Interi paesi fantasma, un patrimonio demaniale in disuso e in cerca di valorizzazione, caserme e carceri obsolete o abbandonate collocate all’interno dei centri urbani, capannoni industriali vuoti e un numero crescente di centri commerciali poco o per niente frequentati nelle aree di connessione tra città e campagna, interi complessi industriali abbandonati, palazzi pubblici e privati di dimensione, organizzazione e dotazione di servizi non adeguati alle esigenze odierne. E ancora, chiese, barchesse, scuole, ex colonie ma anche edifici residenziali del tessuto storico urbano e non, architetture storiche e monumentali dal grande valore culturale da rendere funzionali per i diversi usi attuali: sono diversi e sempre più evidenti gli esempi di un patrimonio da riconsiderare, in un’ottica di riutilizzo sostenibile del costruito inteso come risorsa da non sprecare, su cui convergono molteplici obiettivi europei, quali l’incremento dell’efficienza energetica legata al Green New Deal e il raggiungimento del traguardo di zero consumo di suolo, mediante un riuso selettivo e appropriato dell’esistente. In Italia, per la storia plurimillenaria e la forte tradizione identitaria caratterizzata dal ruolo significativo del costruito storico, in cui affondano le radici culturali del Paese, queste sfide richiedono lo sviluppo di un pensiero evoluto sul progetto, in cui l’innovazione e la continuità possano integrarsi, confrontandosi con i principi della Dichiarazione di Davos 2018 Verso una Baukultur di alta qualità per l’Europa e del New European Bauhaus. Sono questi i nuovi temi – o temi noti da riconsiderare – che l’architettura contemporanea deve affrontare, sollecitando una riflessione sui modi di intervenire sul patrimonio costruito e sul ruolo esercitato dalle diverse discipline.

Restauro e riuso dell'edilizia storica. Vecchie discipline e nuovi obiettivi

Trovo', Francesco
2022-01-01

Abstract

Interi paesi fantasma, un patrimonio demaniale in disuso e in cerca di valorizzazione, caserme e carceri obsolete o abbandonate collocate all’interno dei centri urbani, capannoni industriali vuoti e un numero crescente di centri commerciali poco o per niente frequentati nelle aree di connessione tra città e campagna, interi complessi industriali abbandonati, palazzi pubblici e privati di dimensione, organizzazione e dotazione di servizi non adeguati alle esigenze odierne. E ancora, chiese, barchesse, scuole, ex colonie ma anche edifici residenziali del tessuto storico urbano e non, architetture storiche e monumentali dal grande valore culturale da rendere funzionali per i diversi usi attuali: sono diversi e sempre più evidenti gli esempi di un patrimonio da riconsiderare, in un’ottica di riutilizzo sostenibile del costruito inteso come risorsa da non sprecare, su cui convergono molteplici obiettivi europei, quali l’incremento dell’efficienza energetica legata al Green New Deal e il raggiungimento del traguardo di zero consumo di suolo, mediante un riuso selettivo e appropriato dell’esistente. In Italia, per la storia plurimillenaria e la forte tradizione identitaria caratterizzata dal ruolo significativo del costruito storico, in cui affondano le radici culturali del Paese, queste sfide richiedono lo sviluppo di un pensiero evoluto sul progetto, in cui l’innovazione e la continuità possano integrarsi, confrontandosi con i principi della Dichiarazione di Davos 2018 Verso una Baukultur di alta qualità per l’Europa e del New European Bauhaus. Sono questi i nuovi temi – o temi noti da riconsiderare – che l’architettura contemporanea deve affrontare, sollecitando una riflessione sui modi di intervenire sul patrimonio costruito e sul ruolo esercitato dalle diverse discipline.
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