Il contributo indaga criticamente la definizione e l’evoluzione dei “luoghi della cultura” a partire dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/2004) e dal principio costituzionale sancito all’articolo 9, proponendo una lettura ampliata e dinamica dello spazio culturale come relazione tra patrimonio culturale e tutela del paesaggio. L’originalità del saggio risiede nell’accostare riflessione teorica, riferimenti normativi e casi studio – dalla Triennale del 1968 ai più recenti progetti ministeriali sul contemporaneo – per mettere in discussione l’identificazione dei luoghi della cultura con gli spazi museali e istituzionali, a favore di una concezione porosa, transdisciplinare e diffusa, capace di integrare architettura, arte e attivazione sociale. Con rigore metodologico, il testo attraversa esperienze storiche e attuali che rivelano il potenziale dell’architettura e il progetto di paesaggio come dispositivo di mediazione tra patrimonio materiale e immateriale, promuovendo pratiche culturali site-specific e inclusive. In questa prospettiva, l’architettura – anche nella sua forma minima, effimera o ibrida, in relazione con il contesto – assume un ruolo attivo nella costruzione di un paesaggio culturale condiviso e accessibile, coerente con le istanze della sostenibilità e dell’innovazione sociale. L’impatto del lavoro si misura nella capacità di fornire strumenti critici e progettuali per ridefinire i confini disciplinari e istituzionali dei luoghi della cultura, in un’ottica che valorizza la dimensione spaziale come campo di azione per una cultura democratica e territoriale.

Oltre la norma. Nuovi confini per i luoghi della cultura

Zilio, Luca
2024-01-01

Abstract

Il contributo indaga criticamente la definizione e l’evoluzione dei “luoghi della cultura” a partire dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/2004) e dal principio costituzionale sancito all’articolo 9, proponendo una lettura ampliata e dinamica dello spazio culturale come relazione tra patrimonio culturale e tutela del paesaggio. L’originalità del saggio risiede nell’accostare riflessione teorica, riferimenti normativi e casi studio – dalla Triennale del 1968 ai più recenti progetti ministeriali sul contemporaneo – per mettere in discussione l’identificazione dei luoghi della cultura con gli spazi museali e istituzionali, a favore di una concezione porosa, transdisciplinare e diffusa, capace di integrare architettura, arte e attivazione sociale. Con rigore metodologico, il testo attraversa esperienze storiche e attuali che rivelano il potenziale dell’architettura e il progetto di paesaggio come dispositivo di mediazione tra patrimonio materiale e immateriale, promuovendo pratiche culturali site-specific e inclusive. In questa prospettiva, l’architettura – anche nella sua forma minima, effimera o ibrida, in relazione con il contesto – assume un ruolo attivo nella costruzione di un paesaggio culturale condiviso e accessibile, coerente con le istanze della sostenibilità e dell’innovazione sociale. L’impatto del lavoro si misura nella capacità di fornire strumenti critici e progettuali per ridefinire i confini disciplinari e istituzionali dei luoghi della cultura, in un’ottica che valorizza la dimensione spaziale come campo di azione per una cultura democratica e territoriale.
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