Nei testi teorici tra ‘500 e ‘700 accanto a regole che definiscono la corretta architettura, si constata la presenza di riferimenti ad un patrimonio culturale e figurativo considerato “diverso” la cui ricorrenza consente di parlarne come di un tema che appartiene alla trattatistica architettonica, nonostante sia tra i meno riconducibili a modelli da imitare in modo ripetitivo. Questi argomenti non “normalizzabili”, e quindi non trasmissibili in forme consuete, si rivelano con una comunicazione di tipo allusivo, che lascia intravedere un mondo legato ad un immaginario complesso, o comunque che attinge a meccanismi di descrizione e di trasmissione non usuali – in riferimento alla struttura trattatistica – e si dà forme di produzione e di ricezione legate ai sensi e al sentimento, non in un’accezione soggettiva – come avverrà più tardi – ma con l’idea di attingere a intimi sistemi di reazione alle forme universalmente condivisi. L’immissione di questi fattori in un pensiero sistematico non può cioè che avere riscontro nella forma espositiva, dimostrando l’inscindibile relazione tra sistemi tematici e forme discorsive. All’interno della “forma trattato” sono rinvenibili quindi tracce di modi alternativi alla rigida esposizione di norme alle quale attenersi, nei quali la problematicità del tema esposto, le sue sfaccettature e la mancanza di una soluzione univoca vengano mantenuti in essere.

Dall’oppositus “regola / eccezione” al concetto di “norma / immaginario”

Manzelle Maura
2001-01-01

Abstract

Nei testi teorici tra ‘500 e ‘700 accanto a regole che definiscono la corretta architettura, si constata la presenza di riferimenti ad un patrimonio culturale e figurativo considerato “diverso” la cui ricorrenza consente di parlarne come di un tema che appartiene alla trattatistica architettonica, nonostante sia tra i meno riconducibili a modelli da imitare in modo ripetitivo. Questi argomenti non “normalizzabili”, e quindi non trasmissibili in forme consuete, si rivelano con una comunicazione di tipo allusivo, che lascia intravedere un mondo legato ad un immaginario complesso, o comunque che attinge a meccanismi di descrizione e di trasmissione non usuali – in riferimento alla struttura trattatistica – e si dà forme di produzione e di ricezione legate ai sensi e al sentimento, non in un’accezione soggettiva – come avverrà più tardi – ma con l’idea di attingere a intimi sistemi di reazione alle forme universalmente condivisi. L’immissione di questi fattori in un pensiero sistematico non può cioè che avere riscontro nella forma espositiva, dimostrando l’inscindibile relazione tra sistemi tematici e forme discorsive. All’interno della “forma trattato” sono rinvenibili quindi tracce di modi alternativi alla rigida esposizione di norme alle quale attenersi, nei quali la problematicità del tema esposto, le sue sfaccettature e la mancanza di una soluzione univoca vengano mantenuti in essere.
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