Quali effetti sta provocando il cambiamento climatico nei territori del Carso e della costa Istriana? È con questa domanda che circa un anno fa (marzo 2023) il Laboratorio del Cammino ha iniziato l’organizzazione del-la sesta edizione della sua Summer School, con l’obiettivo di utilizzare la pratica del camminare per leggere le condizioni di vulnerabilità e gli impatti del cambiamento climatico nel Carso isontino e triestino e nella costa istriana settentrionale. Il Carso e la costa istriana costituiscono territori transfron-talieri dalla geografia complessa, a cavallo tra Italia, Croazia e Slovenia, relegati in una posizione di perdurante perifericità (Basso, 2010). Noto per le vicende belliche e postbelliche delle guerre mondiali e della cortina di ferro che divideva l’occidente filoamericano e l’oriente filorusso (Angelillo, 2021), oggi il Carso è un territorio italo-slovenofono, caratterizzato da alcune pecu-liarità, tra cui i suoi caratteri geologici che accostano la durezza della parte calcarea e la scivolosità della parte collinare fatta di flysch, il suo fondale marino – così profondo e ricco di biodiver-sità, il palinsesto di paesaggi agricoli caratterizzati da forme di conduzione particolari come i pastini, paesaggi terrazzati della viticoltura e dell’olivicoltura, o le comunelle, proprietà collet-tive riconducibili ad antichi diritti d’uso, di carattere boschivo, prativo (la landa carsica) e agricolo. Non è un caso che tali con-notati storici, unitamente agli equilibri socio-ecologici e alle interdipendenze uomo-natura, abbiano condotto all’inclusione dell’ambito della Riserva di Miramare nel programma Man and the Biosphere (MAB) dell’UNESCO (cfr. de Flego e Granceri Bra-daschia, in questo volume). Ma il Carso è anche un territorio fatto di piccoli insediamenti e nuclei abitati sparsi, dove l’adat-tamento ai fenomeni climatici spesso avversi ha determinato le condizioni di abitabilità, e influenzato le forme insediative. La IntroduzioneBora, vento invernale freddo e veloce (si parla di raffiche di 130-150 km/h), è stata una condizione dominante per secoli. Diversi insediamenti carsici, assieme alla città di Trieste, hanno saputo adattarsi ai lunghi e freddi inverni dovuti all’esposizione verso nord-est, origine delle raffiche di Bora, attraverso la creazione di tessuti insediativi fitti e di architetture localizzate al riparo dalle zone maggiormente esposte alle raffiche. Siccità e crisi idriche prolungate, piogge torrenziali, esonda-zioni dei corsi d’acqua, allagamenti pluviali urbani, smottamenti e dissesto idrogeologico, ondate di calore, incendi. Sono solo alcune delle conseguenze – esacerbate dall’innalzamento glo-bale della temperatura – del cambiamento climatico, che anche il Carso e la costa istriana stanno subendo con frequenza e se-verità sempre maggiori (cfr. Flapp e Gallina, in questo volume). Da alcuni anni, le politiche nazionali e internazionali, per far fronte a queste problematiche, hanno iniziato a porre l’accento sull’adattamento e sulla resilienza delle città ai cambiamenti climatici. L’apporto di conoscenze esperte e saperi tradizionali locali in grado di mettere a fuoco le condizioni di vulnerabilità dei territori, i pericoli climatici e gli impatti meteorologici, e il riconoscimento delle capacità adattative delle comunità locali di rispondere alle sfide attuali sono alcuni dei fuochi di queste politiche (Birkmann et al., 2014).In questo quadro, la Summer School internazionale – dal ti-tolo WalKras, crasi di due parole, una inglese (Walk, cammina-re), l’altra slovena (Kras, Carso) – si è posta l’obiettivo di com-prendere quanto lo sguardo dal basso, il camminare, l’andare a piedi, il vedere, l’ascoltare e l’entrare lentamente nei luoghi (Lazzarini e Marchionni, 2020), siano modalità essenziali per leggere e progettare i territori soggetti al rischio climatico. Ac-compagnati da docenti, ricercatori e attori locali che lavorano a 8stretto contatto con il territorio, i partecipanti sono stati guidati a ricercare e descrivere le metamorfosi in atto nel Carso e nella costa istriana e a riconoscere le risorse materiali e immateriali da attivare o mobilitare al fine di contrastare gli effetti negativi del cambiamento climatico.Un variegato gruppo di venticinque studenti provenienti da tutta Italia e da altre parti del mondo – tra cui Cina, India e Tur-chia – insieme a quindici giovani ricercatori e professionisti col ruolo di mentori, hanno intrapreso, dal 21 agosto al 2 settem-bre 2023, un cammino di dodici giorni tra Gorizia/Nova Gorica e Pirano (per una restituzione dell’esperienza del cammino, si vedano i capitoli di Miola e Rizzi, in questo volume). Il gruppo di studenti e ricercatori ha fatto esperienza diretta di alcuni eventi meteorologici estremi e dei relativi fenomeni correlati: un’on-data di calore intenso nel primo tratto del cammino tra Gorizia e Doberdò, che ha messo a dura prova la resistenza fisica dei camminatori, mettendoli di fronte ad alcuni rischi connessi alle alte temperature, tra cui la presenza di un rogo nella zona già colpita dal grande incendio del 2022 (cfr. Tomasi, Valenti e Pe-trovich, in questo volume); il neverin, un episodio di instabilità convettiva meteorica osservato tra Contovello e Miramare, tan-to rapido quanto violento, che ha portato a modificare in parte l’itinerario per evitare i pericoli a esso connessi; gli effetti delle piogge intense e degli allagamenti urbani e costieri, registrati durante il passaggio del gruppo nella città di Trieste e descritti in relazione alle implicazioni prodotte sulle condizioni di abi-tabilità e accessibilità degli spazi pubblici; e, infine, un evento estremo di mareggiata che ha colpito il litorale istriano restrin-gendo l’arenile e danneggiando alcune strutture balneari pochi giorni prima che il gruppo camminasse lungo la costa da Pirano a Izola, nell’ultimo tratto della Summer School.Nel lungo itinerario da Gorizia a Pirano, i partecipanti alla Summer School hanno interagito con tanti e diversi soggetti del territorio, adottando il camminare come postura per mettersi in ascolto di una “strada che parla”, nella convinzione che l’in-terazione con le comunità costituisse occasione per “rivelare quel reticolo di flussi materiali e immateriali, [...] materiali im-portanti, risorse preziose” (Decandia e Lutzoni, 2016: 12) utili a (re)immaginare il loro orizzonte di transizione: abitanti, attivisti, rappresentanti delle istituzioni pubbliche, tecnici, soggetti della società civile, ricercatori e docenti delle università locali, im-prenditori di alcuni settori trainanti l’economia locale. Alcuni di questi attori hanno partecipato attivamente al cammino, inter-venendo in alcune tappe e prendendo parte ad intensi momenti di scambio con gli studenti.A partire dalla restituzione degli esiti della Summer School WalKras del Laboratorio del Cammino il volume intende dimo-strare l’utilità della pratica del camminare nell’indagine degli impatti dei cambiamenti climatici nel territorio del Carso ison-tino e triestino e della costa istriana e nella definizione di di-spositivi progettuali di adattamento. Dopo le due pubblicazioni degli anni passati che hanno restituito, da un lato, i caratteri di originalità e l’apporto metodologico dell’esperienza di ri-cerca nella didattica portata avanti dal Laboratorio (Lazzarini e Marchionni, 2020) e, dall’altro, un toolbox di parole chiave e di approcci utili a descrivere in cammino le dinamiche di con-trazione insediativa che contraddistinguono molti dei territori attraversati nei sei anni passati (Lazzarini et al., 2022), questo libro indaga sfide e narrazioni del cambiamento climatico nel territorio carsico e istriano, utilizzando la pratica del cammino come occasione per avvicinarsi lentamente, ed entrare in rela-zione empatica con il territorio, apprendere il reale e immagina-re il possibile (Ferraro, 1998), osservare la grana fine e ascoltare il rumore di fondo (Mareggi e Merlini, 2014) delle trasformazioni originate dalla transizione climatica. Il volume è articolato in quattro parti. La prima parte, Cammi-nare per fare ricerca e progetto: tecniche, strumenti e progettua-lità, restituisce un quadro di tecniche, metodologie, strumenti ed esperienze per dimostrare l’utilità del camminare nell’osservare, descrivere e progettare città e territori contemporanei, con par-ticolare attenzione a quelli maggiormente esposti ai fenomeni di cambiamento climatico e alle dinamiche di fragilità socio-spazia-li. Attraverso contributi scritti da docenti e ricercatori della rete Laboratorio del Cammino aventi diversi sguardi disciplinari, si intende offrire al lettore un affondo critico sul camminare quale pratica capace di costruire una conoscenza complessa, esperien-ziale e multisensoriale dei luoghi utile a delineare prospettive e orizzonti di transizione (cfr. Gisotti, in questo volume). L’attenzio-ne è posta, da un lato, a mettere a fuoco le peculiarità metodo-logiche del camminare in relazione alla costruzione del progetto urbanistico (cfr. Lazzarini, in questo volume) e, dall’altra, a inter-rogarsi su come il camminare contribuisca a mettere in tensione alcuni dispositivi di racconto del territorio, come la mappa e lo story-telling (cfr. Mancini e Paulì, in questo volume). Il contributo a chiusura della prima parte (cfr. Granceri Bradaschia, in questo volume) ci ricorda che la pratica del camminare, se integrata nei curricula universitari afferenti alle discipline del progetto, può of-frire un punto di vista inedito per costruire un quadro conoscitivo del cambiamento climatico che sia in grado di cogliere e regi-strare la grana fine di pratiche e usi del territorio stratificati nel lungo periodo che hanno saputo costruire forme di adattamento positive alle condizioni di vulnerabilità.La seconda parte, intitolata Letture e narrazioni del cambia-mento climatico nei territori del Carso e della costa istriana, 9include un gruppo di saggi scritti da docenti, ricercatori, esperti e rappresentanti delle istituzioni locali del Carso e della costa istriana che hanno contribuito a vario titolo all’attività formati-va e che affrontano, da punti di vista diversi, le questioni legate agli impatti dei cambiamenti climatici nei territori attraversati. In questa seconda parte la lente analitica è quella dell’adattamen-to del territorio ai pericoli e agli impatti degli eventi estremi nei diversi ambiti territoriali. L’analisi si concentra sulle dinamiche di regressione e di perdita di biodiversità nel paesaggio della landa carsica (cfr. Altobelli, in questo volume), sui valori e le vulnerabi-lità dell’ambiente marino e sul contributo di contrasto ai cambia-menti climatici svolto da alcuni dispositivi di tutela – come le ri-serve e le aree marine protette (cfr. de Flego e Granceri, in questo volume), o ancora sulla risposta (purtroppo debole e scarsamen-te integrata) delle politiche e dei piani ai rischi climatici, strumen-ti che dovrebbero orientare l’azione pubblica verso efficaci azioni di risposta ma che invece appaiono incapaci di produrre ricadute concrete nella pratiche di gestione del territorio.La terza parte, intitolata Territori in transizione e risposte al cambiamento climatico: altri casi studio, prendendo spunto dalle lenti analitiche adottate nelle prime due parti, racchiude alcuni contributi relativi a ricerche in corso o concluse che inda-gano l’impatto dei cambiamenti climatici in altri casi studio che condividono con il Carso e la costa istriana alcune dinamiche di rischio climatico e di fragilità territoriale. L’obiettivo è quello di offrire elementi e spunti utili a rileggere in chiave critica il terri-torio della Summer School. In particolare, i casi studio richiama-ti riguardano: un comune della Sardegna (Villacidro) alla prova con condizioni di rischio idrogeologico e depauperamento degli equilibri ecosistemici, in cerca di un nuovo assetto territoriale fondato sulla tutela e rigenerazione delle risorse naturali (cfr. Colavitti, Floris, Serra, in questo volume); un brano di litorale marchigiano a elevata antropizzazione dove i fenomeni di ero-sione costiera e di inondazioni a seguito dell’innalzamento del livello del mare e dell’aumento del moto ondoso richiedono un’azione integrata di tutela della costa (cfr. Stimilli, in questo volume); una comunità marginale della Basilicata (San Severino Lucano) coinvolta in un percorso di ricerca-azione che ha vei-colato forme di apprendimento collettivo delle trasformazioni scatenate dai cambiamenti climatici (cfr. Pace, in questo volu-me); infine il paesaggio agricolo salentino degli uliveti devasta-to dalla Xylella fastidiosa dove le pratiche di rigenerazione si scontrano con condizioni climatiche che diventano sempre più estreme (cfr. Parentini, in questo volume).La quarta parte racconta gli esiti della Summer School WalKras attraverso la presentazione e discussione – attraver-so saggi corredati da mappe, fotografie, diagrammi, schemi – di quattro elaborati prodotti dai gruppi di studenti inter-univer-sitari, in relazione ai cinque impatti climatici (ondate di calore, erosione costiera e innalzamento del livello del mare, allaga-menti urbani, incendi boschivi, rischi idrogeologici) sui quali è stato costruito il programma dell’attività formativa.Il volume include inoltre alcuni estratti del Taccuino carsicoscritto da Pierangelo Miola con l’intento di lasciare traccia dell’e-sperienza di una “comunità viaggiante che ha assunto un’anima collettiva fatta di tanti volti e tanti piedi, che hanno camminato e si sono guardati” (cfr. Miola, in questo volume), e un saggio fo-tografico curato da Daniele Cinciripini e Serena Marchionni, che assume il valore di un discorso visivo, restituendo la dimensione condivisa delle osservazioni e dello studio fatti sul campo da ogni gruppo sulle diverse vulnerabilità territoriali. Le fotografie dei partecipanti sono state assemblate per costruire un discorso condiviso: una sintesi delle note, delle intuizioni, dei pensieri in immagini che sono gemmati in cammino. La curatela si conclude con una postfazione di Elena Marchi-giani, docente di urbanistica dell’Università degli Studi di Trie-ste, università “ospitante” della Summer School, che rilegge in chiave critica gli esiti dell’esperienza e li mette in relazione alla costruzione e comunicazione del progetto per la transizione, esplorando punti di vista interspecie e intersezionali.

WalKras : Narrazioni e sfide del cambiamento climatico nei territori del Carso e della costa istriana

Granceri Bradaschia, Massimiliano;Lazzarini, Luca;
2024-01-01

Abstract

Quali effetti sta provocando il cambiamento climatico nei territori del Carso e della costa Istriana? È con questa domanda che circa un anno fa (marzo 2023) il Laboratorio del Cammino ha iniziato l’organizzazione del-la sesta edizione della sua Summer School, con l’obiettivo di utilizzare la pratica del camminare per leggere le condizioni di vulnerabilità e gli impatti del cambiamento climatico nel Carso isontino e triestino e nella costa istriana settentrionale. Il Carso e la costa istriana costituiscono territori transfron-talieri dalla geografia complessa, a cavallo tra Italia, Croazia e Slovenia, relegati in una posizione di perdurante perifericità (Basso, 2010). Noto per le vicende belliche e postbelliche delle guerre mondiali e della cortina di ferro che divideva l’occidente filoamericano e l’oriente filorusso (Angelillo, 2021), oggi il Carso è un territorio italo-slovenofono, caratterizzato da alcune pecu-liarità, tra cui i suoi caratteri geologici che accostano la durezza della parte calcarea e la scivolosità della parte collinare fatta di flysch, il suo fondale marino – così profondo e ricco di biodiver-sità, il palinsesto di paesaggi agricoli caratterizzati da forme di conduzione particolari come i pastini, paesaggi terrazzati della viticoltura e dell’olivicoltura, o le comunelle, proprietà collet-tive riconducibili ad antichi diritti d’uso, di carattere boschivo, prativo (la landa carsica) e agricolo. Non è un caso che tali con-notati storici, unitamente agli equilibri socio-ecologici e alle interdipendenze uomo-natura, abbiano condotto all’inclusione dell’ambito della Riserva di Miramare nel programma Man and the Biosphere (MAB) dell’UNESCO (cfr. de Flego e Granceri Bra-daschia, in questo volume). Ma il Carso è anche un territorio fatto di piccoli insediamenti e nuclei abitati sparsi, dove l’adat-tamento ai fenomeni climatici spesso avversi ha determinato le condizioni di abitabilità, e influenzato le forme insediative. La IntroduzioneBora, vento invernale freddo e veloce (si parla di raffiche di 130-150 km/h), è stata una condizione dominante per secoli. Diversi insediamenti carsici, assieme alla città di Trieste, hanno saputo adattarsi ai lunghi e freddi inverni dovuti all’esposizione verso nord-est, origine delle raffiche di Bora, attraverso la creazione di tessuti insediativi fitti e di architetture localizzate al riparo dalle zone maggiormente esposte alle raffiche. Siccità e crisi idriche prolungate, piogge torrenziali, esonda-zioni dei corsi d’acqua, allagamenti pluviali urbani, smottamenti e dissesto idrogeologico, ondate di calore, incendi. Sono solo alcune delle conseguenze – esacerbate dall’innalzamento glo-bale della temperatura – del cambiamento climatico, che anche il Carso e la costa istriana stanno subendo con frequenza e se-verità sempre maggiori (cfr. Flapp e Gallina, in questo volume). Da alcuni anni, le politiche nazionali e internazionali, per far fronte a queste problematiche, hanno iniziato a porre l’accento sull’adattamento e sulla resilienza delle città ai cambiamenti climatici. L’apporto di conoscenze esperte e saperi tradizionali locali in grado di mettere a fuoco le condizioni di vulnerabilità dei territori, i pericoli climatici e gli impatti meteorologici, e il riconoscimento delle capacità adattative delle comunità locali di rispondere alle sfide attuali sono alcuni dei fuochi di queste politiche (Birkmann et al., 2014).In questo quadro, la Summer School internazionale – dal ti-tolo WalKras, crasi di due parole, una inglese (Walk, cammina-re), l’altra slovena (Kras, Carso) – si è posta l’obiettivo di com-prendere quanto lo sguardo dal basso, il camminare, l’andare a piedi, il vedere, l’ascoltare e l’entrare lentamente nei luoghi (Lazzarini e Marchionni, 2020), siano modalità essenziali per leggere e progettare i territori soggetti al rischio climatico. Ac-compagnati da docenti, ricercatori e attori locali che lavorano a 8stretto contatto con il territorio, i partecipanti sono stati guidati a ricercare e descrivere le metamorfosi in atto nel Carso e nella costa istriana e a riconoscere le risorse materiali e immateriali da attivare o mobilitare al fine di contrastare gli effetti negativi del cambiamento climatico.Un variegato gruppo di venticinque studenti provenienti da tutta Italia e da altre parti del mondo – tra cui Cina, India e Tur-chia – insieme a quindici giovani ricercatori e professionisti col ruolo di mentori, hanno intrapreso, dal 21 agosto al 2 settem-bre 2023, un cammino di dodici giorni tra Gorizia/Nova Gorica e Pirano (per una restituzione dell’esperienza del cammino, si vedano i capitoli di Miola e Rizzi, in questo volume). Il gruppo di studenti e ricercatori ha fatto esperienza diretta di alcuni eventi meteorologici estremi e dei relativi fenomeni correlati: un’on-data di calore intenso nel primo tratto del cammino tra Gorizia e Doberdò, che ha messo a dura prova la resistenza fisica dei camminatori, mettendoli di fronte ad alcuni rischi connessi alle alte temperature, tra cui la presenza di un rogo nella zona già colpita dal grande incendio del 2022 (cfr. Tomasi, Valenti e Pe-trovich, in questo volume); il neverin, un episodio di instabilità convettiva meteorica osservato tra Contovello e Miramare, tan-to rapido quanto violento, che ha portato a modificare in parte l’itinerario per evitare i pericoli a esso connessi; gli effetti delle piogge intense e degli allagamenti urbani e costieri, registrati durante il passaggio del gruppo nella città di Trieste e descritti in relazione alle implicazioni prodotte sulle condizioni di abi-tabilità e accessibilità degli spazi pubblici; e, infine, un evento estremo di mareggiata che ha colpito il litorale istriano restrin-gendo l’arenile e danneggiando alcune strutture balneari pochi giorni prima che il gruppo camminasse lungo la costa da Pirano a Izola, nell’ultimo tratto della Summer School.Nel lungo itinerario da Gorizia a Pirano, i partecipanti alla Summer School hanno interagito con tanti e diversi soggetti del territorio, adottando il camminare come postura per mettersi in ascolto di una “strada che parla”, nella convinzione che l’in-terazione con le comunità costituisse occasione per “rivelare quel reticolo di flussi materiali e immateriali, [...] materiali im-portanti, risorse preziose” (Decandia e Lutzoni, 2016: 12) utili a (re)immaginare il loro orizzonte di transizione: abitanti, attivisti, rappresentanti delle istituzioni pubbliche, tecnici, soggetti della società civile, ricercatori e docenti delle università locali, im-prenditori di alcuni settori trainanti l’economia locale. Alcuni di questi attori hanno partecipato attivamente al cammino, inter-venendo in alcune tappe e prendendo parte ad intensi momenti di scambio con gli studenti.A partire dalla restituzione degli esiti della Summer School WalKras del Laboratorio del Cammino il volume intende dimo-strare l’utilità della pratica del camminare nell’indagine degli impatti dei cambiamenti climatici nel territorio del Carso ison-tino e triestino e della costa istriana e nella definizione di di-spositivi progettuali di adattamento. Dopo le due pubblicazioni degli anni passati che hanno restituito, da un lato, i caratteri di originalità e l’apporto metodologico dell’esperienza di ri-cerca nella didattica portata avanti dal Laboratorio (Lazzarini e Marchionni, 2020) e, dall’altro, un toolbox di parole chiave e di approcci utili a descrivere in cammino le dinamiche di con-trazione insediativa che contraddistinguono molti dei territori attraversati nei sei anni passati (Lazzarini et al., 2022), questo libro indaga sfide e narrazioni del cambiamento climatico nel territorio carsico e istriano, utilizzando la pratica del cammino come occasione per avvicinarsi lentamente, ed entrare in rela-zione empatica con il territorio, apprendere il reale e immagina-re il possibile (Ferraro, 1998), osservare la grana fine e ascoltare il rumore di fondo (Mareggi e Merlini, 2014) delle trasformazioni originate dalla transizione climatica. Il volume è articolato in quattro parti. La prima parte, Cammi-nare per fare ricerca e progetto: tecniche, strumenti e progettua-lità, restituisce un quadro di tecniche, metodologie, strumenti ed esperienze per dimostrare l’utilità del camminare nell’osservare, descrivere e progettare città e territori contemporanei, con par-ticolare attenzione a quelli maggiormente esposti ai fenomeni di cambiamento climatico e alle dinamiche di fragilità socio-spazia-li. Attraverso contributi scritti da docenti e ricercatori della rete Laboratorio del Cammino aventi diversi sguardi disciplinari, si intende offrire al lettore un affondo critico sul camminare quale pratica capace di costruire una conoscenza complessa, esperien-ziale e multisensoriale dei luoghi utile a delineare prospettive e orizzonti di transizione (cfr. Gisotti, in questo volume). L’attenzio-ne è posta, da un lato, a mettere a fuoco le peculiarità metodo-logiche del camminare in relazione alla costruzione del progetto urbanistico (cfr. Lazzarini, in questo volume) e, dall’altra, a inter-rogarsi su come il camminare contribuisca a mettere in tensione alcuni dispositivi di racconto del territorio, come la mappa e lo story-telling (cfr. Mancini e Paulì, in questo volume). Il contributo a chiusura della prima parte (cfr. Granceri Bradaschia, in questo volume) ci ricorda che la pratica del camminare, se integrata nei curricula universitari afferenti alle discipline del progetto, può of-frire un punto di vista inedito per costruire un quadro conoscitivo del cambiamento climatico che sia in grado di cogliere e regi-strare la grana fine di pratiche e usi del territorio stratificati nel lungo periodo che hanno saputo costruire forme di adattamento positive alle condizioni di vulnerabilità.La seconda parte, intitolata Letture e narrazioni del cambia-mento climatico nei territori del Carso e della costa istriana, 9include un gruppo di saggi scritti da docenti, ricercatori, esperti e rappresentanti delle istituzioni locali del Carso e della costa istriana che hanno contribuito a vario titolo all’attività formati-va e che affrontano, da punti di vista diversi, le questioni legate agli impatti dei cambiamenti climatici nei territori attraversati. In questa seconda parte la lente analitica è quella dell’adattamen-to del territorio ai pericoli e agli impatti degli eventi estremi nei diversi ambiti territoriali. L’analisi si concentra sulle dinamiche di regressione e di perdita di biodiversità nel paesaggio della landa carsica (cfr. Altobelli, in questo volume), sui valori e le vulnerabi-lità dell’ambiente marino e sul contributo di contrasto ai cambia-menti climatici svolto da alcuni dispositivi di tutela – come le ri-serve e le aree marine protette (cfr. de Flego e Granceri, in questo volume), o ancora sulla risposta (purtroppo debole e scarsamen-te integrata) delle politiche e dei piani ai rischi climatici, strumen-ti che dovrebbero orientare l’azione pubblica verso efficaci azioni di risposta ma che invece appaiono incapaci di produrre ricadute concrete nella pratiche di gestione del territorio.La terza parte, intitolata Territori in transizione e risposte al cambiamento climatico: altri casi studio, prendendo spunto dalle lenti analitiche adottate nelle prime due parti, racchiude alcuni contributi relativi a ricerche in corso o concluse che inda-gano l’impatto dei cambiamenti climatici in altri casi studio che condividono con il Carso e la costa istriana alcune dinamiche di rischio climatico e di fragilità territoriale. L’obiettivo è quello di offrire elementi e spunti utili a rileggere in chiave critica il terri-torio della Summer School. In particolare, i casi studio richiama-ti riguardano: un comune della Sardegna (Villacidro) alla prova con condizioni di rischio idrogeologico e depauperamento degli equilibri ecosistemici, in cerca di un nuovo assetto territoriale fondato sulla tutela e rigenerazione delle risorse naturali (cfr. Colavitti, Floris, Serra, in questo volume); un brano di litorale marchigiano a elevata antropizzazione dove i fenomeni di ero-sione costiera e di inondazioni a seguito dell’innalzamento del livello del mare e dell’aumento del moto ondoso richiedono un’azione integrata di tutela della costa (cfr. Stimilli, in questo volume); una comunità marginale della Basilicata (San Severino Lucano) coinvolta in un percorso di ricerca-azione che ha vei-colato forme di apprendimento collettivo delle trasformazioni scatenate dai cambiamenti climatici (cfr. Pace, in questo volu-me); infine il paesaggio agricolo salentino degli uliveti devasta-to dalla Xylella fastidiosa dove le pratiche di rigenerazione si scontrano con condizioni climatiche che diventano sempre più estreme (cfr. Parentini, in questo volume).La quarta parte racconta gli esiti della Summer School WalKras attraverso la presentazione e discussione – attraver-so saggi corredati da mappe, fotografie, diagrammi, schemi – di quattro elaborati prodotti dai gruppi di studenti inter-univer-sitari, in relazione ai cinque impatti climatici (ondate di calore, erosione costiera e innalzamento del livello del mare, allaga-menti urbani, incendi boschivi, rischi idrogeologici) sui quali è stato costruito il programma dell’attività formativa.Il volume include inoltre alcuni estratti del Taccuino carsicoscritto da Pierangelo Miola con l’intento di lasciare traccia dell’e-sperienza di una “comunità viaggiante che ha assunto un’anima collettiva fatta di tanti volti e tanti piedi, che hanno camminato e si sono guardati” (cfr. Miola, in questo volume), e un saggio fo-tografico curato da Daniele Cinciripini e Serena Marchionni, che assume il valore di un discorso visivo, restituendo la dimensione condivisa delle osservazioni e dello studio fatti sul campo da ogni gruppo sulle diverse vulnerabilità territoriali. Le fotografie dei partecipanti sono state assemblate per costruire un discorso condiviso: una sintesi delle note, delle intuizioni, dei pensieri in immagini che sono gemmati in cammino. La curatela si conclude con una postfazione di Elena Marchi-giani, docente di urbanistica dell’Università degli Studi di Trie-ste, università “ospitante” della Summer School, che rilegge in chiave critica gli esiti dell’esperienza e li mette in relazione alla costruzione e comunicazione del progetto per la transizione, esplorando punti di vista interspecie e intersezionali.
2024
9791259530141
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