Il progetto riguarda il padiglione più grande del mattatoio, destinata alla macellazione e alla lavorazione dei suini, denominato Pelanda dei Suini. La metodologia progettuale prevede il restauro attento dell’apparato murario e delle coperture, integrando dove necessario le lacune con materiali simili a quelli già in opera, la demolizione delle superfetazioni più recenti che snaturano la logica compositiva del complesso originale e l’adattamento alle nuove esigenze funzionali mediante l’inserimento Questo risultato viene ottenuto attraverso un intervento di conservazione e restauro molto rigoroso che assicura il mantenimento dell’assetto architettonico e delle attrezzature originali nella loro autenticità e nelle stesso tempo garantisce le possibilità di utilizzare questo luogo per le nuove funzione con una strategia progettuale leggera, flessibile, reversibile e capace di elevare la qualità ambientale e materiale del complesso. La Pelanda è costituita da tre corpi contigui: un sottile corpo di fabbrica a due piani che delimita il lato nord del foro Boario accoglie al livello superiore una sequenza di serbatoi d’acqua di forma cilindrica, costruiti in acciaio e calcestruzzo, raggiungibili mediante due scale disposte alle due estremità dell’edificio. La qualità di questi oggetti ne fa un vero e proprio reperto di archeologia industriale, da conservare nella sua integrità insieme al piano di calpestio di servizio costituito da raffinate griglie traforate di ghisa e alla copertura a capriate di ferro del lungo spazio continuo che accoglie questa singolare attrezzatura. Il livello al piano terra del corpo di fabbrica è occupato da stanze voltate, aperte verso la galleria centrale, che manterranno le stesse caratteristiche attuali , con funzione commerciale. Il corpo principale della pelanda è costituito da una grande navata parallela al primo, suddivisa in due settori identici da una spazio intermedio di dimensione ridotta che accoglie l’antica centrale termica, con 3 caldaie, una ciminiera troncoconica e altre attrezzature metalliche da conservare integralmente come reperto archeologico. Lo spazio principale coperto da un tetto a due falde sostenuto da sottili capriate Polanceau è affiancato sul lato nord da due stretti corpi rettilinei continui, coperti da un tetto a terrazza. Il solaio del corpo più largo, costituito da longherine di acciaio e volticciole ribassate in laterizio, si conclude alle estremità con due stanze a pianta quadrata di altezza doppia . Il solaio piano del corpo più stretto affacciato direttamente all’esterno mediante una sequenza di porte, probabilmente aggiunto successivamente alla realizzazione del progetto di G. Ersoch, è costruito in laterizio armato. La perfetta simmetria di questo edificio e stata ridotta dalla demolizione negli anni 30 di due alte stanze gemelle adiacenti al lato sud della Pelanda, contrapposte alle altre due del lato nord. Lo spazio compreso tra la Pelanda e il sottile corpo di fabbrica che accoglie i serbatoi è occupato da un galleria a due navate, costruita negli anni 30, formata da una sequenza di pilastri e travi in cemento armato che sostengono un solaio piano dello stesso materiale. Il solaio della galleria, aperta completamente verso l’esterno alle estremità, è traforato per tutta la sua lunghezza da due lucernari rettilinei emergente sulla copertura con una sottile struttura in cemento armato. Tutti gli ambienti della Pelanda sono attrezzati con una fitta trama sospesa di rotaie metalliche, lungo la quale scorrevano le bestie macellate, appese ad appositi ganci, ancora in sito,secondo precise sequenze ancora riconoscibili. Inoltre la galleria centrale accoglie lungo il lato nord una sequenza di vasche di ghisa di singolare fattura e altre attrezzature complementari che conferiscono a questo ambiente una particolare suggestione. Per questo motivo, nonostante la qualità architettonica della galleria sia molto mediocre e il suo stato di conservazione pessimo, il progetto ne prevede, anche a seguito di consultazioni con la soprintendenza, la quasi integrale conservazione, salvo le due campate alle estremità, la cui demolizione consente di ottenere un rapporto più corretto con la parte originale più antica. Questo espediente consente infine di tamponare le estremità della galleria, che diviene lo spazio di distribuzione principale del complesso, con diaframmi trasparenti protetti da una pensilina anch’essa trasparente, in modo da suscitare livelli molto bassi di contrasto tra le varie parti. La conservazione di gran parte delle attrezzature metalliche attualmente esistenti, comprese le vasche di ghisa ha suggerito una filosofia progettuale molto leggera e sofisticata che consente di ottenere un buon equilibrio tra spazi e materiali originali e le poche attrezzature contemporanee costituite da volumi sovrastrutturali di forma elementare e di varie dimensioni rivestiti di pannelli di legno lamellare di larice oppure in ferro e vetro trasparente o sabbiato, più bassi della quota di imposta delle rotaie sospese, che continuano a correre ovunque. Poiché uno dei problemi è costituito dalla scarsa permeabilità tra il mattatoio e il Foro Boario, il progetto prevede il recupero di una delle due ali del sottile edificio dei serbatoi, eliminando i recenti tamponamenti murari per ottenere di nuovo la loggia, di cui si intravedono ancora le strutture in ghisa e acciaio, e la realizzazione di alcune aperture nel muro di confine. La loggia ospiterà un volume sovrastrutturale in acciaio e vetro, più basso della copertura e più piccolo dello spazio disponibile destinato a attività commerciale. La flessibilità dello spazio contenuto nella galleria potrà consentire una grande varietà di usi in una cornice di grande suggestione.

Restauro della Pelanda nel Mattatoio del Testaccio a Roma

CARMASSI, MASSIMO
2010-01-01

Abstract

Il progetto riguarda il padiglione più grande del mattatoio, destinata alla macellazione e alla lavorazione dei suini, denominato Pelanda dei Suini. La metodologia progettuale prevede il restauro attento dell’apparato murario e delle coperture, integrando dove necessario le lacune con materiali simili a quelli già in opera, la demolizione delle superfetazioni più recenti che snaturano la logica compositiva del complesso originale e l’adattamento alle nuove esigenze funzionali mediante l’inserimento Questo risultato viene ottenuto attraverso un intervento di conservazione e restauro molto rigoroso che assicura il mantenimento dell’assetto architettonico e delle attrezzature originali nella loro autenticità e nelle stesso tempo garantisce le possibilità di utilizzare questo luogo per le nuove funzione con una strategia progettuale leggera, flessibile, reversibile e capace di elevare la qualità ambientale e materiale del complesso. La Pelanda è costituita da tre corpi contigui: un sottile corpo di fabbrica a due piani che delimita il lato nord del foro Boario accoglie al livello superiore una sequenza di serbatoi d’acqua di forma cilindrica, costruiti in acciaio e calcestruzzo, raggiungibili mediante due scale disposte alle due estremità dell’edificio. La qualità di questi oggetti ne fa un vero e proprio reperto di archeologia industriale, da conservare nella sua integrità insieme al piano di calpestio di servizio costituito da raffinate griglie traforate di ghisa e alla copertura a capriate di ferro del lungo spazio continuo che accoglie questa singolare attrezzatura. Il livello al piano terra del corpo di fabbrica è occupato da stanze voltate, aperte verso la galleria centrale, che manterranno le stesse caratteristiche attuali , con funzione commerciale. Il corpo principale della pelanda è costituito da una grande navata parallela al primo, suddivisa in due settori identici da una spazio intermedio di dimensione ridotta che accoglie l’antica centrale termica, con 3 caldaie, una ciminiera troncoconica e altre attrezzature metalliche da conservare integralmente come reperto archeologico. Lo spazio principale coperto da un tetto a due falde sostenuto da sottili capriate Polanceau è affiancato sul lato nord da due stretti corpi rettilinei continui, coperti da un tetto a terrazza. Il solaio del corpo più largo, costituito da longherine di acciaio e volticciole ribassate in laterizio, si conclude alle estremità con due stanze a pianta quadrata di altezza doppia . Il solaio piano del corpo più stretto affacciato direttamente all’esterno mediante una sequenza di porte, probabilmente aggiunto successivamente alla realizzazione del progetto di G. Ersoch, è costruito in laterizio armato. La perfetta simmetria di questo edificio e stata ridotta dalla demolizione negli anni 30 di due alte stanze gemelle adiacenti al lato sud della Pelanda, contrapposte alle altre due del lato nord. Lo spazio compreso tra la Pelanda e il sottile corpo di fabbrica che accoglie i serbatoi è occupato da un galleria a due navate, costruita negli anni 30, formata da una sequenza di pilastri e travi in cemento armato che sostengono un solaio piano dello stesso materiale. Il solaio della galleria, aperta completamente verso l’esterno alle estremità, è traforato per tutta la sua lunghezza da due lucernari rettilinei emergente sulla copertura con una sottile struttura in cemento armato. Tutti gli ambienti della Pelanda sono attrezzati con una fitta trama sospesa di rotaie metalliche, lungo la quale scorrevano le bestie macellate, appese ad appositi ganci, ancora in sito,secondo precise sequenze ancora riconoscibili. Inoltre la galleria centrale accoglie lungo il lato nord una sequenza di vasche di ghisa di singolare fattura e altre attrezzature complementari che conferiscono a questo ambiente una particolare suggestione. Per questo motivo, nonostante la qualità architettonica della galleria sia molto mediocre e il suo stato di conservazione pessimo, il progetto ne prevede, anche a seguito di consultazioni con la soprintendenza, la quasi integrale conservazione, salvo le due campate alle estremità, la cui demolizione consente di ottenere un rapporto più corretto con la parte originale più antica. Questo espediente consente infine di tamponare le estremità della galleria, che diviene lo spazio di distribuzione principale del complesso, con diaframmi trasparenti protetti da una pensilina anch’essa trasparente, in modo da suscitare livelli molto bassi di contrasto tra le varie parti. La conservazione di gran parte delle attrezzature metalliche attualmente esistenti, comprese le vasche di ghisa ha suggerito una filosofia progettuale molto leggera e sofisticata che consente di ottenere un buon equilibrio tra spazi e materiali originali e le poche attrezzature contemporanee costituite da volumi sovrastrutturali di forma elementare e di varie dimensioni rivestiti di pannelli di legno lamellare di larice oppure in ferro e vetro trasparente o sabbiato, più bassi della quota di imposta delle rotaie sospese, che continuano a correre ovunque. Poiché uno dei problemi è costituito dalla scarsa permeabilità tra il mattatoio e il Foro Boario, il progetto prevede il recupero di una delle due ali del sottile edificio dei serbatoi, eliminando i recenti tamponamenti murari per ottenere di nuovo la loggia, di cui si intravedono ancora le strutture in ghisa e acciaio, e la realizzazione di alcune aperture nel muro di confine. La loggia ospiterà un volume sovrastrutturale in acciaio e vetro, più basso della copertura e più piccolo dello spazio disponibile destinato a attività commerciale. La flessibilità dello spazio contenuto nella galleria potrà consentire una grande varietà di usi in una cornice di grande suggestione.
2010
9788837078133
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/35289
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact