Come già notava e documentava Wladimiro Dorigo, la toponomastica veneziana rappresenta un vero e proprio patrimonio storico, in essa ritroviamo la nascita, la vita, il formarsi della città. La numerazione dei civici, a Venezia è teresiana: non solo non segue il principio della distinzione tra lati di una via (numeri pari o dispari), ma la sequenza appare armillare e criptica. Iniziando dal civico 1, la numerazione prosegue crescendo tra calli, rami, fondamenta, campi e campielli fino al confine del sestiere, per poi ripercorrere la strada a ritroso fino al punto di partenza (nei pressi del civico numero 1 del sestiere di San Marco c’è anche l’ultimo, il numero 5562). Ogni sestiere ha una quantità finita e in successione di numeri civici. In quasi due secoli i numeri civici non sono sostanzialmente cambiati né in quantità né in posizione. In quasi due secoli però la popolazione residente ha cambiato abitudini e, seppur con margini ristretti, la città con essi. E poi: a fine Ottocento la popolazione residente era censita in circa 165 mila unità, oggi, nel 2024, siamo meno di un terzo (49.995), arriviamo a due terzi con i turisti. La città risponde ai cambiamenti dal di dentro; a Vene-zia la planimetria non basta, bisogna sempre avere an-che una sezione5; gli esterni sono rigidi invasi che pos-sono comodamente accogliere o claustrofobicamente costringere i flussi. Ciò che in questi ultimi due secoli è cambiato di meno, a parte la massa urbana, sono proprio i numeri civici. Per avere una idea di quanto fosse usata (popolosa) la città si possono così rintracciare i numeri civici non più attivi. Tra questi vi sono quelli letteralmente spariti dall’anagrafica urbana (non sono scritti in alcun registro né sui muri) e quelli presenti nell’insulario e periodicamen-te ridipinti da zelanti addetti comunali, ma di fatto non identificativi di alcun varco o accesso. Numeri che fanno parte di un ipotetico recapito ma al cui indirizzo non corrisponde un uscio. Anagraficamente esistenti ma costretti in un limbo spaziotemporale. Numeri non più tradizionalmente attivi ma ancora presenti e saldamente ancorati nel paesaggio urbano e dunque attivatori di ricordi e – ancor più – di fantasie. Numeri presenti e radicati nel sistema sequenziale di numerazione: a tutti sarà capitato di vedere porte, finestre, muri, perfino colonne con dipinto un numero civico. volume edito anche in versione inglese con isbn ISBN 979-12-210-6499-5
Numerologia Veneziana
Esther Giani
2023-01-01
Abstract
Come già notava e documentava Wladimiro Dorigo, la toponomastica veneziana rappresenta un vero e proprio patrimonio storico, in essa ritroviamo la nascita, la vita, il formarsi della città. La numerazione dei civici, a Venezia è teresiana: non solo non segue il principio della distinzione tra lati di una via (numeri pari o dispari), ma la sequenza appare armillare e criptica. Iniziando dal civico 1, la numerazione prosegue crescendo tra calli, rami, fondamenta, campi e campielli fino al confine del sestiere, per poi ripercorrere la strada a ritroso fino al punto di partenza (nei pressi del civico numero 1 del sestiere di San Marco c’è anche l’ultimo, il numero 5562). Ogni sestiere ha una quantità finita e in successione di numeri civici. In quasi due secoli i numeri civici non sono sostanzialmente cambiati né in quantità né in posizione. In quasi due secoli però la popolazione residente ha cambiato abitudini e, seppur con margini ristretti, la città con essi. E poi: a fine Ottocento la popolazione residente era censita in circa 165 mila unità, oggi, nel 2024, siamo meno di un terzo (49.995), arriviamo a due terzi con i turisti. La città risponde ai cambiamenti dal di dentro; a Vene-zia la planimetria non basta, bisogna sempre avere an-che una sezione5; gli esterni sono rigidi invasi che pos-sono comodamente accogliere o claustrofobicamente costringere i flussi. Ciò che in questi ultimi due secoli è cambiato di meno, a parte la massa urbana, sono proprio i numeri civici. Per avere una idea di quanto fosse usata (popolosa) la città si possono così rintracciare i numeri civici non più attivi. Tra questi vi sono quelli letteralmente spariti dall’anagrafica urbana (non sono scritti in alcun registro né sui muri) e quelli presenti nell’insulario e periodicamen-te ridipinti da zelanti addetti comunali, ma di fatto non identificativi di alcun varco o accesso. Numeri che fanno parte di un ipotetico recapito ma al cui indirizzo non corrisponde un uscio. Anagraficamente esistenti ma costretti in un limbo spaziotemporale. Numeri non più tradizionalmente attivi ma ancora presenti e saldamente ancorati nel paesaggio urbano e dunque attivatori di ricordi e – ancor più – di fantasie. Numeri presenti e radicati nel sistema sequenziale di numerazione: a tutti sarà capitato di vedere porte, finestre, muri, perfino colonne con dipinto un numero civico. volume edito anche in versione inglese con isbn ISBN 979-12-210-6499-5I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.