Questo saggio analizza in modo sistematico le possibili funzioni materiali e immateriali del muro architettonico: la divisione dei corpi attraverso dei limiti fisici, il controllo dello spazio, l’organizzazione di un territorio attraverso i suoi confini, la misurazione del vuoto attraverso i suoi bordi, il contenimento delle spinte, la costruzione di un riparo. Vengono dunque passate in rassegna le principali esperienze e riflessioni sul tema – specie in campo architettonico e filosofico – dal dopoguerra a oggi: si va dalle teorie di Peter Eisenman sul muro come «indicatore testuale» all’interpretazione scarpiana dell’elemento continuo come insieme di «frammenti significanti», dalle considerazioni di Rem Koolhaas sul muro di Berlino alle indagini politiche di Bernard Tschumi sulla disgiunzione tra il programma e lo spazio architettonico, fino al caso estremo di Peter Märkli, che fa «assorbire» il muro nel paesaggio. Nell’epoca in cui i muri tornano a essere protagonisti dell’agenda geopolitica internazionale, il volume invita dunque a valutare le conseguenze concettuali e simboliche che una struttura così primordiale e legata all’inconscio può scatenare. Come scrive l’autore: «L’innocenza primigenia è l’antitesi citata ripetutamente in questo lavoro e fa riferimento alla neutralità degli elementi prima di subire il processo di significazione indotto dalle istanze esterne all’architettura. Questa lettura mette in evidenza come gli elementi del confine subiscano e vengano resi strumentali dalle azioni proiettate su di essi».

L'innocenza del muro

Gobbo, Simone
2020-01-01

Abstract

Questo saggio analizza in modo sistematico le possibili funzioni materiali e immateriali del muro architettonico: la divisione dei corpi attraverso dei limiti fisici, il controllo dello spazio, l’organizzazione di un territorio attraverso i suoi confini, la misurazione del vuoto attraverso i suoi bordi, il contenimento delle spinte, la costruzione di un riparo. Vengono dunque passate in rassegna le principali esperienze e riflessioni sul tema – specie in campo architettonico e filosofico – dal dopoguerra a oggi: si va dalle teorie di Peter Eisenman sul muro come «indicatore testuale» all’interpretazione scarpiana dell’elemento continuo come insieme di «frammenti significanti», dalle considerazioni di Rem Koolhaas sul muro di Berlino alle indagini politiche di Bernard Tschumi sulla disgiunzione tra il programma e lo spazio architettonico, fino al caso estremo di Peter Märkli, che fa «assorbire» il muro nel paesaggio. Nell’epoca in cui i muri tornano a essere protagonisti dell’agenda geopolitica internazionale, il volume invita dunque a valutare le conseguenze concettuali e simboliche che una struttura così primordiale e legata all’inconscio può scatenare. Come scrive l’autore: «L’innocenza primigenia è l’antitesi citata ripetutamente in questo lavoro e fa riferimento alla neutralità degli elementi prima di subire il processo di significazione indotto dalle istanze esterne all’architettura. Questa lettura mette in evidenza come gli elementi del confine subiscano e vengano resi strumentali dalle azioni proiettate su di essi».
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