The lack of attention to exhibition design, understood as the set of skills and strategies for organizing space and objects, often results in displays that fail to engage in dialogue with the works presented. Instead of enhancing them, the exhibition is reduced to a purely descriptive function, akin to a written text accompanying the works, without enriching the audience’s experience or fostering a deeper understanding of the content. *** The text examines the exhibition project designed to present the work of architect Lina Bo Bardi at the 2004 Venice Biennale, aiming to demonstrate that an exhibition must be interpreted as a linguistic act: a space capable of generating meaning through specific forms of communication. This approach, which emphasizes the importance of technical and practical aspects of exhibition design, assigns a narrative role to the architecture of the space, the rhythm, the symbols, the signs, the materials, the analogies, and other rhetorical resources, including, significantly, emptiness and silence. La scarsa attenzione al progetto espositivo, inteso come l’insieme di competenze e strategie per organizzare lo spazio e gli oggetti, spesso dà origine ad allestimenti incapaci di dialogare con le opere presentate. Invece di valorizzarle, l’esposizione si riduce a una funzione puramente descrittiva, paragonabile a un testo scritto che accompagna le opere, senza arricchire l’esperienza del pubblico né favorire una comprensione più profonda dei contenuti. Il testo analizza il progetto espositivo concepito per presentare l’opera dell’architetta Lina Bo Bardi alla Biennale di Venezia del 2004, con l’obiettivo di dimostrare che un’esposizione deve essere interpretata come un atto linguistico: uno spazio capace di produrre significato attraverso forme di comunicazione specifiche. Questo tipo di approccio, che non sottovaluta l’importanza degli aspetti tecnici e pratici del design espositivo, attribuisce un ruolo narrativo all’architettura dello spazio, al ritmo, ai simboli, ai segni, ai materiali, alle analogie e ad altre risorse retoriche, comprese, in modo significativo, il vuoto e il silenzio.

The construction of the artifact. Exhibiting Lina Bo Bardi

Gallo, Antonella
2024-01-01

Abstract

The lack of attention to exhibition design, understood as the set of skills and strategies for organizing space and objects, often results in displays that fail to engage in dialogue with the works presented. Instead of enhancing them, the exhibition is reduced to a purely descriptive function, akin to a written text accompanying the works, without enriching the audience’s experience or fostering a deeper understanding of the content. *** The text examines the exhibition project designed to present the work of architect Lina Bo Bardi at the 2004 Venice Biennale, aiming to demonstrate that an exhibition must be interpreted as a linguistic act: a space capable of generating meaning through specific forms of communication. This approach, which emphasizes the importance of technical and practical aspects of exhibition design, assigns a narrative role to the architecture of the space, the rhythm, the symbols, the signs, the materials, the analogies, and other rhetorical resources, including, significantly, emptiness and silence. La scarsa attenzione al progetto espositivo, inteso come l’insieme di competenze e strategie per organizzare lo spazio e gli oggetti, spesso dà origine ad allestimenti incapaci di dialogare con le opere presentate. Invece di valorizzarle, l’esposizione si riduce a una funzione puramente descrittiva, paragonabile a un testo scritto che accompagna le opere, senza arricchire l’esperienza del pubblico né favorire una comprensione più profonda dei contenuti. Il testo analizza il progetto espositivo concepito per presentare l’opera dell’architetta Lina Bo Bardi alla Biennale di Venezia del 2004, con l’obiettivo di dimostrare che un’esposizione deve essere interpretata come un atto linguistico: uno spazio capace di produrre significato attraverso forme di comunicazione specifiche. Questo tipo di approccio, che non sottovaluta l’importanza degli aspetti tecnici e pratici del design espositivo, attribuisce un ruolo narrativo all’architettura dello spazio, al ritmo, ai simboli, ai segni, ai materiali, alle analogie e ad altre risorse retoriche, comprese, in modo significativo, il vuoto e il silenzio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/355829
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