Originaria di Kandy, nell’isola di Ceylon (oggi Sri Lanka), Minnette de Silva (1918-1998) è la prima donna asiatica ad essere associata al RIBA e figura di primo piano dell’architettura moderna del suo Paese. Le numerose abitazioni costruite a Ceylon nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, e oggi quasi nella totalità alterate o demolite, si offrono come esempio di un’architettura aggiornata nei confronti della ricerca internazionale contemporanea e al contempo radicata nel proprio specifico contesto culturale, a testimoniare la volontà di de Silva di aprire Ceylon alla modernità, difendendo al contempo le ragioni di un «regional approach». La figura di Minnette de Silva ha conosciuto negli ultimi anni inedita attenzione da parte della critica specialistica, riconducibile, in particolare, alla singolarità della sua opera, pionieristicamente moderna e al contempo radicata nella tradizione culturale del proprio Paese. Tuttavia, l’inedito incontro tra il lavoro dell’architetta e il contesto europeo contemporaneo, con i suoi protagonisti e le specifiche peculiarità, resta ancora scarsamente indagato. Dopo una prima formazione in India, tra Bombay e Bangalore, dove lavora alcuni mesi nello studio di Otto Koenigsberger, de Silva conclude infatti la sua formazione a Londra e intesse relazioni con alcuni tra i principali protagonisti della scena architettonica contemporanea, tra i quali Sigfried Giedion, Jaqueline Tyrwhitt, Enrico Peressutti e, primo fra tutti, Le Corbusier, con il quale stringe una duratura amicizia. Modernità, tradizione, artigianato e sintesi delle arti sono alcune tra le tematiche discusse da de Silva nel corso dei convegni CIAM, ai quali partecipa come delegata del gruppo indiano in occasione dei suoi numerosi passaggi europei, che la vedono muoversi con disinvoltura tra Londra, Parigi, Atene, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli. Grazie a una documentazione inedita, che affianca al materiale rinvenuto nell’archivio privato a Kandy lo scambio epistolare con Le Corbusier e le fotografie scattate a Ceylon da Lucien Hervé, il volume restituisce il profilo di una professionista fuori dal comune, il cui lavoro e impegno consentono di delineare temi che attraversano con urgenza il dibattito architettonico nell’immediato secondo dopoguerra.

Minnette de Silva : Modernità e Tradizioni per Ceylon = Modernity and Tradition for Ceylon

Maria Bonaiti
2024-01-01

Abstract

Originaria di Kandy, nell’isola di Ceylon (oggi Sri Lanka), Minnette de Silva (1918-1998) è la prima donna asiatica ad essere associata al RIBA e figura di primo piano dell’architettura moderna del suo Paese. Le numerose abitazioni costruite a Ceylon nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, e oggi quasi nella totalità alterate o demolite, si offrono come esempio di un’architettura aggiornata nei confronti della ricerca internazionale contemporanea e al contempo radicata nel proprio specifico contesto culturale, a testimoniare la volontà di de Silva di aprire Ceylon alla modernità, difendendo al contempo le ragioni di un «regional approach». La figura di Minnette de Silva ha conosciuto negli ultimi anni inedita attenzione da parte della critica specialistica, riconducibile, in particolare, alla singolarità della sua opera, pionieristicamente moderna e al contempo radicata nella tradizione culturale del proprio Paese. Tuttavia, l’inedito incontro tra il lavoro dell’architetta e il contesto europeo contemporaneo, con i suoi protagonisti e le specifiche peculiarità, resta ancora scarsamente indagato. Dopo una prima formazione in India, tra Bombay e Bangalore, dove lavora alcuni mesi nello studio di Otto Koenigsberger, de Silva conclude infatti la sua formazione a Londra e intesse relazioni con alcuni tra i principali protagonisti della scena architettonica contemporanea, tra i quali Sigfried Giedion, Jaqueline Tyrwhitt, Enrico Peressutti e, primo fra tutti, Le Corbusier, con il quale stringe una duratura amicizia. Modernità, tradizione, artigianato e sintesi delle arti sono alcune tra le tematiche discusse da de Silva nel corso dei convegni CIAM, ai quali partecipa come delegata del gruppo indiano in occasione dei suoi numerosi passaggi europei, che la vedono muoversi con disinvoltura tra Londra, Parigi, Atene, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli. Grazie a una documentazione inedita, che affianca al materiale rinvenuto nell’archivio privato a Kandy lo scambio epistolare con Le Corbusier e le fotografie scattate a Ceylon da Lucien Hervé, il volume restituisce il profilo di una professionista fuori dal comune, il cui lavoro e impegno consentono di delineare temi che attraversano con urgenza il dibattito architettonico nell’immediato secondo dopoguerra.
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