Potremmo convincerci che l’idea iniziale, intesa come l’accensione impulsiva, la messa in moto del processo progettuale, serva soltanto ad avviare il percorso. Il punto di arrivo, il destino dipende solo in minima parte dal punto di partenza: è il viaggio che impreziosisce la meta. Ciascun progettista ha messo a punto, nel tempo, tecniche per controllare, per addomesticare, gli spunti della fantasia, per rendere docili e convincenti i morfemi iniziali. Ricardo Porro in una conferenza all’Iuav, sostenne la necessità di intrattenere relazioni con il Duende, un compagno di strada indispensabile. Esiste una distanza – secondo la banale vulgata e che va fermamente rimarcata – fra le vaghezze della ispirazione illuminata appartenete al “genio”, e il riconoscimento di un pensiero progettuale che cattura una forma, già interna e presente nei propri repertori visivi, per utilizzarla in un percorso di elaborazione progettuale . Un percorso a ostacoli, di fantasie maturate e scartate per disperazione come ingestibili – [di] caute scelte e cauti rifiuti – [di] dolorose cancellature e aggiunte (…) che, nel novantanove per cento dei casi, costituiscono le proprietà dell’histrio letterario. D’altro canto (…) è raro il caso in cui un autore è in condizioni di ripercorrere i passaggi con cui è giunto alle sue conclusioni. In generale, le suggestioni, sorte per combinazione, sono raggiunte e dimenticate in modo simile». Nella letteratura legata al progetto architettonico vi è dunque scarso (raro) conto di queste “tecniche”. Probabilmente la ragione risiede nel fatto che gli unici a poter indagare su tali meccanismi opachi sono gli autori, i progettisti stessi. Opachi perché il pensiero razionale – asimmetrico per Matté Blanco – deve dialogare con un pensiero emotivo – simmetrico – di diversa origine e natura .

Raccontare il pretesto

Esther Giani
2023-01-01

Abstract

Potremmo convincerci che l’idea iniziale, intesa come l’accensione impulsiva, la messa in moto del processo progettuale, serva soltanto ad avviare il percorso. Il punto di arrivo, il destino dipende solo in minima parte dal punto di partenza: è il viaggio che impreziosisce la meta. Ciascun progettista ha messo a punto, nel tempo, tecniche per controllare, per addomesticare, gli spunti della fantasia, per rendere docili e convincenti i morfemi iniziali. Ricardo Porro in una conferenza all’Iuav, sostenne la necessità di intrattenere relazioni con il Duende, un compagno di strada indispensabile. Esiste una distanza – secondo la banale vulgata e che va fermamente rimarcata – fra le vaghezze della ispirazione illuminata appartenete al “genio”, e il riconoscimento di un pensiero progettuale che cattura una forma, già interna e presente nei propri repertori visivi, per utilizzarla in un percorso di elaborazione progettuale . Un percorso a ostacoli, di fantasie maturate e scartate per disperazione come ingestibili – [di] caute scelte e cauti rifiuti – [di] dolorose cancellature e aggiunte (…) che, nel novantanove per cento dei casi, costituiscono le proprietà dell’histrio letterario. D’altro canto (…) è raro il caso in cui un autore è in condizioni di ripercorrere i passaggi con cui è giunto alle sue conclusioni. In generale, le suggestioni, sorte per combinazione, sono raggiunte e dimenticate in modo simile». Nella letteratura legata al progetto architettonico vi è dunque scarso (raro) conto di queste “tecniche”. Probabilmente la ragione risiede nel fatto che gli unici a poter indagare su tali meccanismi opachi sono gli autori, i progettisti stessi. Opachi perché il pensiero razionale – asimmetrico per Matté Blanco – deve dialogare con un pensiero emotivo – simmetrico – di diversa origine e natura .
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/335888
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