Lo scritto spiega e descrive le scelte e le ragioni che stanno alla base del progetto sviluppato nell’ambito del protocollo d’intesa tra l’Università Iuav di Venezia e l’Azienda agricola Sutto di Noventa di Piave. L’obiettivo del progetto è rispondere alla richiesta della committenza di definire un indirizzo strategico per guidare la trasformazione e il riutilizzo, a fini ricettivi e commerciali, di un’area agricola di loro proprietà. L’area di progetto rappresenta un esempio emblematico della discontinuità che caratterizza l’abitare contemporaneo. Si inserisce, infatti, in quella tipologia di spazi interclusi in attesa di una trasformazione, dove il rapporto tra paesaggio rurale, infrastrutture e nuove forme di produzione richiede un nuovo approccio progettuale. Il progetto mira a stabilire un nuovo punto cardinale nella relazione tra costruito e natura, definendo un sistema di relazioni che interpreta il "vuoto" agricolo come una presenza significativa e alternativa all’omogeneità degli spazi urbani della città diffusa. In questa prospettiva, l’area assume la funzione di un "parco attrezzato" destinato ad accogliere attività produttive e ricettive, ma allo stesso tempo aperto e accessibile alla collettività. Si propone così come elemento di transizione e mediazione tra il tessuto urbano cittadino e il bordo della campagna aperta. Le operazioni preliminari dirette a gettare le fondamenta per la costruzione di uno spazio aperto e fluido, nel quale sia la logica della topologia a fungere da principio nel sistema di relazioni che regola il rapporto tra natura e architettura, sono sostanzialmente due: la riscrittura caso per caso, quasi 'lato per lato', dei momenti di margine dell’area, dei suoi limiti, delle sue soglie; l’accentuazione, tra le diverse e tante proprietà intrinseche al fenomeno architettonico, delle proprietà spaziali che il luogo assume attraverso il progetto mediante una rifondazione della natura dei confini interni ed esterni dello spazio aperto, del ritmo interno e del suo valore simbolico nella narrazione spaziale.

Figure del limite.

Gallo, Antonella;Campeotto, Susanna
2024-01-01

Abstract

Lo scritto spiega e descrive le scelte e le ragioni che stanno alla base del progetto sviluppato nell’ambito del protocollo d’intesa tra l’Università Iuav di Venezia e l’Azienda agricola Sutto di Noventa di Piave. L’obiettivo del progetto è rispondere alla richiesta della committenza di definire un indirizzo strategico per guidare la trasformazione e il riutilizzo, a fini ricettivi e commerciali, di un’area agricola di loro proprietà. L’area di progetto rappresenta un esempio emblematico della discontinuità che caratterizza l’abitare contemporaneo. Si inserisce, infatti, in quella tipologia di spazi interclusi in attesa di una trasformazione, dove il rapporto tra paesaggio rurale, infrastrutture e nuove forme di produzione richiede un nuovo approccio progettuale. Il progetto mira a stabilire un nuovo punto cardinale nella relazione tra costruito e natura, definendo un sistema di relazioni che interpreta il "vuoto" agricolo come una presenza significativa e alternativa all’omogeneità degli spazi urbani della città diffusa. In questa prospettiva, l’area assume la funzione di un "parco attrezzato" destinato ad accogliere attività produttive e ricettive, ma allo stesso tempo aperto e accessibile alla collettività. Si propone così come elemento di transizione e mediazione tra il tessuto urbano cittadino e il bordo della campagna aperta. Le operazioni preliminari dirette a gettare le fondamenta per la costruzione di uno spazio aperto e fluido, nel quale sia la logica della topologia a fungere da principio nel sistema di relazioni che regola il rapporto tra natura e architettura, sono sostanzialmente due: la riscrittura caso per caso, quasi 'lato per lato', dei momenti di margine dell’area, dei suoi limiti, delle sue soglie; l’accentuazione, tra le diverse e tante proprietà intrinseche al fenomeno architettonico, delle proprietà spaziali che il luogo assume attraverso il progetto mediante una rifondazione della natura dei confini interni ed esterni dello spazio aperto, del ritmo interno e del suo valore simbolico nella narrazione spaziale.
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