La concentrazione della criminalità e della sua visibilità in luoghi specifici della città costituisce uno dei principali fattori dell’insicurezza. La città finisce per proteggersi da coloro che vengono considerati diversi, devianti, con forme di discriminazioni che se pur legali determinano uno svantaggio a persone appartenenti a un determinato gruppo. Trattare un problema come quello della sicurezza perché visibile rimanda a una logica di controllo del territorio che riduce lo spazio fisico a un “contenitore” di problemi. All’interno di tale quadro, la letteratura dominante considera la sicurezza come il prodotto di un sistema strategico politico che opera separazioni tra i diversi gruppi sociali. Tale approccio tende a ridurre la sicurezza a un costrutto sociale trascurando le evidenze empiriche e il contesto territoriale entro cui si costituiscono le esperienze di sicurezza. Seguendo invece una logica attenta al processo e agli attori che si costituiscono nell’interazione con l’ambiente circostante la tesi proposta è che sia possibile una sicurezza quale esito dell’interazione di esperienze tra soggetti devianti e non devianti in competizione tra loro. Il che richiede da un lato, attenzione alle condizioni e tempi di interazione tra pratiche diverse, e dall’altro uno sguardo al territorio e alle mobilità degli attori nei territori dell’insicurezza. Attraverso un approccio qualitativo, basato su osservazioni, conversazioni, note di campo, mappature del territorio, interviste in profondità, lo studio evidenzia come le esperienze diverse di sicurezza sono capaci di riformulare il problema sicurezza e di tradursi in un cambiamento politico. Partendo dalla domanda, «perché lo spaccio resiste nel territorio?» la tesi guarda al caso della città di Vicenza analizzando tre territori considerati insicuri e interessati dallo spaccio di droga. Gli esiti della tesi mostrano come la devianza genera territori scanditi da tempi di intervento e di mobilità che si intersecano con le azioni di altri attori mettendo sullo stesso piano competenze diverse. Queste dinamiche di conflitto e interazione attenuano la rigidità dei confini tra devianza e marginalità costringendosi a mettere in dubbio la neutralità del poliziotto e ad interrogarci su chi sia il deviante. Questo attore si sta rilevando portatore di un diritto che si fa in azione introducendo l’esperienza, la creatività e il senso di ingiustizia nella sicurezza. La transazione tra devianti e non devianti può determinare una ridefinizione dei territori ricostruendo una sicurezza quale esito di un riconoscimento reciproco tra attori diversi.
Apprendere l'insicurezza. Il caso di Campo Marzio: un'indagine sull'interazione fra attori / Danieli, Linda. - (2023 Dec 19). [10.25432/danieli-linda_phd2023-12-19]
Apprendere l'insicurezza. Il caso di Campo Marzio: un'indagine sull'interazione fra attori
DANIELI, LINDA
2023-12-19
Abstract
La concentrazione della criminalità e della sua visibilità in luoghi specifici della città costituisce uno dei principali fattori dell’insicurezza. La città finisce per proteggersi da coloro che vengono considerati diversi, devianti, con forme di discriminazioni che se pur legali determinano uno svantaggio a persone appartenenti a un determinato gruppo. Trattare un problema come quello della sicurezza perché visibile rimanda a una logica di controllo del territorio che riduce lo spazio fisico a un “contenitore” di problemi. All’interno di tale quadro, la letteratura dominante considera la sicurezza come il prodotto di un sistema strategico politico che opera separazioni tra i diversi gruppi sociali. Tale approccio tende a ridurre la sicurezza a un costrutto sociale trascurando le evidenze empiriche e il contesto territoriale entro cui si costituiscono le esperienze di sicurezza. Seguendo invece una logica attenta al processo e agli attori che si costituiscono nell’interazione con l’ambiente circostante la tesi proposta è che sia possibile una sicurezza quale esito dell’interazione di esperienze tra soggetti devianti e non devianti in competizione tra loro. Il che richiede da un lato, attenzione alle condizioni e tempi di interazione tra pratiche diverse, e dall’altro uno sguardo al territorio e alle mobilità degli attori nei territori dell’insicurezza. Attraverso un approccio qualitativo, basato su osservazioni, conversazioni, note di campo, mappature del territorio, interviste in profondità, lo studio evidenzia come le esperienze diverse di sicurezza sono capaci di riformulare il problema sicurezza e di tradursi in un cambiamento politico. Partendo dalla domanda, «perché lo spaccio resiste nel territorio?» la tesi guarda al caso della città di Vicenza analizzando tre territori considerati insicuri e interessati dallo spaccio di droga. Gli esiti della tesi mostrano come la devianza genera territori scanditi da tempi di intervento e di mobilità che si intersecano con le azioni di altri attori mettendo sullo stesso piano competenze diverse. Queste dinamiche di conflitto e interazione attenuano la rigidità dei confini tra devianza e marginalità costringendosi a mettere in dubbio la neutralità del poliziotto e ad interrogarci su chi sia il deviante. Questo attore si sta rilevando portatore di un diritto che si fa in azione introducendo l’esperienza, la creatività e il senso di ingiustizia nella sicurezza. La transazione tra devianti e non devianti può determinare una ridefinizione dei territori ricostruendo una sicurezza quale esito di un riconoscimento reciproco tra attori diversi.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Tesi DANIELi LINDA .pdf
accesso aperto
Descrizione: Apprendere l'insicurezza. Il caso di Campo Marzio: un'indagine sull'interazione fra attori.
Tipologia:
Tesi di dottorato
Dimensione
28.56 MB
Formato
Adobe PDF
|
28.56 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.