Il saggio indaga ruolo che l'osservatore ha svolto nel processo di costruzione e fruizione delle immagini, nel corso dei secoli, configurando modalità visive che riflettevano in modo talvolta adamantino, talaltro obliquo, le elaborazioni che il pensiero filosofico e le teorie sull'arte andavano parallelamente sviluppando. Ogni epoca ha elaborato una personale idea di rappresentazione cui si legava un'idea di osservatore, riconosciuto o disprezzato nella sua natura fisiologica, esaltato oppure aborrito nella sua capacità di lettura e interpretazione dello spazio e delle immagini che lo restituiscono. Il mondo che abitiamo ci offre l'occasione di riflettere su quali nuovi scenari si stiano delineando per l'osservatore nell'era della rappresentazione digitale. A partire dagli ultimi due secoli, lo sviluppo di strumenti meccanici - analogici e digitali - di produzione e di riproduzione di immagini, ha originato una condizione che il filosofo Martin Jay e lo storico Jonathan Crary hanno definito di 'denigrazione dello sguardo' alludendo evidentemente al ruolo succedaneo che l'osservatore ha progressivamente assunto rispetto a quei meccanismi. In questo saggio sono raccolte le riflessioni critiche dell’autore elaborate sul tema, a partire da un approccio multidisciplinare che accetta quelle intersezioni di saperi che sole possono fornire un'inedita chiave interpretativa sul ruolo che oggi l'osservatore riveste in un'epoca di rapida evoluzione delle tecniche digitali di creazione delle immagini.

L’enigma del visibile

DE ROSA, AGOSTINO
2005-01-01

Abstract

Il saggio indaga ruolo che l'osservatore ha svolto nel processo di costruzione e fruizione delle immagini, nel corso dei secoli, configurando modalità visive che riflettevano in modo talvolta adamantino, talaltro obliquo, le elaborazioni che il pensiero filosofico e le teorie sull'arte andavano parallelamente sviluppando. Ogni epoca ha elaborato una personale idea di rappresentazione cui si legava un'idea di osservatore, riconosciuto o disprezzato nella sua natura fisiologica, esaltato oppure aborrito nella sua capacità di lettura e interpretazione dello spazio e delle immagini che lo restituiscono. Il mondo che abitiamo ci offre l'occasione di riflettere su quali nuovi scenari si stiano delineando per l'osservatore nell'era della rappresentazione digitale. A partire dagli ultimi due secoli, lo sviluppo di strumenti meccanici - analogici e digitali - di produzione e di riproduzione di immagini, ha originato una condizione che il filosofo Martin Jay e lo storico Jonathan Crary hanno definito di 'denigrazione dello sguardo' alludendo evidentemente al ruolo succedaneo che l'osservatore ha progressivamente assunto rispetto a quei meccanismi. In questo saggio sono raccolte le riflessioni critiche dell’autore elaborate sul tema, a partire da un approccio multidisciplinare che accetta quelle intersezioni di saperi che sole possono fornire un'inedita chiave interpretativa sul ruolo che oggi l'osservatore riveste in un'epoca di rapida evoluzione delle tecniche digitali di creazione delle immagini.
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