Il contributo indaga il ruolo del design nei processi di valorizzazione del patrimonio culturale, proponendo una riflessione sull’impiego del dato digitale come nuovo materiale di progetto. L’integrazione tra dimensione fisica e digitale diviene strumento attraverso cui attivare, comunicare e rendere accessibili i patrimoni, in un’ottica di fruizione estesa e inclusiva. In questo scenario, il design per i beni culturali si configura come pratica capace di mediare tra tutela e innovazione, tra conservazione e proiezione, favorendo un dialogo costante tra il patrimonio materiale e quello immateriale. L’articolo approfondisce il potenziale progettuale del dato digitale, riconoscendone la duplice natura di contenuto e strumento. Tale prospettiva consente di interpretare musei, archivi e spazi pubblici come ambiti di sperimentazione, nei quali il dato diventa risorsa per la costruzione di esperienze narrative e relazionali. La ricerca individua tre principali tipologie di intervento fondate sull’uso del dato: datificazione, che struttura e rende interrogabili le collezioni; rappresentazione, che ne visualizza relazioni e complessità; e narrazione, che costruisce esperienze interpretative, immersive e partecipative. Attraverso l’analisi di casi studio nei musei del design, il contributo evidenzia come il dato possa supportare la generazione di nuove forme di conoscenza e di interazione con il patrimonio, ponendosi al centro di processi di valorizzazione data-driven. In tale prospettiva, il museo è reinterpretato come database narrativo e dispositivo culturale dinamico, nel quale il design agisce come disciplina abilitante capace di articolare connessioni, promuovere consapevolezza culturale e costruire un rapporto rinnovato tra pubblico, tecnologia e patrimonio.
Il design per i patrimoni culturali. Esposizioni, narrazioni, esperienze tra fisico e digitale
Alessandra Bosco;Lucilla Calogero
2025-01-01
Abstract
Il contributo indaga il ruolo del design nei processi di valorizzazione del patrimonio culturale, proponendo una riflessione sull’impiego del dato digitale come nuovo materiale di progetto. L’integrazione tra dimensione fisica e digitale diviene strumento attraverso cui attivare, comunicare e rendere accessibili i patrimoni, in un’ottica di fruizione estesa e inclusiva. In questo scenario, il design per i beni culturali si configura come pratica capace di mediare tra tutela e innovazione, tra conservazione e proiezione, favorendo un dialogo costante tra il patrimonio materiale e quello immateriale. L’articolo approfondisce il potenziale progettuale del dato digitale, riconoscendone la duplice natura di contenuto e strumento. Tale prospettiva consente di interpretare musei, archivi e spazi pubblici come ambiti di sperimentazione, nei quali il dato diventa risorsa per la costruzione di esperienze narrative e relazionali. La ricerca individua tre principali tipologie di intervento fondate sull’uso del dato: datificazione, che struttura e rende interrogabili le collezioni; rappresentazione, che ne visualizza relazioni e complessità; e narrazione, che costruisce esperienze interpretative, immersive e partecipative. Attraverso l’analisi di casi studio nei musei del design, il contributo evidenzia come il dato possa supportare la generazione di nuove forme di conoscenza e di interazione con il patrimonio, ponendosi al centro di processi di valorizzazione data-driven. In tale prospettiva, il museo è reinterpretato come database narrativo e dispositivo culturale dinamico, nel quale il design agisce come disciplina abilitante capace di articolare connessioni, promuovere consapevolezza culturale e costruire un rapporto rinnovato tra pubblico, tecnologia e patrimonio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



