«Una rivista non è esattamente un mezzo di informazione; è uno spazio visivo e testuale che può dare forma e plasmare una generazione». Le parole di Olivier Zahm, cofondatore con Elein Fleiss nel 1992 della rivista Purple Prose, si collocano all’origine di un contributo che approfondisce i legami tra questa esperienza editoriale, tutt’oggi attiva e accreditata nel sistema della moda, e le istanze e i cambiamenti che attraversano gli anni novanta. Fin dalla fondazione, Fleiss e Zahm riflettono sull’idea di un “multimagazine”, ovvero di una pubblicazione capace di annebbiare i confini tra le discipline e intendono Purple Prose come uno strumento di appropriazione del tempo, che permette loro di abitare la contemporaneità e di contribuire in modo energico ai processi di progettazione materiale e immateriale delle arti e della moda. La rivista stringe attorno a sé una generazione di autori che trova nello spazio della relazione la propria forza e stabilisce, nella pagina, l’incontro tra artisti e fotografi di origine italiana come Vannessa Beecroft, Giasco Bertoli, Maurizio Cattelan, Armin Linke, Eva Marisaldi e Laura Sciacovelli, proiettati in quel decennio in una dimensione internazionale. Il saggio presenta un alto livello di originalità poiché si focalizza su un caso studio poco approfondito nei fashion studies italiani. Discute, inoltre, aspetti connessi al design editoriale, in relazione a un preciso periodo storico, gli anni Novanta. Dal punto di vista metodologico, il contributo si avvale di un'approfondita ricerca storiografica condotta in archivio, privilegiando un approccio teorico-critico. L'impatto è nazionale in quanto il saggio è pubblicato in un volume edito da Postmedia Books che include contributi di accademici italiani attivi nell'ambito della storia dell'arte, dei design studies e dei fashion studies.
Mettere in pagina un decennio: Purple Prose e le pratiche dell'arte e della moda negli anni Novanta
Marcadent, Saul
2024-01-01
Abstract
«Una rivista non è esattamente un mezzo di informazione; è uno spazio visivo e testuale che può dare forma e plasmare una generazione». Le parole di Olivier Zahm, cofondatore con Elein Fleiss nel 1992 della rivista Purple Prose, si collocano all’origine di un contributo che approfondisce i legami tra questa esperienza editoriale, tutt’oggi attiva e accreditata nel sistema della moda, e le istanze e i cambiamenti che attraversano gli anni novanta. Fin dalla fondazione, Fleiss e Zahm riflettono sull’idea di un “multimagazine”, ovvero di una pubblicazione capace di annebbiare i confini tra le discipline e intendono Purple Prose come uno strumento di appropriazione del tempo, che permette loro di abitare la contemporaneità e di contribuire in modo energico ai processi di progettazione materiale e immateriale delle arti e della moda. La rivista stringe attorno a sé una generazione di autori che trova nello spazio della relazione la propria forza e stabilisce, nella pagina, l’incontro tra artisti e fotografi di origine italiana come Vannessa Beecroft, Giasco Bertoli, Maurizio Cattelan, Armin Linke, Eva Marisaldi e Laura Sciacovelli, proiettati in quel decennio in una dimensione internazionale. Il saggio presenta un alto livello di originalità poiché si focalizza su un caso studio poco approfondito nei fashion studies italiani. Discute, inoltre, aspetti connessi al design editoriale, in relazione a un preciso periodo storico, gli anni Novanta. Dal punto di vista metodologico, il contributo si avvale di un'approfondita ricerca storiografica condotta in archivio, privilegiando un approccio teorico-critico. L'impatto è nazionale in quanto il saggio è pubblicato in un volume edito da Postmedia Books che include contributi di accademici italiani attivi nell'ambito della storia dell'arte, dei design studies e dei fashion studies.File | Dimensione | Formato | |
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