Il tema dello spazio domestico e dell’architettura della casa riveste, da sempre, un ruolo di primaria importanza all’interno della disciplina architettonica che, dagli albori della civiltà fino ai nostri giorni, ha posto al centro delle sue riflessioni la questione dell’abitazione. Tutti i grandi maestri, antichi e recenti, si sono cimentati nell’insidioso esercizio progettuale della casa ed è opinione diffusa che questa sfida possa essere considerata, allo stesso tempo, semplice e complessa. Semplice perché essa può essere affrontata a partire da un bagaglio di conoscenze tecniche e progettuali ancora limitate e, per questo, rappresenta uno degli esercizi più diffusi nei Laboratori di Progetto del primo anno del Corso di studi in Architettura. Complessa perché dietro l’impressione di un programma che tutti conosciamo molto bene perché lo sperimentiamo da sempre in prima persona, si cela la difficoltà di manipolare una dimensione dell’abitare che tanta influenza esercita sulla vita più intima e quotidiana delle persone, con importanti implicazioni di carattere culturale e sociale. Nell’ambito delle attività didattiche del Laboratorio di progetto del primo anno del Corso di studi Triennale in Architettura, tenuto dal sottoscritto presso l’Università IUAV di Venezia a partire dall’A.A. 2014-2015, il tema del progetto dell’abitazione rappresenta un’occasione importante perché riguarda l’esercizio che ogni studente compie durante l’anno di ingresso al suo percorso di studi. Per questo motivo, ogni anno, la didattica si concentra sul programma domestico secondo uno schema che prevede l’intreccio fra l’architettura della casa, uno specifico contesto insediativo e un architetto di riferimento. Tale sovrapposizione rappresenta il caso studio a partire dal quale si sviluppa la didattica del Laboratorio. La riflessione, da questo punto di vista, si configura come una esperienza di collegamento e raccordo tra il momento della didattica e il momento della ricerca di architettura. All’interno di tale scenario nasce l’idea di questo libro. Il volume è dedicato, in particolare, alle case collettive che Sandra Barclay e Jean Pierre Crousse hanno realizzato all’interno della città di Lima. I due architetti peruviani, che hanno alle spalle una intensa esperienza professionale in Francia, hanno all’attivo moltissimi lavori, sia in America Latina sia in Europa, di cui gran parte realizzati. Fra questi tante sono le case, un programma su cui hanno maturato molte occasioni di riflessione progettuale associate alla volontà di comprendere il territorio peruviano e la sua antica e peculiare tradizione insediativa e costruttiva per replicarla in chiave attuale. Questa tradizione appare profondamente influenzata dalle particolari condizioni climatiche locali, secondo un’idea per cui “La forma segue il clima”. Il Perù, infatti, uno degli stati più estesi del Sud America, ricade totalmente in area tropicale. L’intera geografia del Paese si può leggere secondo una struttura in cui si riconoscono chiaramente tre regioni distese parallelamente alla costa pacifica: la “selva”, la “sierra” e la “costa”. Quest’ultima, affacciata sull’Oceano per un lungo tratto che corre da sud-est a nord-ovest, è una stretta striscia di territorio desertico formato da grandi dune di sabbia, spoglio e quasi totalmente privo di vegetazione. Nonostante sia uno dei luoghi più aridi del pianeta, le sue condizioni climatiche non sono proibitive come sembra, data la presenza dell’Oceano che mantiene una percentuale elevata di umidità nell’ambiente. I corsi d’acqua a regime torrentizio che si distaccano dalla cordigliera andina, inoltre, soddisfano interamente il fabbisogno d’acqua dolce, determinando la presenza di alcune vallate verdi che, come rigogliose oasi, tagliano e scandiscono trasversalmente questa lunga striscia desertica. L’assenza di pioggia e di vento, la temperatura che varia tra un minimo di 15 °C in inverno e un massimo di 30 °C in estate, la quasi impercettibile escursione termica tra il giorno e la notte, fanno si che l’unica condizione necessaria per poterci vivere all’interno sia una sufficiente protezione dal sole del tropico. A queste latitudini, tuttavia, anche la luce naturale sembra funzionare in maniera singolare. La direzione verticale del sole tropicale, infatti, combinandosi con le particolari condizioni ambientali determinate dall’immensa distesa liquida dell’Oceano da un lato e dalla repentina barriera verticale delle Ande dall’altro, per gran parte dell’anno non produce ombra, tanto da suggerire la paradossale definizione di Lima come “città senz’ombra”. All’interno di questo peculiare scenario, la coppia di architetti peruviani ha realizzato diversi tipi di case, sviluppando, sistematicamente, un’idea di architettura domestica attenta ai valori ambientali e climatici locali, alla salvaguardia della privacy e dell’intimità familiare e all’invenzione di raffinate soluzioni spaziali. Questo lavoro può essere ricondotto a quattro tappe fondamentali. La prima tappa è quella delle cosiddette “casas de palya”, abitazioni unifamiliari di vacanza extraurbane, quindi con un programma di uso temporaneo, disseminate nelle numerose baie presenti sulla desertica costa oceanica del Paese, prevalentemente a sud di Lima. La seconda tappa è quella delle case unifamiliari urbane, quindi con un programma di uso permanente, quasi sempre insediate in quartieri del cosiddetto Cercado de Lima, la zona centrale della città. La terza tappa è quella delle “case andine”, anche in questo caso abitazioni unifamiliari di vacanza extraurbane con un programma di uso temporaneo, ma posizionate ad alta quota, all’interno del paesaggio montano della cordigliera. La quarta e ultima tappa, infine, riguarda i blocchi di abitazioni collettive oggetto di questo libro, realizzate, anche di recente, all’interno del territorio metropolitano della capitale peruviana e legati allo sviluppo immobiliare sempre più intensivo e problematico di questa affascinante realtà urbana. Il volume costituisce il terzo tassello di questa collana dedicata all’architettura della casa e denominata Domestica, dal latino domestica, domesticorum, sostantivo neutro della seconda declinazione col significato di cose domestiche, affari privati, vita intima e familiare. Ogni volume è organizzato secondo un format che prevede l’individuazione di un luogo che costituisce il campo d’indagine e di un architetto o di uno studio di architettura contemporaneo che ha saputo interpretare i caratteri distintivi di tale paesaggio urbano o territoriale, declinandoli all’interno di progetti riguardanti il programma dell’abitazione.
L'oasi nella casa : cinque case collettive di Barclay&Crousse a Lima
Cacciatore, Francesco
2024-01-01
Abstract
Il tema dello spazio domestico e dell’architettura della casa riveste, da sempre, un ruolo di primaria importanza all’interno della disciplina architettonica che, dagli albori della civiltà fino ai nostri giorni, ha posto al centro delle sue riflessioni la questione dell’abitazione. Tutti i grandi maestri, antichi e recenti, si sono cimentati nell’insidioso esercizio progettuale della casa ed è opinione diffusa che questa sfida possa essere considerata, allo stesso tempo, semplice e complessa. Semplice perché essa può essere affrontata a partire da un bagaglio di conoscenze tecniche e progettuali ancora limitate e, per questo, rappresenta uno degli esercizi più diffusi nei Laboratori di Progetto del primo anno del Corso di studi in Architettura. Complessa perché dietro l’impressione di un programma che tutti conosciamo molto bene perché lo sperimentiamo da sempre in prima persona, si cela la difficoltà di manipolare una dimensione dell’abitare che tanta influenza esercita sulla vita più intima e quotidiana delle persone, con importanti implicazioni di carattere culturale e sociale. Nell’ambito delle attività didattiche del Laboratorio di progetto del primo anno del Corso di studi Triennale in Architettura, tenuto dal sottoscritto presso l’Università IUAV di Venezia a partire dall’A.A. 2014-2015, il tema del progetto dell’abitazione rappresenta un’occasione importante perché riguarda l’esercizio che ogni studente compie durante l’anno di ingresso al suo percorso di studi. Per questo motivo, ogni anno, la didattica si concentra sul programma domestico secondo uno schema che prevede l’intreccio fra l’architettura della casa, uno specifico contesto insediativo e un architetto di riferimento. Tale sovrapposizione rappresenta il caso studio a partire dal quale si sviluppa la didattica del Laboratorio. La riflessione, da questo punto di vista, si configura come una esperienza di collegamento e raccordo tra il momento della didattica e il momento della ricerca di architettura. All’interno di tale scenario nasce l’idea di questo libro. Il volume è dedicato, in particolare, alle case collettive che Sandra Barclay e Jean Pierre Crousse hanno realizzato all’interno della città di Lima. I due architetti peruviani, che hanno alle spalle una intensa esperienza professionale in Francia, hanno all’attivo moltissimi lavori, sia in America Latina sia in Europa, di cui gran parte realizzati. Fra questi tante sono le case, un programma su cui hanno maturato molte occasioni di riflessione progettuale associate alla volontà di comprendere il territorio peruviano e la sua antica e peculiare tradizione insediativa e costruttiva per replicarla in chiave attuale. Questa tradizione appare profondamente influenzata dalle particolari condizioni climatiche locali, secondo un’idea per cui “La forma segue il clima”. Il Perù, infatti, uno degli stati più estesi del Sud America, ricade totalmente in area tropicale. L’intera geografia del Paese si può leggere secondo una struttura in cui si riconoscono chiaramente tre regioni distese parallelamente alla costa pacifica: la “selva”, la “sierra” e la “costa”. Quest’ultima, affacciata sull’Oceano per un lungo tratto che corre da sud-est a nord-ovest, è una stretta striscia di territorio desertico formato da grandi dune di sabbia, spoglio e quasi totalmente privo di vegetazione. Nonostante sia uno dei luoghi più aridi del pianeta, le sue condizioni climatiche non sono proibitive come sembra, data la presenza dell’Oceano che mantiene una percentuale elevata di umidità nell’ambiente. I corsi d’acqua a regime torrentizio che si distaccano dalla cordigliera andina, inoltre, soddisfano interamente il fabbisogno d’acqua dolce, determinando la presenza di alcune vallate verdi che, come rigogliose oasi, tagliano e scandiscono trasversalmente questa lunga striscia desertica. L’assenza di pioggia e di vento, la temperatura che varia tra un minimo di 15 °C in inverno e un massimo di 30 °C in estate, la quasi impercettibile escursione termica tra il giorno e la notte, fanno si che l’unica condizione necessaria per poterci vivere all’interno sia una sufficiente protezione dal sole del tropico. A queste latitudini, tuttavia, anche la luce naturale sembra funzionare in maniera singolare. La direzione verticale del sole tropicale, infatti, combinandosi con le particolari condizioni ambientali determinate dall’immensa distesa liquida dell’Oceano da un lato e dalla repentina barriera verticale delle Ande dall’altro, per gran parte dell’anno non produce ombra, tanto da suggerire la paradossale definizione di Lima come “città senz’ombra”. All’interno di questo peculiare scenario, la coppia di architetti peruviani ha realizzato diversi tipi di case, sviluppando, sistematicamente, un’idea di architettura domestica attenta ai valori ambientali e climatici locali, alla salvaguardia della privacy e dell’intimità familiare e all’invenzione di raffinate soluzioni spaziali. Questo lavoro può essere ricondotto a quattro tappe fondamentali. La prima tappa è quella delle cosiddette “casas de palya”, abitazioni unifamiliari di vacanza extraurbane, quindi con un programma di uso temporaneo, disseminate nelle numerose baie presenti sulla desertica costa oceanica del Paese, prevalentemente a sud di Lima. La seconda tappa è quella delle case unifamiliari urbane, quindi con un programma di uso permanente, quasi sempre insediate in quartieri del cosiddetto Cercado de Lima, la zona centrale della città. La terza tappa è quella delle “case andine”, anche in questo caso abitazioni unifamiliari di vacanza extraurbane con un programma di uso temporaneo, ma posizionate ad alta quota, all’interno del paesaggio montano della cordigliera. La quarta e ultima tappa, infine, riguarda i blocchi di abitazioni collettive oggetto di questo libro, realizzate, anche di recente, all’interno del territorio metropolitano della capitale peruviana e legati allo sviluppo immobiliare sempre più intensivo e problematico di questa affascinante realtà urbana. Il volume costituisce il terzo tassello di questa collana dedicata all’architettura della casa e denominata Domestica, dal latino domestica, domesticorum, sostantivo neutro della seconda declinazione col significato di cose domestiche, affari privati, vita intima e familiare. Ogni volume è organizzato secondo un format che prevede l’individuazione di un luogo che costituisce il campo d’indagine e di un architetto o di uno studio di architettura contemporaneo che ha saputo interpretare i caratteri distintivi di tale paesaggio urbano o territoriale, declinandoli all’interno di progetti riguardanti il programma dell’abitazione.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
L’oasi nella casa_Domestica 03.pdf
solo utenti autorizzati
Tipologia:
Versione Editoriale
Licenza:
Accesso ristretto
Dimensione
9.48 MB
Formato
Adobe PDF
|
9.48 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.