John Ruskin scriveva: «Assicurare una lunga vita a un edificio non risiede né nelle pietre né nell’oro di cui è fatto bensì in quella forza che congiunge epoche dimenticate alle epoche che seguono». Deja vu. Un passato recente riaffiora prepotentemente nella mia mente mentre mi accingo a salire verso la cuspide del campanile della parrocchiale di Ficarolo, qualche giorno a seguire il sisma del 2012. Imbragato come uno scalatore, appeso al gancio di una imponente gru – che con il suo “falcone” poteva raggiungere i 96 m incredulo io stesso sul coraggio trovato per potermi spingere così in alto, al fine di verificare, insieme agli esperti Vigili del Fuoco del gruppo Speleo Alpino Fluviale, le ferite riportate alla sommità dell’imponente torre campanaria che da quasi 230 anni si impone nel profilo dell’Alto Polesine di Rovigo. Un passato recente, quando da bambino facevo il chierichetto: sgattaiolavo di corsa giù dall’altare a messa finita per prendere le chiavi forgiate del campanile e, con fatica, suonare la campana del mezzogiorno. Piccolo, gracile, vincevo la forza di gravità, appeso alla fune di corda che per inerzia, in ragione del movimento del “campanone”, mi tirava in alto di molti metri… molti... proprio come in quel giugno del 2012. L ’ esperienza maturata in quei giorni, la fatica accumulata – tra riunioni, confronti a più livelli, la compilazione di formulari, schede, percentuali e… burocrazia su burocrazia... – veniva lenita dagli incontri tecnici durante i quali tra colleghi, ingegneri e architetti, ci si confrontava sul “da farsi” per poter riportare in sicurezza, e alle sue funzioni edificatorie originali, lo storico campanile pendente. Il tutto ci sembrava facile, quasi scontato, attivati dal desiderio di potere fare in maniera che il “vecchio” potesse essere traghettato alle generazioni future, che a pieno diritto avrebbero dovuto godere del suono delle sue campane e dell’ombra lunga, nelle giornate afose estive. Sì. Mi è sembrato doveroso, tra tanti interventi realizzati, prendere questo quale esempio di competenza tecnica, di capacità, e della tenacia che caratterizza anche il nostro territorio, non solo quale “terra di confine” ma anche come punto di partenza per piccoli e grandi risultati. Le pagine seguenti sono la traduzione tecnico-scientifica degli studi propedeutici effettuati quale premessa alla progettazione esecutiva del restauro e consolidamento statico del campanile.

Consolidamento statico e restauro: relazione tecnica.

Furini, Massimiliano
2018-01-01

Abstract

John Ruskin scriveva: «Assicurare una lunga vita a un edificio non risiede né nelle pietre né nell’oro di cui è fatto bensì in quella forza che congiunge epoche dimenticate alle epoche che seguono». Deja vu. Un passato recente riaffiora prepotentemente nella mia mente mentre mi accingo a salire verso la cuspide del campanile della parrocchiale di Ficarolo, qualche giorno a seguire il sisma del 2012. Imbragato come uno scalatore, appeso al gancio di una imponente gru – che con il suo “falcone” poteva raggiungere i 96 m incredulo io stesso sul coraggio trovato per potermi spingere così in alto, al fine di verificare, insieme agli esperti Vigili del Fuoco del gruppo Speleo Alpino Fluviale, le ferite riportate alla sommità dell’imponente torre campanaria che da quasi 230 anni si impone nel profilo dell’Alto Polesine di Rovigo. Un passato recente, quando da bambino facevo il chierichetto: sgattaiolavo di corsa giù dall’altare a messa finita per prendere le chiavi forgiate del campanile e, con fatica, suonare la campana del mezzogiorno. Piccolo, gracile, vincevo la forza di gravità, appeso alla fune di corda che per inerzia, in ragione del movimento del “campanone”, mi tirava in alto di molti metri… molti... proprio come in quel giugno del 2012. L ’ esperienza maturata in quei giorni, la fatica accumulata – tra riunioni, confronti a più livelli, la compilazione di formulari, schede, percentuali e… burocrazia su burocrazia... – veniva lenita dagli incontri tecnici durante i quali tra colleghi, ingegneri e architetti, ci si confrontava sul “da farsi” per poter riportare in sicurezza, e alle sue funzioni edificatorie originali, lo storico campanile pendente. Il tutto ci sembrava facile, quasi scontato, attivati dal desiderio di potere fare in maniera che il “vecchio” potesse essere traghettato alle generazioni future, che a pieno diritto avrebbero dovuto godere del suono delle sue campane e dell’ombra lunga, nelle giornate afose estive. Sì. Mi è sembrato doveroso, tra tanti interventi realizzati, prendere questo quale esempio di competenza tecnica, di capacità, e della tenacia che caratterizza anche il nostro territorio, non solo quale “terra di confine” ma anche come punto di partenza per piccoli e grandi risultati. Le pagine seguenti sono la traduzione tecnico-scientifica degli studi propedeutici effettuati quale premessa alla progettazione esecutiva del restauro e consolidamento statico del campanile.
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