Attraverso un dialogo tra due figure note come A e B, La filosofia di Andy Warhol (1975) proietta il lettore in un’autobiografia scientifica dell’artista. Le due voci assumono significati diversi nelle varie sezioni del libro, ma si può identificare A con il punto di vista tradizionale sull’arte, mentre B si avvicina al pensiero di Warhol, alla sua discontinuità e al suo aspetto informe. Analogamente, in questo saggio le due entità vengono adottate come dispositivo per articolare il fenomeno della retroazione, che – spostato dal dominio informatico e meteorologico – viene qui trasferito in architettura, per delineare il nuovo orizzonte della Post Sostenibilità. Il saggio esplora così la possibilità di reinterpretare il processo progettuale in chiave retroattiva, innestando la nozione di feedback come strategia epistemica del paradigma post-sostenibile. Attraverso un confronto tra figure teoriche e dispositivi progettuali – dall’Heliolux all’ombra architettonica di Earth Protector – il testo mette in crisi la linearità causale del progetto tradizionale, proponendo un’inversione dello sguardo: non più progettare effetti, ma partire dagli stessi. Il disegno dell’ombra, la traccia dell’eccesso, il segno residuo che l’architettura imprime nello spazio diventano elementi generativi. L’architettura non anticipa più il tempo: si lascia guidare retroattivamente dai suoi esiti. In questa prospettiva, la retroazione si configura come principio di riorganizzazione progettuale in uno scenario in cui il surplus non è più un’anomalia da contenere, ma una condizione strutturale da dissipare. Il testo propone così una genealogia dell’ombra come effetto e dell’eccesso come causa ritardata, recuperando la funzione conoscitiva delle immagini per elaborare un modello ecologico non più fondato sulla mitigazione, ma sulla dissipazione consapevole dell’energia.

In retroazione. Earth Protector

Bersani, Giulia
2025-01-01

Abstract

Attraverso un dialogo tra due figure note come A e B, La filosofia di Andy Warhol (1975) proietta il lettore in un’autobiografia scientifica dell’artista. Le due voci assumono significati diversi nelle varie sezioni del libro, ma si può identificare A con il punto di vista tradizionale sull’arte, mentre B si avvicina al pensiero di Warhol, alla sua discontinuità e al suo aspetto informe. Analogamente, in questo saggio le due entità vengono adottate come dispositivo per articolare il fenomeno della retroazione, che – spostato dal dominio informatico e meteorologico – viene qui trasferito in architettura, per delineare il nuovo orizzonte della Post Sostenibilità. Il saggio esplora così la possibilità di reinterpretare il processo progettuale in chiave retroattiva, innestando la nozione di feedback come strategia epistemica del paradigma post-sostenibile. Attraverso un confronto tra figure teoriche e dispositivi progettuali – dall’Heliolux all’ombra architettonica di Earth Protector – il testo mette in crisi la linearità causale del progetto tradizionale, proponendo un’inversione dello sguardo: non più progettare effetti, ma partire dagli stessi. Il disegno dell’ombra, la traccia dell’eccesso, il segno residuo che l’architettura imprime nello spazio diventano elementi generativi. L’architettura non anticipa più il tempo: si lascia guidare retroattivamente dai suoi esiti. In questa prospettiva, la retroazione si configura come principio di riorganizzazione progettuale in uno scenario in cui il surplus non è più un’anomalia da contenere, ma una condizione strutturale da dissipare. Il testo propone così una genealogia dell’ombra come effetto e dell’eccesso come causa ritardata, recuperando la funzione conoscitiva delle immagini per elaborare un modello ecologico non più fondato sulla mitigazione, ma sulla dissipazione consapevole dell’energia.
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