Noi oggi dovremmo poter dire che il progetto delle opere infrastrutturali non deve più essere solo un problema di ingegneria dei trasporti e consentire il razionale spostamento di persone e merci, ma deve anche rendere possibile la coesistenza di parti diverse del territorio, spesso inconciliabili e generatrici di conflitti. Pezzi che costituiscono il cangiante e complesso orizzonte della contemporaneità e che sono rappresentati da città o parti di città antiche, da insediamenti di recente costituzione, da aree agricole, lacerti di una campagna sempre più compromessa dalla dispersione insediativa residenziale e dalla invadenza di aree o di singoli edifici industriali e commerciali. Per far fronte ad un simile livello di compromissione territoriale si dovrebbe passare dalla “semplice” costruzione di nuove infrastrutture per adeguarsi alle crescenti esigenze di mobilità, alla formulazione di politiche complesse di infrastrutturazione del territorio, alla definizione di un processo il cui orizzonte sia la messa in relazione dei diversi strati di cui è costituito il palinsesto geografico e culturale di un’area dove le opere per la mobilità tornano essere ciò che sono state fin dall’antichità: degli elementi conformativi del territorio, matrici di nuove logiche insediative e di nuove tipologie. Le strade non possono essere più considerate come parte di una rete autonoma, estranee alla vita pubblica della città o del territorio e non è più consentito limitarsi a rispondere e risolvere problemi imposti da condizioni già determinate, attraverso il continuo inseguimento dei fenomeni che fatalmente non può che andare nella direzione di nuovi elementi che si aggiungono a quelli esistenti, secondo una logica incrementale, di risposte limitate caso per caso, di adattamenti, che spesso proprio perché privi di una regia che prefiguri uno scenario in divenire, determinano, a loro volta, condizioni di rigidità e sono fattori di spreco di risorse. All’interno di questi scenari, i progetti di infrastrutture per il traffico devono porsi l’obiettivo di allargare e declinare il tema meramente trasportistico per affrontare la questione della costruzione dello spazio della mobilità, un interno di elevata complessità, dove collocare, in sinergia e per migliorare la qualità dei sistemi insediativi coinvolti, attrezzature e servizi per la città e il territorio. Solo a queste condizioni la realizzazione di una infrastruttura può diventare una formidabile opportunità di miglioramento della qualità insediativa, attraverso la quale possono essere esaltate le potenzialità degli spazi interstiziali e i nodi possono acquistare dignità di luoghi, attraverso operazioni di dilatazione e di reinvenzione tipologica, diventando così ambiti notevoli in cui le condizioni di un sistema lineare cambiano.

Intersezioni, raccordi e snodi: prove di semplificazione

ROCCHETTO, STEFANO
2012-01-01

Abstract

Noi oggi dovremmo poter dire che il progetto delle opere infrastrutturali non deve più essere solo un problema di ingegneria dei trasporti e consentire il razionale spostamento di persone e merci, ma deve anche rendere possibile la coesistenza di parti diverse del territorio, spesso inconciliabili e generatrici di conflitti. Pezzi che costituiscono il cangiante e complesso orizzonte della contemporaneità e che sono rappresentati da città o parti di città antiche, da insediamenti di recente costituzione, da aree agricole, lacerti di una campagna sempre più compromessa dalla dispersione insediativa residenziale e dalla invadenza di aree o di singoli edifici industriali e commerciali. Per far fronte ad un simile livello di compromissione territoriale si dovrebbe passare dalla “semplice” costruzione di nuove infrastrutture per adeguarsi alle crescenti esigenze di mobilità, alla formulazione di politiche complesse di infrastrutturazione del territorio, alla definizione di un processo il cui orizzonte sia la messa in relazione dei diversi strati di cui è costituito il palinsesto geografico e culturale di un’area dove le opere per la mobilità tornano essere ciò che sono state fin dall’antichità: degli elementi conformativi del territorio, matrici di nuove logiche insediative e di nuove tipologie. Le strade non possono essere più considerate come parte di una rete autonoma, estranee alla vita pubblica della città o del territorio e non è più consentito limitarsi a rispondere e risolvere problemi imposti da condizioni già determinate, attraverso il continuo inseguimento dei fenomeni che fatalmente non può che andare nella direzione di nuovi elementi che si aggiungono a quelli esistenti, secondo una logica incrementale, di risposte limitate caso per caso, di adattamenti, che spesso proprio perché privi di una regia che prefiguri uno scenario in divenire, determinano, a loro volta, condizioni di rigidità e sono fattori di spreco di risorse. All’interno di questi scenari, i progetti di infrastrutture per il traffico devono porsi l’obiettivo di allargare e declinare il tema meramente trasportistico per affrontare la questione della costruzione dello spazio della mobilità, un interno di elevata complessità, dove collocare, in sinergia e per migliorare la qualità dei sistemi insediativi coinvolti, attrezzature e servizi per la città e il territorio. Solo a queste condizioni la realizzazione di una infrastruttura può diventare una formidabile opportunità di miglioramento della qualità insediativa, attraverso la quale possono essere esaltate le potenzialità degli spazi interstiziali e i nodi possono acquistare dignità di luoghi, attraverso operazioni di dilatazione e di reinvenzione tipologica, diventando così ambiti notevoli in cui le condizioni di un sistema lineare cambiano.
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