La mostra espone i progetti di due allestimenti realizzati da Valeriano Pastor e Michelina Michelotto per la Querini Stampalia nel 1987, a seguito di importanti progetti e interventi sul palazzo: l’allestimento I Querini Stampalia. Un ritratto di famiglia nel Settecento veneziano e l’allestimento Cento vetri. Opere in vetro dal 1951 al 1987. Interventi per loro natura effimeri, questi allestimenti hanno partecipato in maniera determinante al processo di rinnovamento della Fondazione e al recupero del Palazzo. La compresenza delle due mostre nella sede della Fondazione Querini Stampalia deve essere letta come indice di una ricerca in atto sui caratteri della venetianitas effettuata da Pastor nella quale riecheggiano gli studi di Giuseppe Mazzariol, di Sergio Bettini e gli esiti di Scarpa. I materiali di entrambi i progetti di allestimento sono in primo luogo la luce e la trasparenza, la morbidezza con la quale i riflessi e i giochi di ombre si diffondono negli ambienti, complici le superfici d’acqua della città e alcune superfici a intonaco marmorino. Sono materiali di progetto la particolare sequenza degli spazi veneziani interni, nella infilata che fa seguire stanze a stanze, il rapporto tra interno ed esterno, sempre studiando nel progetto il modo per indurre a riconsiderare il già noto con attenzione rinnovata. In entrambi i progetti nuovi dispositivi spaziali si inseriscono nel sistema spaziale del palazzo esistente come ordini minori all’interno di un ordine maggiore, costruendo contrappunti che ne devono tener conto. L’esposizione è occasione per illustrare e ripercorrere un metodo – quello del progetto tentativo – che affonda le proprie radici nella riflessione sull’estetica sviluppata negli anni ’50, accomunando, tra altri, Carlo Scarpa, Italo Calvino, Luigi Pareyson, Carlo Diano. Il progetto – di architettura, o di arte – viene concepito come un processo di ricerca che procede per approssimazioni successive, nell’approfondimento dei vari aspetti che concorrono all’opera, nell’inseguimento della soluzione più esatta e nella consapevolezza che il risultato sarà comunque una approssimazione ma non un raggiungimento. Pastor definisce il proprio metodo comporre distinguendo. Proprio per spostare l’attenzione sul metodo e utilizzare i risultati – gli allestimenti in mostra – solo come esplicativi, la scelta è stata quella di esporre due progetti che potrebbero essere considerati esperienze marginali rispetto al progetto complessivo di trasformazione del Palazzo Querini Stampalia condotto da Pastor e Michelotto, dopo gli interventi di Carlo Scarpa del 1963. Questi allestimenti costituiscono un importante e specifico campo di progettualità, consentendo un registro diverso, una espressione maggiormente complessa e congeniale ai progettisti, dagli esiti ricchi di innovazioni spaziali e di esiti inattesi.

L'EFFIMERO ARCHITETTONICO. Due allestimenti di Valeriano Pastor e Michelina Michelotto

Maura Manzelle
;
Armando Cattaneo
;
2025-01-01

Abstract

La mostra espone i progetti di due allestimenti realizzati da Valeriano Pastor e Michelina Michelotto per la Querini Stampalia nel 1987, a seguito di importanti progetti e interventi sul palazzo: l’allestimento I Querini Stampalia. Un ritratto di famiglia nel Settecento veneziano e l’allestimento Cento vetri. Opere in vetro dal 1951 al 1987. Interventi per loro natura effimeri, questi allestimenti hanno partecipato in maniera determinante al processo di rinnovamento della Fondazione e al recupero del Palazzo. La compresenza delle due mostre nella sede della Fondazione Querini Stampalia deve essere letta come indice di una ricerca in atto sui caratteri della venetianitas effettuata da Pastor nella quale riecheggiano gli studi di Giuseppe Mazzariol, di Sergio Bettini e gli esiti di Scarpa. I materiali di entrambi i progetti di allestimento sono in primo luogo la luce e la trasparenza, la morbidezza con la quale i riflessi e i giochi di ombre si diffondono negli ambienti, complici le superfici d’acqua della città e alcune superfici a intonaco marmorino. Sono materiali di progetto la particolare sequenza degli spazi veneziani interni, nella infilata che fa seguire stanze a stanze, il rapporto tra interno ed esterno, sempre studiando nel progetto il modo per indurre a riconsiderare il già noto con attenzione rinnovata. In entrambi i progetti nuovi dispositivi spaziali si inseriscono nel sistema spaziale del palazzo esistente come ordini minori all’interno di un ordine maggiore, costruendo contrappunti che ne devono tener conto. L’esposizione è occasione per illustrare e ripercorrere un metodo – quello del progetto tentativo – che affonda le proprie radici nella riflessione sull’estetica sviluppata negli anni ’50, accomunando, tra altri, Carlo Scarpa, Italo Calvino, Luigi Pareyson, Carlo Diano. Il progetto – di architettura, o di arte – viene concepito come un processo di ricerca che procede per approssimazioni successive, nell’approfondimento dei vari aspetti che concorrono all’opera, nell’inseguimento della soluzione più esatta e nella consapevolezza che il risultato sarà comunque una approssimazione ma non un raggiungimento. Pastor definisce il proprio metodo comporre distinguendo. Proprio per spostare l’attenzione sul metodo e utilizzare i risultati – gli allestimenti in mostra – solo come esplicativi, la scelta è stata quella di esporre due progetti che potrebbero essere considerati esperienze marginali rispetto al progetto complessivo di trasformazione del Palazzo Querini Stampalia condotto da Pastor e Michelotto, dopo gli interventi di Carlo Scarpa del 1963. Questi allestimenti costituiscono un importante e specifico campo di progettualità, consentendo un registro diverso, una espressione maggiormente complessa e congeniale ai progettisti, dagli esiti ricchi di innovazioni spaziali e di esiti inattesi.
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