Il contributo è chiaramente diviso in due parti. La prima ripercorre gli studi, svolti a partire dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, sull'ambito territoriale compreso tra i tre capoluoghi delle provincie di Venezia, Padova e Treviso. Studi di carattere fondamentalmente analitico che hanno descritto i caratteri socio-economici prima, e morfologici poi, di un territorio che accoglie una particolare forma urbana a bassa densità (spesso qualificata come "città diffusa" o "città dispersa" o "città-territorio"). La seconda parte si concentra invece sul pensiero progettuale rivolto verso tale forma urbana che, a partire dall'inizio degli anni Duemila, si muove verso paradigmi in gran parte opposti: da un alto quello della "normalizzazione", portato avanti dalla pianificazione ufficiale, di scala regionale e provinciale, e basato su un'idea di razionalità dura di stampo funzionalista e "moderno" che si esplicita soprattutto attraverso i progetti per il sistema sistema infrastrutturale e le grandi concentrazioni terziarie e logistiche; dall'altro quello sviluppato in ambito accademico che indaga invece forme di resistenza a tale "normalizzazione" attraverso azioni progettuali, soprattutto rivolte al sistema della mobilità e a quello degli spazi della produzione, che riflettono sulla possibilità di rafforzare i caratteri costitutivi di tale territorio, svelandone potenzialità latenti.

Venezia, Padova, Treviso: contro la normalizzazione

Ferrari, Marco
2025-01-01

Abstract

Il contributo è chiaramente diviso in due parti. La prima ripercorre gli studi, svolti a partire dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, sull'ambito territoriale compreso tra i tre capoluoghi delle provincie di Venezia, Padova e Treviso. Studi di carattere fondamentalmente analitico che hanno descritto i caratteri socio-economici prima, e morfologici poi, di un territorio che accoglie una particolare forma urbana a bassa densità (spesso qualificata come "città diffusa" o "città dispersa" o "città-territorio"). La seconda parte si concentra invece sul pensiero progettuale rivolto verso tale forma urbana che, a partire dall'inizio degli anni Duemila, si muove verso paradigmi in gran parte opposti: da un alto quello della "normalizzazione", portato avanti dalla pianificazione ufficiale, di scala regionale e provinciale, e basato su un'idea di razionalità dura di stampo funzionalista e "moderno" che si esplicita soprattutto attraverso i progetti per il sistema sistema infrastrutturale e le grandi concentrazioni terziarie e logistiche; dall'altro quello sviluppato in ambito accademico che indaga invece forme di resistenza a tale "normalizzazione" attraverso azioni progettuali, soprattutto rivolte al sistema della mobilità e a quello degli spazi della produzione, che riflettono sulla possibilità di rafforzare i caratteri costitutivi di tale territorio, svelandone potenzialità latenti.
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