Mentre nella ricerca sulle abitazioni romane è consueto cercare richiami ai piacevoli luoghi ed esperienze della natura, i "loca amoena", sembra attuale e importante volgere lo sguardo ai "loca horrida", i precursori del nostro attuale ‘eco-anxiety’, per ampliare le prospettive, e trovare, anche sul suo opposto, la natura come forza spaventosa, sinistra e distruttrice. Il convegno e, come suo frutto, il presente volume sul locus horridus hanno avuto lo scopo di approfondire, analizzare e aggiornare il tema delle ansie, dei timori, delle paure e delle preoccupazioni dei Romani a riguardo della natura selvaggia e delle sue forze indomabili. Nella gamma dei contributi del convegno e del presente volume gli oggetti di ricerca ricadono prevalentemente su fenomeni extraurbani, che includono boschi, selve, vulcani, paludi, laghi e grotte. Come cornice topica dell’incontro pauroso uomo-natura ben si prestano anche alcuni luoghi naturali iconici infernali, quali il lago di Averno. Ciò nondimeno, sono esaminate anche le manifestazioni della natura selvaggia incapsulate nei contesti urbani e domestici, per esempio tramite iconografie, architetture e decorazioni del giardino delle case. Un ruolo fondamentale in questi discorsi hanno le memorie culturali dei siti e le storie ‘mostruose’ e ‘selvagge’ preservate nelle topografie urbane, quali, in riferimento a Roma, la grotta di Cacus, il Lupercal, e i luci sacri rimasti all’interno della città.

Introduzione (in "Locus Horridus : ansie romane verso il mondo naturale")

Maddalena Bassani;
2024-01-01

Abstract

Mentre nella ricerca sulle abitazioni romane è consueto cercare richiami ai piacevoli luoghi ed esperienze della natura, i "loca amoena", sembra attuale e importante volgere lo sguardo ai "loca horrida", i precursori del nostro attuale ‘eco-anxiety’, per ampliare le prospettive, e trovare, anche sul suo opposto, la natura come forza spaventosa, sinistra e distruttrice. Il convegno e, come suo frutto, il presente volume sul locus horridus hanno avuto lo scopo di approfondire, analizzare e aggiornare il tema delle ansie, dei timori, delle paure e delle preoccupazioni dei Romani a riguardo della natura selvaggia e delle sue forze indomabili. Nella gamma dei contributi del convegno e del presente volume gli oggetti di ricerca ricadono prevalentemente su fenomeni extraurbani, che includono boschi, selve, vulcani, paludi, laghi e grotte. Come cornice topica dell’incontro pauroso uomo-natura ben si prestano anche alcuni luoghi naturali iconici infernali, quali il lago di Averno. Ciò nondimeno, sono esaminate anche le manifestazioni della natura selvaggia incapsulate nei contesti urbani e domestici, per esempio tramite iconografie, architetture e decorazioni del giardino delle case. Un ruolo fondamentale in questi discorsi hanno le memorie culturali dei siti e le storie ‘mostruose’ e ‘selvagge’ preservate nelle topografie urbane, quali, in riferimento a Roma, la grotta di Cacus, il Lupercal, e i luci sacri rimasti all’interno della città.
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