviluppo di una città industriale dinamica e intraprendente, e l’insediamento sempre più numerose di fabbriche e stabilimenti nella zona nord della città a ridosso della linea ferroviaria consolidano questa epopea. Il PRG di Luigi Piccinato del 1954 e la creazione nell’area orientale ella città della ZIP sanciscono in modo definivo la crescita del polo industriale che un’idrovia avrebbe collegato a Porto Marghera creando un sistema produttivo-portuale tra i più potenti del Paese. Congiunture economiche diverse, riorganizzazione del sistema produttivo, crisi economica e pandemia hanno profondamente cambiato questa realtà, che oggi appare in declino o piuttosto in transizione verso un assetto economico che ancora non lascia intravedere una linea chiara di sviluppo. Gli strumenti urbanistici – differentemente da quanto accaduto negli anni ’50 – non anticipano questi processi creando le condizioni strutturali al loro sviluppo, sembrano piuttosto (in)seguirlo e accompagnarlo, in assenza però di specifiche strategie, di progetti in grado di disegnare la città del futuro. Si registrano piuttosto azioni spesso “sconnesse”, progetti urbanistici puntuali senza una visione di insieme e non sostenuti da una vera ed energica “volontà” pubblica: tutto sembra muoversi un po’ occasionalmente, per linee distinte, per assessorati differenti e per piani o azioni o progetti rigorosamente settoriali e non integrati, per rispondere a problematiche contingenti all’inseguimento o di probabili investitori o di iniziative private capaci di dare una svolta a molti progetti da anni in attesa. Questa frammentazione contribuisce alla mancanza di un processo di aperto e inclusivo confronto tra i diversi attori delle città e le istituzioni ai diversi livelli, mentre sarebbe davvero strategico definire meglio e con coerenza lo scenario a cui tendere, a cui indirizzare coerentemente progetti di riuso delle aree dismesse, direttrici di sviluppo urbano, azioni di miglioramento della qualità urbana complessiva e delle condizioni ambientali: in breve, piani e progetti su cui focalizzare – stante i tempi confusi – energie, risorse, sforzi di condivisione e ricomposizione degli inevitabili antagonismi.

Produzione e città: l’evoluzione industriale di Padova nelle politiche urbanistiche

Fregolent, Laura;
2023-01-01

Abstract

Già dai primi del ’900, a Padova si delineano in modo chiaro e univoco le prospettive di sviluppo di una città industriale dinamica e intraprendente, e l’insediamento sempre più numerose di fabbriche e stabilimenti nella zona nord della città a ridosso della linea ferroviaria consolidano questa epopea. Il PRG di Luigi Piccinato del 1954 e la creazione nell’area orientale ella città della ZIP sanciscono in modo definivo la crescita del polo industriale che un’idrovia avrebbe collegato a Porto Marghera creando un sistema produttivo-portuale tra i più potenti del Paese. Congiunture economiche diverse, riorganizzazione del sistema produttivo, crisi economica e pandemia hanno profondamente cambiato questa realtà, che oggi appare in declino o piuttosto in transizione verso un assetto economico che ancora non lascia intravedere una linea chiara di sviluppo. Gli strumenti urbanistici – differentemente da quanto accaduto negli anni ’50 – non anticipano questi processi creando le condizioni strutturali al loro sviluppo, sembrano piuttosto (in)seguirlo e accompagnarlo, in assenza però di specifiche strategie, di progetti in grado di disegnare la città del futuro. Si registrano piuttosto azioni spesso “sconnesse”, progetti urbanistici puntuali senza una visione di insieme e non sostenuti da una vera ed energica “volontà” pubblica: tutto sembra muoversi un po’ occasionalmente, per linee distinte, per assessorati differenti e per piani o azioni o progetti rigorosamente settoriali e non integrati, per rispondere a problematiche contingenti all’inseguimento o di probabili investitori o di iniziative private capaci di dare una svolta a molti progetti da anni in attesa. Questa frammentazione contribuisce alla mancanza di un processo di aperto e inclusivo confronto tra i diversi attori delle città e le istituzioni ai diversi livelli, mentre sarebbe davvero strategico definire meglio e con coerenza lo scenario a cui tendere, a cui indirizzare coerentemente progetti di riuso delle aree dismesse, direttrici di sviluppo urbano, azioni di miglioramento della qualità urbana complessiva e delle condizioni ambientali: in breve, piani e progetti su cui focalizzare – stante i tempi confusi – energie, risorse, sforzi di condivisione e ricomposizione degli inevitabili antagonismi.
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