Il lavoro pioneristico di Raffaele Panella e del Gruppo Architettura di Venezia al Piano di Pesaro (1971-75) si è sviluppato su due assunti di fondo. Il primo, che l’Architettura e l’Urbanistica potessero operare su un terreno comune, sia concettuale, sia strumentale; il secondo, per conseguenza, che l’Architetto dovesse formarsi strutturalmente al lavoro su diversa scala. L’intero Piano di Pesaro risulta essere una vasta strumentazione che permette agli architetti di nuova generazione di passare dalla visione ampia del territorio, alla necessità di utilizzare una certa forma architettonica in un certo settore urbano. Un’azione dal macro al micro, che richiede di effettuare analisi preliminari territoriali di tipo economico, sociale, funzionale, ambientale, per passare all’individuazione dei caratteri trasformabili o permanenti di un certo tessuto urbano. È un "modus operandi" a cui Panella non rinuncia nemmeno negli ultimi anni e in progetti di diversa portata come quello del Piano Strategico per Fornovo di Taro, che nasce dall’urgenza amministrativa di avviare una soluzione organica di alcuni problemi storici di quella città: il programmato potenziamento della linea ferroviaria che attraversa il centro; la congestione automobilistica dovuta al vicino casello autostradale della Cisa; e la previsione di riutilizzo dell’area dismessa della grande raffineria dell’ENI. In contrasto con le primi proposte di variante, Panella ha inteso, da un lato, ricucire progettualmente il rapporto tra il fiume Taro e la città di Fornovo, reimpostando la politica ambientale; dall’altro, dare forma urbana a una porzione di territorio rimasto segregato, ricreando rapporti reciproci significanti sotto il profilo funzionale e morfologico tra le strutture urbane esistenti e quelle progettate.

L'ultimo Panella: la progettazione, tra morfologia vincoli, del Piano strategico di Fornovo di Taro

Riccarda Cantarelli
2024-01-01

Abstract

Il lavoro pioneristico di Raffaele Panella e del Gruppo Architettura di Venezia al Piano di Pesaro (1971-75) si è sviluppato su due assunti di fondo. Il primo, che l’Architettura e l’Urbanistica potessero operare su un terreno comune, sia concettuale, sia strumentale; il secondo, per conseguenza, che l’Architetto dovesse formarsi strutturalmente al lavoro su diversa scala. L’intero Piano di Pesaro risulta essere una vasta strumentazione che permette agli architetti di nuova generazione di passare dalla visione ampia del territorio, alla necessità di utilizzare una certa forma architettonica in un certo settore urbano. Un’azione dal macro al micro, che richiede di effettuare analisi preliminari territoriali di tipo economico, sociale, funzionale, ambientale, per passare all’individuazione dei caratteri trasformabili o permanenti di un certo tessuto urbano. È un "modus operandi" a cui Panella non rinuncia nemmeno negli ultimi anni e in progetti di diversa portata come quello del Piano Strategico per Fornovo di Taro, che nasce dall’urgenza amministrativa di avviare una soluzione organica di alcuni problemi storici di quella città: il programmato potenziamento della linea ferroviaria che attraversa il centro; la congestione automobilistica dovuta al vicino casello autostradale della Cisa; e la previsione di riutilizzo dell’area dismessa della grande raffineria dell’ENI. In contrasto con le primi proposte di variante, Panella ha inteso, da un lato, ricucire progettualmente il rapporto tra il fiume Taro e la città di Fornovo, reimpostando la politica ambientale; dall’altro, dare forma urbana a una porzione di territorio rimasto segregato, ricreando rapporti reciproci significanti sotto il profilo funzionale e morfologico tra le strutture urbane esistenti e quelle progettate.
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