Performance bug. I 'disturbi animali' nella scena performativa contemporanea

The thesis explores the issue of human-animal cohabitation, focusing on how this relationship is represented in performance art. On the one hand, the stage is filled with "essentialist" representations of harmonious coexistences that, however, flatten situated lives. On the other hand, contemporary practices are emerging that explore cohabitation in the performing arts and society from a "monstrous" perspective (Haraway 1991), challenging the traditional paradigm of coexistence. Bringing together Critical Animal Studies with Performance Studies, the thesis theorises the concept of the "performance bug," an unexpected and sudden "animal disturbance" in the scene that destabilises its anthropocentric structure. The term "bug" draws from several genealogies: in the artistic field, it is linked to John Cage’s theory of aleatoric performance (Sacchi 2024), while in the social context, it refers to the first computer system error, dating back to the discovery of a moth fried in one of the first computers (Shapiro 1987). In the analysis of the works, the notion of 'infestation', traditionally associated with undesired animals in society, is reinterpreted as a form of 'animal resistance' (Cresswell 1992; Colling 2017) to the oppression of the humanist system. Raising the question of bodies at work (Haraway 1985), the performance bug does not necessarily imply the physical presence of animal bodies on stage, but also manifests itself in more subtle forms, where animality is not so much an inscrutable aspect of the human that the scene would allow us to observe, but rather an open field of expressive forms of specific animal and animalised subjectivities. The research highlights a monstrous perspective of multispecies cohabitation, conceived as a vision capable of generating representations that reveal the non-innocence of representations of interspecies relations, historically based on dynamics of 'becoming-against' (Boisseron 2018). The aim of the research is to shed light on performative practices that dismantle techniques of objectification of the non-human in society, and instead establish a new field, defined here as "animalfuturism". The latter is conceived as a subterranean current of resistance to the purity of entities and the systems that embrace them, promoting chaotic rewritings of animal representations in the artistic-performative world and, consequently, of forms of coexistence in society, offering new ways of thinking about the future of interspecies relations.

La tesi esplora la questione della coabitazione tra umano e animale, concentrandosi sulle modalità in cui questa relazione viene rappresentata nella performance artistica. Da un lato, la scena è pervasa da rappresentazioni “essenzialiste” di una convivenza armoniosa che tendono ad appiattire, però, le vite situate. Dall’altro, nel panorama contemporaneo emergono esperienze che esplorano la compresenza nelle arti sceniche e nella società da una prospettiva “mostruosa” (Haraway 1991), come sfida al paradigma tradizionale della coabitazione. Intrecciando studi critici sugli animali con Performance Studies, la tesi teorizza il performance bug, un “disturbo animale” improvviso e inaspettato nella scena, che destabilizza il suo impianto antropocentrico. Il termine “bug” attinge a diverse genealogie: nel campo artistico, si collega alla teoria dell’aleatorietà di John Cage (Sacchi 2024), mentre nel contesto sociale fa riferimento al primo errore di sistema informatico, risalente al ritrovamento di una falena fulminata in uno dei primi computer (Shapiro 1987). Nell’analisi delle opere, il concetto di ‘infestazione’, tradizionalmente associato agli animali indesiderati nella società, viene riletto come una forma di “resistenza animale” (Cresswell 1992; Colling 2017) all’oppressione del sistema umanista. Sollevando la questione dei corpi al lavoro (Haraway 1985), il performance bug non implica necessariamente la presenza fisica di corpi animali sulla scena, ma si manifesta anche in forme più sottili, dove l’animalità non è tanto un aspetto imperscrutabile dell’umano che la scena permetterebbe di osservare, ma piuttosto un campo aperto di forme espressive di specifiche soggettività animali e animalizzate. La ricerca valorizza una prospettiva mostruosa della coabitazione multispecie, concepita come una visione in grado di generare rappresentazioni che rivelano la non-innocenza delle rappresentazioni delle relazioni interspecie, storicamente fondate su dinamiche di “divenire-contro” (Boisseron 2018). L’obiettivo della ricerca è quello di mettere in luce pratiche performative che scardinano le tecniche di oggettivazione del non-umano nella società, e fondano, invece, un campo inedito che qui si definisce “animalfuturismo”. Quest’ultimo si configura come una corrente carsica di resistenza alla purezza degli enti e dei sistemi che li accolgono, promuovendo riscritture caotiche delle rappresentazioni animali nel mondo artistico-performativo e, di conseguenza, delle forme di convivenza nella società, offrendo nuove modalità di pensare il futuro delle relazioni interspecie.