L’intervento presenta alcune esperienze progettuali (realizzazioni e progetti di concorso) sul tema della casa d’abitazione unifamiliare condotte dall'autore tra il 2000 e il 2015. Esse insistono tutte sui territori della pianura centrale veneta, i quali, com’è noto, rappresentano una delle esemplificazioni più evidenti di quella “città delle villette” che, nel secondo dopoguerra, è cresciuta in opposizione ai modelli di urbanizzazione proposti dall’architettura moderna. Ben noti sono i vantaggi che i cittadini ritrovano in questi tipi che ne realizzano, in terra, l’egoistico piccolo paradiso privato: individualità dell’immagine e nella gestione quotidiana, elevati standard dimensionali, privacy, possibilità di godere del giardino e dell’automobile sotto casa. Altrettanto noti ne sono però i limiti, sia in termini di disegno urbano (eterogeneità degli insediamenti, indifferenziata ripetizione dei modelli, assenza di relazioni), sia in termini di sostenibilità ambientale ed economica. Avendo presente tutto questo, le esperienze che s’intendono presentare provano a interrogarsi sulla possibilità di sviluppare queste stesse forme insediative, ma all’interno di sistemi più densi, capaci di opporsi all’inarrestabile consumo di suolo, di definire ambienti urbani dotati di una maggiore complessità, di costruire relazioni più significative tra spazi interni ed esterni degli alloggi, di rispondere a nuove esigenze (abitative e talvolta lavorative) di nuclei famigliari in profonda trasformazione. Se è vero in fatti che la densità di per sé non assicura alcuna qualità, è anche vero che essa costringe il progettista a uscire da soluzioni predefinite, obbliga a un rapporto meno scontato con il sito e con gli elementi di natura (luce, aria, verde), costringe a riflettere con maggior attenzione su misure e necessità dei singoli spazi.

Densità e rarefazione. Nuove case unifamiliari nella città dispersa.

Marco Ferrari
2023-01-01

Abstract

L’intervento presenta alcune esperienze progettuali (realizzazioni e progetti di concorso) sul tema della casa d’abitazione unifamiliare condotte dall'autore tra il 2000 e il 2015. Esse insistono tutte sui territori della pianura centrale veneta, i quali, com’è noto, rappresentano una delle esemplificazioni più evidenti di quella “città delle villette” che, nel secondo dopoguerra, è cresciuta in opposizione ai modelli di urbanizzazione proposti dall’architettura moderna. Ben noti sono i vantaggi che i cittadini ritrovano in questi tipi che ne realizzano, in terra, l’egoistico piccolo paradiso privato: individualità dell’immagine e nella gestione quotidiana, elevati standard dimensionali, privacy, possibilità di godere del giardino e dell’automobile sotto casa. Altrettanto noti ne sono però i limiti, sia in termini di disegno urbano (eterogeneità degli insediamenti, indifferenziata ripetizione dei modelli, assenza di relazioni), sia in termini di sostenibilità ambientale ed economica. Avendo presente tutto questo, le esperienze che s’intendono presentare provano a interrogarsi sulla possibilità di sviluppare queste stesse forme insediative, ma all’interno di sistemi più densi, capaci di opporsi all’inarrestabile consumo di suolo, di definire ambienti urbani dotati di una maggiore complessità, di costruire relazioni più significative tra spazi interni ed esterni degli alloggi, di rispondere a nuove esigenze (abitative e talvolta lavorative) di nuclei famigliari in profonda trasformazione. Se è vero in fatti che la densità di per sé non assicura alcuna qualità, è anche vero che essa costringe il progettista a uscire da soluzioni predefinite, obbliga a un rapporto meno scontato con il sito e con gli elementi di natura (luce, aria, verde), costringe a riflettere con maggior attenzione su misure e necessità dei singoli spazi.
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