Nostalgia, anacronismo, inattualità, sono i sentimenti e le strategie "fuori tempo" con le quali, in questo libro, sono indagati e interrogati gli eventi coreografici e le performance di danza che hanno affermato, e stanno maggiormente affermando, il mondo contemporaneo. A partire dall’estinzione spaziale del vocabolario accademico in The Four Temperaments di George Balanchine (1946), o come già nella retrotopia di Mikail Fokin, quale risposta al degrado del balletto romantico, in Chopiniana (1907), oppure nell’inattuale incontro tra coreografia e musica in Emeralds (1967), di Balanchine e Gabriel Fauré, fino ai più recenti progetti coreografici di Tomi Paasonen, Cristina Kristal Rizzo, Emanuel Gat e Mauro Bigonzetti. La nostalgia è argine e critica all’alienazione della modernità, parte attiva e generativa del cambiamento di ciò che è comunque inarrestabile: il futuro. Così come l’anacronismo nella composizione coreografica fa cadere l’interdetto della cronologia, ad esempio nell’uso dell’analessi in John Neumeier, o nella spettralità incarnata di Rizzo ripensando Balanchine, o ancora nell’assemblaggio di danze "fuori tempo" di Jacopo Jenna, composto per fratture, crepe, squarci, collassi: la «storia della danza» fatta cenere. Infine, l’inattualità della pratica dell’Event di Merce Cunningham e John Cage, esempio di performance senza aura e di azione come dono, è qui documentata antitetica alla restaurazione di autenticità tentata di recente dallo Studio Wayne McGregor. Occorre infine far collassare i limiti del tempo, come per Virgilio Sieni e Giuseppe Comuniello, oppure essere capaci di torsione, per reagire a ogni deformazione della verità, a ogni obbligo del “nuovo a ogni costo”: l’ultimo programma scaligero, pieno di nostalgia per il presente, di William Forsythe.

Fuori tempo : Coreografia e nostalgia, anacronismo, inattualità

Stefano Tomassini
2023-01-01

Abstract

Nostalgia, anacronismo, inattualità, sono i sentimenti e le strategie "fuori tempo" con le quali, in questo libro, sono indagati e interrogati gli eventi coreografici e le performance di danza che hanno affermato, e stanno maggiormente affermando, il mondo contemporaneo. A partire dall’estinzione spaziale del vocabolario accademico in The Four Temperaments di George Balanchine (1946), o come già nella retrotopia di Mikail Fokin, quale risposta al degrado del balletto romantico, in Chopiniana (1907), oppure nell’inattuale incontro tra coreografia e musica in Emeralds (1967), di Balanchine e Gabriel Fauré, fino ai più recenti progetti coreografici di Tomi Paasonen, Cristina Kristal Rizzo, Emanuel Gat e Mauro Bigonzetti. La nostalgia è argine e critica all’alienazione della modernità, parte attiva e generativa del cambiamento di ciò che è comunque inarrestabile: il futuro. Così come l’anacronismo nella composizione coreografica fa cadere l’interdetto della cronologia, ad esempio nell’uso dell’analessi in John Neumeier, o nella spettralità incarnata di Rizzo ripensando Balanchine, o ancora nell’assemblaggio di danze "fuori tempo" di Jacopo Jenna, composto per fratture, crepe, squarci, collassi: la «storia della danza» fatta cenere. Infine, l’inattualità della pratica dell’Event di Merce Cunningham e John Cage, esempio di performance senza aura e di azione come dono, è qui documentata antitetica alla restaurazione di autenticità tentata di recente dallo Studio Wayne McGregor. Occorre infine far collassare i limiti del tempo, come per Virgilio Sieni e Giuseppe Comuniello, oppure essere capaci di torsione, per reagire a ogni deformazione della verità, a ogni obbligo del “nuovo a ogni costo”: l’ultimo programma scaligero, pieno di nostalgia per il presente, di William Forsythe.
2023
9791259551344
6
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